Spariti 50mila euro all’anziana assistita: badante a processo

I figli avrebbero scoperto ammanchi dal conto corrente e prelievi anche di notte. La difesa: «Estranea ai fatti».

Secondo l’accusa avrebbe sottratto dai 3 ai 4mila euro al mese per un totale di oltre 50mila euro, approfittando del suo lavoro come badante di una signora anziana, all’epoca ultraottantenne, di Borgo Palazzo. Sul banco degli imputati, accusata di circonvenzione di persona incapace, è finita una donna di nazionalità romena. I fatti contestati risalgono al giugno 2017, fino al settembre 2018, quando la badante, all’epoca 46 anni, non si presentò più al lavoro. I figli dell’anziana - poi deceduta nel 2020 - si erano accorti della mancanza di cifre consistenti dal conto corrente della madre, di cui erano cointestatari, e avevano rivolto i sospetti verso la collaboratrice.

La vicenda è approdata a processo. L’accusa ha invocato per l’imputata una condanna a 3 anni e 300 euro di multa, sostenendo che la collaboratrice domestica abbia piena responsabilità, non solo perché dopo il suo allontanamento i prelievi sospetti risulterebbero cessati, ma anche per la sua deposizione, ritenuta non credibile.

I prelievi sarebbero avvenuti talvolta allo sportello bancario, ma più di sovente al bancomat, anche di notte»

Lunedì mattina in aula hanno preso la parola l’avvocato di parte civile Alessandro Magni e l’avvocato difensore dell’imputata, Michele Cesari. L’avvocato Magni si è associato alla richiesta di condanna. Il legale ha sostenuto che gli ammanchi sospetti sarebbero iniziati proprio un mese dopo l’assunzione della badante e terminati con il suo licenziamento. Inoltre, i prelievi sarebbero avvenuti talvolta allo sportello bancario, ma più di sovente al bancomat, anche di notte. «Viene spontaneo chiedersi come una signora anziana potesse uscire di notte da sola per prelevare somme ingenti - sostiene l’avvocato - una signora che, a detta del figlio, si concedeva come lusso più sfrenato di bere un cappuccino ogni tanto».

L’avvocato Cesari ha rigettato le accuse mosse alla sua assistita, producendo tra l’altro una busta paga della sua cliente in cui sono riportati venti giorni di assenza dal lavoro per malattia. Giorni in cui però i prelievi insoliti sarebbero continuati. Inoltre, stando ai verbali di sommarie informazioni raccolte da un ufficiale della polizia giudiziaria, la signora non avrebbe mai avuto richieste di soldi dalla collaboratrice e non le aveva mai riferito le sue credenziali per prelevare. L’avvocato ha poi affermato come non vi sarebbe corrispondenza tra le somme sospette prelevate e i movimenti della carta Postepay della sua cliente. Per la difesa, che ha invocato l’assoluzione, è logico pensare che l’anziana possa essere stata circuita da altri. Il giudice Alice Ruggeri ha rinviato al 20 giugno per eventuali repliche.

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