
Cronaca / Bergamo Città
Venerdì 04 Luglio 2025
Tempo di transumanza, la sfida delle generazioni
ANTICHI MESTIERI. Sono una cinquantina i pastori nella Bergamasca. Solo una decina i giovani. «Hanno un ruolo strategico per l’ambiente».
Un settore in salute che sta però in piedi grazie ai «vecchi» pastori, visto che il ricambio generazionale è complicato ed è la sfida maggiore a cui è chiamata la pastorizia.
Non l’unica, «ma certamente quella da cui dipende il suo futuro» sottolinea Giovanni Malanchini, consigliere regionale e promotore della legge sul pastoralismo approvata nel 2022. I numeri di Coldiretti Bergamo lo confermano: «Ad oggi – spiega Davide Cadei – i pastori professionisti bergamaschi sono circa cinquanta; fra di loro contiamo dieci giovani». Eppure alle fiere degli ovini e alle feste in cui si celebra la transumanza i ragazzi non mancano: «Questo perché – riflette Michele Corti, dell’associazione Ruralpini – le tradizioni e la cultura legata alla terra continuano ad affascinare, ma renderle un mestiere a tempo pieno richiede impegno e fatica, spesso senza adeguate soddisfazioni economiche». Tuttavia si possono sperimentare nuove forme di sostegno alla pastorizia, come dimostra il progetto «Pascoliamo» con cui la Fondazione Cariplo ha supportato Renato Zucchelli, il pastore che sarà protagonista della festa a Valcanale: «Oggi la pastorizia – conferma Chiara Crotti, responsabile del progetto – è più importante che in passato sul fronte ambientale, perché garantisce una maggiore biodiversità, e perché se inserita in un contesto più ampio può creare nuove forme di lavoro, anche per persone svantaggiate».
Sono circa 40mila nella Bergamasca le pecore della razza autoctona, allevate per la carne
Parlare di pastori in provincia di Bergamo vuol dire immergersi nel Dna della nostra terra: come il codice genetico si modifica in continuazione adattandosi alle nuove condizioni di vita ma conserva le tracce del proprio passato, anche la pastorizia è chiamata a confrontarsi con la realtà di oggi e con quella di domani.
Il taglio dei contributi
«Volendo analizzare i cambiamenti più recenti – aggiunge Cadei di Coldiretti Bergamo – direi che uno dei più importanti deriva dalle nuove regole europee sui contributi all’agricoltura: dal 2023 è stata introdotta la “domanda unica di aiuto” che ha tagliato fino al 40% i sostegni economici ai pastori. Questo ha molto disincentivato quei ragazzi che fino a qualche anno fa “provavano” a fare i pastori: oggi questo mestiere o ce l’hai nel sangue, perché è lo stesso che fa tuo padre, altrimenti è difficilissimo appassionarsi ad esso e impararlo. È molto più facile che i giovani si dedichino ad altre forme di allevamento, perlopiù stanziali: le vacche in una stalla ti impongono di lavorare tutto l’anno, ma quantomeno sono facilmente compatibili con le esigenze di una famiglia».
In Bergamasca 40mila pecore
Secondo i dati di Coldiretti, in bergamasca sono registrate circa 40 mila pecore, quasi tutte della razza autoctona della nostra provincia, la «pecora gigante bergamasca» allevata per la sua carne e non più per la sua lana, nonostante i tentativi di rilanciare la filiera di questo materiale da cui si ottiene l’antico e nobile filato. «Quando abbiamo votato la legge – aggiunge Malanchini – siamo riusciti a introdurre il concetto di pastoralismo, proprio per evidenziare la cultura e la storia socioeconomica che ruota attorno alle pecore e ai pastori. Quella legge sta progressivamente raggiungendo i suoi risultati, anche se ammetto che vorrei qualcosa di più sul fronte dell’avvicinare i giovani a questo mestiere. Finora ad esempio è stata poco sfruttata la possibilità di portare degli studenti in alpeggio: chiederò che le risorse disponibili possano essere utilizzate per sostenere i giovani che già ci lavorano. Inoltre, per l’anagrafe regionale dei pascoli di alpeggio, altro elemento caratterizzante la legge regionale, stiamo incrociando quella norma con quelle dei prati stabili di pianura».
Oggi si trasporta il bestiame con i camion, ma qualche tratto viene ancora fatto a piedi
La transumanza
Pianura e alpeggi sono i poli entro cui oscilla l’attività dei pastori: oggi la transumanza viene svolta perlopiù con i camion, ma qualche tratto viene ancora percorso a piedi. Tante (troppe?) le regole che vorrebbero disciplinare anche il passaggio dei quadrupedi lanosi, ma due quelle fondamentali: «Il famoso modello 4 – racconta Gabriele Pezzotti, comandante della Polizia locale del lago d’Endine e della Val Borlezza – deve essere compilato e contenere le indicazioni su punto di partenza e punto di arrivo, insieme ad altre informazioni, come ad esempio quelle sulla salute degli animali». Il codice della strada dice anche che le greggi possono viaggiare per strada purché «resti libera almeno metà della carreggiata». «Le difficoltà per i pastori però non sono queste – aggiunge Michele Corti – noi da tempo ci battiamo per contrastare la diffusione dei lupi, animali che provocano uno stillicidio di predazioni contro le pecore. In più, per difendersi, i pastori ricorrono a cani da guardia incompatibili con quelli dei turisti e degli escursionisti, generando discussioni e liti inutili».
Il tema dei pascoli
Eppure, l’attività del pastore, così semplice e così simile a come viene svolta da millenni, ha assunto una valenza nuova: «Il bosco – ricorda Chiara Crotti – non è sempre un bene: se avanza in maniera incontrollata, toglie spazio alle praterie di alta quota, eppure i pascoli sono fondamentali per la flora e per la fauna. Con il nostro progetto insieme a Renato Zucchelli lo abbiamo dimostrato, coinvolgendo peraltro persone svantaggiate che hanno potuto lavorare a stretto contatto con la natura».
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