Tagli al Superbonus, l’allarme di Ance: «Un duro colpo per famiglie e imprese»

La reazione. Beneficio giù dal 110% al 90% I costruttori: «Così potrà fare i lavori solo chi potrà permettersi di compensare direttamente i crediti».

Dal primo gennaio 2023 il superbonus per i condomìni scenderà dal 110 al 90%. L’agevolazione, introdotta dal Decreto Rilancio n. 34 del 2020 permette la detrazione delle spese sostenute per specifici interventi in ambito di efficienza energetica, antisismici, installazione di impianti fotovoltaici o per la ricarica di veicoli elettrici. La decisione del governo preoccupa molto il mondo delle imprese, ancor di più se si analizzano i dati di ottobre, che confermano il trend decisamente positivo generato dalla misura. Secondo i risultati del monitoraggio Enea-Mise-Mite, al 31 ottobre 2022 in Italia si evidenziano 326.819 interventi, per un ammontare corrispondente di 55 miliardi di euro, 38,3 dei quali (il 69,7%) riferiti a lavori già realizzati. Se analizziamo la distribuzione regionale, si conferma al primo posto la Lombardia, con 50.161 interventi e 9,2 miliardi di investimenti ammessi a detrazione, di cui 6,7 (pari al 73,3%) di lavori già realizzati.

«L’ennesima modifica al regime del Superbonus, approvata dal Consiglio dei ministri, rischia di mettere definitivamente in crisi imprese e famiglie – commenta l’Associazione nazionale dei costruttori edili – e questo va ad aggiungersi alla situazione dei crediti incagliati, ancora irrisolta nonostante la circolare dell’Agenzia delle Entrate di un mese fa che avrebbe dovuto sbloccare la loro libera acquisizione».

«Siamo consapevoli della necessità del governo di tenere sotto controllo la spesa, ma se si modificano in continuazione le regole in corsa, chi penserà più ad investire in questi lavori? - sottolinea Vanessa Pesenti, presidente di Ance Bergamo -. Pensiamo anche al caos attuale: nessuno considera che prima di arrivare alla Cilas (la comunicazione di inizio lavori asseverata) c’è un’attività preparatoria di mesi, dagli studi di fattibilità alle assemblee condominiali». Inoltre l’associazione di categoria fa notare che non si possono cambiare le condizioni economiche di contratti già firmati, con il rischio di avere da un lato imprese che hanno già fatto investimenti per la realizzazione delle opere e dall’altro famiglie che non sono più in grado di sostenere le nuove percentuali.

Sarebbero inoltre penalizzati soprattutto i meno abbienti, che per far partire i lavori hanno avuto bisogno di tempi più lunghi e necessitano di una copertura finanziaria integrale. «Le proposte di Ance sulla questione sono chiare e su queste chiediamo un confronto serio con il governo – prosegue Vanessa Pesenti, che è anche vicepresidente Ance nazionale con delega alle Politiche fiscali -. Servono un regime transitorio adeguato, prima di applicare le nuove regole sul superbonus, e una soluzione definitiva per lo sblocco dei crediti incagliati, per evitare che tante imprese regolari falliscano per mancanza di liquidità. Se il credito di imposta non sarà monetizzabile avranno la possibilità di effettuare i lavori le sole famiglie che possono permettersi di compensare direttamente i crediti».

Le associazioni e alcuni partiti politici stanno chiedendo proroghe e contromisure, mentre la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni ha ricordato che «il Superbonus è nato per rimettere in moto l’economia, ma ha anche creato problemi e difficoltà, generando un costo di 60 miliardi di euro (+38 miliardi rispetto alle previsioni), dei quali hanno beneficato in particolare i redditi medio alti». Nel decreto legge Aiuti Quater verranno probabilmente riammesse, a determinate condizioni, le abitazioni unifamiliari fino al 31 marzo 2023, oppure fino al 31 dicembre dell’anno prossimo se si tratta di prima casa e sotto un certo reddito.

«Imprese e famiglie hanno dimostrato finora grande fiducia nella leva fiscale dei bonus, senza contare che negli ultimi due anni questi hanno indubbiamente trainato la ripresa dell’edilizia – conclude Vanessa Pesenti -. Ma dobbiamo considerare che l’effetto combinato delle modifiche al Superbonus e della mancata monetizzazione dei crediti fiscali acquisiti genererà un aumento della disoccupazione ed effetti depressivi sul Pil, con ovvie ricadute anche sui conti dello Stato: serve un immediato cambio di rotta o si bloccherà tutto».

© RIPRODUZIONE RISERVATA