Tessere sanitarie senza microchip: «Servizi più difficili per i cittadini»

L’allarme. Scarseggiano i componenti elettronici, le nuove schede sono senza dispositivo. Si può prorogare la vecchia card, ma la procedura è complessa. Disagi per sanità e pratiche.

Il problema s’è innescato, pur senza clamore, a partire da fine maggio. Solo ora però se ne vedono gli effetti, destinati ad amplificarsi. La carenza di semiconduttori - materiali preziosi per la creazione di componenti elettronici - si riverbera persino sulla Tessera sanitaria (che è anche la Carta nazionale dei servizi): in molte delle nuove card, spedite da giugno in poi, manca il «classico» microchip. Problema non da poco: senza di quello, alcuni servizi non funzionano. Nella sanità e nel mondo delle professioni si rilevano già i primi intoppi.

Passo indietro, normativa alla mano. La tessera viene normalmente spedita dal ministero dell’Economia; e il Mef, alle prese col problema sin da maggio, a giugno ha varato un decreto «d’emergenza» stabilendo che le nuove tessere possono essere consegnate anche senza il chip. Ma senza il chip, appunto, molte funzioni sono limitate: nessun problema per l’acquisto dei medicinali in farmacia (lì basta il codice a barre), ma per le prestazioni sanitarie serve invece la lettura del chip, così come per alcuni servizi di firma digitale dedicati ai professionisti. Che fare, dunque? Per chi riceve la tessera senza chip, spiega il ministero, sarà possibile utilizzare fino al 31 dicembre 2023 la tessera precedentemente scaduta. Attenzione: la proroga non è automatica, ma deve essere «validata» dal cittadino tramite una procedura non semplicissima sul sito del Sistema Tessera sanitaria (www.sistemats.it). Tre dettagli rendono conto della complessità: si può fare solo con Windows (e chi ha un Mac?), serve avere un lettore di smart card (quasi nessun cittadino lo possiede), occorre disporre dei codici Pin/Puk (che molti buttano via insieme alla lettera con cui si riceve la tessera).

Codice fiscale e «Team»

La Regione, con una nota sul proprio sito, conferma la situazione: «Le nuove tessere sanitarie senza microchip avranno valenza di codice fiscale e di Tessera europea assistenza malattia (Team) ma non le funzionalità della Carta nazionale dei servizi (identificazione e autenticazione online e firma elettronica avanzata nei rapporti con le pubbliche amministrazioni)».

Dagli ospedali bergamaschi, per il momento, non si hanno segnalazioni di disservizi. Qualche disguido in più a livello territoriale: per i medici di base è l’ennesima tegola burocratica. «Abbiamo ricevuto diverse segnalazioni, stiamo preparando delle indicazioni e al contempo stiamo chiedendo chiarimenti – commenta Mario Sorlini, presidente di Iniziativa Medica Lombarda, cooperativa che aggrega un importantissimo numero di camici bianchi nell’intera regione –. Non riusciamo a prendere in carico pazienti nuovi, ed è problematico soprattutto per la gestione delle cronicità. Bisogna assolutamente porre rimedio: la tessera senza microchip ha funzioni limitate». Nelle farmacie i problemi sono parzialmente ridotti: «Per l’acquisto dei farmaci basta il codice a barre – premette Giovanni Petrosillo, presidente di Federfarma Bergamo, associazione dei titolari di farmacia –. Se dovesse mancare il chip ci potrebbero però essere dei problemi in alcune delle attività da poco introdotte: per esempio c’è un progetto legato all’assistenza dei pazienti con celiachia, e lì serve la lettura del chip». Nessuna ripercussione, invece, per il servizio di scelta/revoca del medico di base tramite le farmacie.

La pubblica amministrazione

Altro capitolo, dalla sanità alla pubblica amministrazione. «È un pasticcio – commenta Giacomo Angeloni, assessore all’Innovazione del Comune di Bergamo –. Il problema vero, qui, riguarda i professionisti. La tessera sanitaria, intesa come Carta nazionale dei servizi, è utilizzata per creare delle specifiche firme digitali necessarie per presentare alcune tipologie di pratiche in Comune. Senza chip, non funziona. Mi chiedo: perché il ministero non ha pensato di prorogare direttamente quelle vecchie? Si sarebbero risparmiate risorse (per la stampa delle nuove tessere, per la spedizione, ora per la risoluzione problemi, ndr) e si sarebbe garantita la continuità dei servizi».

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