«Stretta» sul Reddito di cittadinanza: duemila gli interessati

Novità Da settembre le offerte di lavoro dai privati valide come quelle dei Centri per l’impiego: al terzo diniego la misura decade. Donati: c’è il «nodo» della congruità.

Norme più stringenti in arrivo per chi percepisce il Reddito di cittadinanza: presto le offerte di lavoro delle aziende private varranno come quelle avanzate attraverso i Centri per l’impiego. Dovranno essere proposte congrue, ovvero adatte a chi le riceve: dopo due no ad altrettante offerte - sia pubbliche che private -, se si vorrà mantenere il Reddito si sarà costretti necessariamente ad accettarne una terza. Con un altro rifiuto infatti non si avrà più diritto al beneficio. La novità, introdotta per decreto dal Parlamento pochi giorni prima del suo scioglimento, entrerà in vigore con la conversione in legge, attesa entro i primi di settembre.

Interessati più di duemila in Bergamasca

In provincia di Bergamo la nuova misura interesserà una platea di poco più di 2mila persone, sui circa 11mila che attualmente ricevono il Reddito di cittadinanza. Non tutti coloro che hanno diritto all’assegno (che, lo ricordiamo, è riferito all’intero nucleo familiare), sono infatti obbligati a cercare lavoro, per questioni d’età o di salute. Tra gli oltre 4mila «arruolabili», al momento più della metà sta già lavorando o è in procinto di farlo. «Restano dunque solo duemila persone – spiega Elisabetta Donati, responsabile dei Centri per l’impiego della Provincia di Bergamo – e si tratta perlopiù di coloro che hanno meno possibilità di inserirsi nel mondo del lavoro: c’è chi non ha alcuna competenza, chi non ha mai lavorato, chi ha gravi deficit di alfabetizzazione e chi ancora non ha la patente». Difficile, per queste persone, trovare una proposta di lavoro che sia congrua alle loro capacità. E qui arriva il primo nodo della riforma: con quali criteri oggettivi si può stabilire se un’offerta d’impiego è davvero congrua? «L’applicazione della condizionalità era già molto difficile da realizzare – ammette Donati –, anche senza il coinvolgimento diretto delle aziende. Detto questo, tutto ciò che si muove nella direzione di promuovere la cultura dell’attivazione delle politiche attive del lavoro, è senz’altro positivo. Temo però che spostare un adempimento di verifica sul datore di lavoro sia complicato da applicare».

Situazione complessa

Insomma, la novità introdotta dal Parlamento rischia di non cambiare, nei fatti, una situazione già complessa. «Spesso i contatti si prendono per telefono – dice ancora Donati – e capita che dopo un primo colloquio non ci sia alcun seguito. Formalizzare il rifiuto da parte del candidato è difficile, soprattutto quando si tratta di un contatto con un’azienda privata. Noi lo facciamo, per esempio, quando una persona non si presenta a una convocazione; questo è ritenuto un atteggiamento oggettivo che di per sé (in mancanza di valide motivazioni, ndr) equivale già a un rigetto dell’offerta». Il ruolo dei Centri per l’impiego, poi, resta centrale: ogni proposta, anche di aziende private, dovrà sempre passare da loro. «Le imprese, il cui obiettivo principale è trovare lavoratori adatti alle loro esigenze – spiega Donati – non sono tenute a sapere se un candidato riceve o meno il Reddito di cittadinanza, né sono obbligate a chiederglielo». Ragion per cui è necessario che la regia rimanga in capo ai Centri per l’impiego, che avranno il compito (come già succede) di chiedere all’azienda l’esito del colloquio, poiché il rifiuto dovrà essere comunicato all’Anpal, l’Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro.

C’è però un distinguo importante tra chi percepisce il Reddito per la prima volta e chi invece ha già usufruito di un rinnovo. La misura dura 18 mesi e può essere confermata dopo un mese di sospensione. In questo caso, la decadenza del beneficio scatta già dopo il primo rifiuto. Insomma, una procedura complessa e di difficile attuazione, che però a Bergamo riguarda una parte minoritaria di chi percepisce il Reddito di cittadinanza: «Il 70% delle famiglie che hanno diritto all’assegno – conclude Donati – ha infatti almeno un membro al suo interno che lavora».

Disponibilità al lavoro

Nel frattempo sono diventate operative alcune novità introdotte dalla legge di Bilancio 2022: dal 15 luglio la domanda di accesso al Reddito di cittadinanza equivale alla dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro (Did), ed è trasmessa dall’Inps all’Anpal, ai fini dell’inserimento nel sistema informativo unitario delle politiche del lavoro. In base alle modifiche approvate dalla Manovra, quindi, la Did che avvia l’impegno relativo alla ricerca del lavoro risulta presentata automaticamente. Si salta un passaggio burocratico e si accorciano i tempi: gli interessati non devono più presentare la domanda tramite la piattaforma dedicata entro 30 giorni dal riconoscimento del beneficio, come previsto prima.

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