
Cronaca / Bergamo Città
Domenica 19 Ottobre 2025
Tiziano Tarantola, libraio storico: «Iniziai per caso,ma quella magia non esiste più»
IL PERSONAGGIO. A 96 anni è rimasto una delle memorie storiche della città: «Oggi la libreria non è più un luogo d’incontro».
A Bergamo il nome Tarantola è sinonimo di libri da quasi un secolo. Tiziano Tarantola, 96 anni (97 a fine novembre) è uno degli ultimi custodi di una memoria cittadina che profuma di carta stampata, scaffali colmi e voci che si intrecciano tra le pagine. «In realtà io avrei dovuto diventare farmacista - racconta con un sorriso -. Mio padre ci teneva molto. Ma la vita ha deciso diversamente: lo sostituii in libreria quando non stava bene e quello che era iniziato come un gioco divenne il mio mestiere, la mia passione, la mia vita».
Tiziano Tarantola da farmacista a libraio
Tutto cominciò nel 1927, quando i genitori Luigi e Lina aprirono la prima libreria in via San Bernardino. Dopo un paio d’anni seguirono due nuovi punti vendita: uno all’angolo tra via Borfuro e via XX Settembre, l’altro sotto i portici di Santa Marta. Poi la guerra fermò tutto. «Mio padre vendette la libreria di Bergamo e si trasferì a Pavia, dove gestì un altro negozio fino alla fine del conflitto. Al ritorno, nel 1948, riaprimmo a Bergamo in via Petrarca: quella libreria restò aperta fino al 1998. Più avanti ne inaugurammo una in via Broseta, che chiuse nel 2002».
«Ricordo bene una vigilia di Santa Lucia: mio padre era malato. Tornai a casa e gli dissi: “Questa sera ho fatto mille lire!” – ricorda Tiziano Tarantola –. Era una cifra enorme. Mille lire al mese erano già un traguardo, io le avevo guadagnate in una sera. Fu allora che sentii che quello era il mio posto». Tra gli anni ’60 e ’80 Bergamo visse una stagione irripetibile. In una città di centomila abitanti si contavano dieci librerie, otto delle quali indipendenti. «Erano anni straordinari. La libreria non era solo un negozio: era un luogo d’incontro - prosegue Tarantola -. Noi cercavamo di instaurare un rapporto di affabilità e amicizia con i clienti, non solo un rapporto commerciale. Si parlava di libri, certo, ma anche della vita quotidiana. Era un mondo vivo e un mercato editoriale anche più snello: c’erano meno titoli ma di grande qualità». Ci sono stati momenti migliori e momenti peggiori, ma i riconoscimenti non sono mancati: «Nel 1959 fondammo la Fiera del Libro sotto i portici del Sentierone - dice ancora Tarantola - . Nel 2019 ho ricevuto un riconoscimento per il compimento dei 60 anni della Fiera. All’epoca era meravigliosa: la città viveva di libri, c’era entusiasmo, c’era voglia di scoprire».
«Oggi la libreria non è più un luogo d’incontro»
Oggi Tarantola osserva il panorama librario con un po’ di amarezza. «Probabilmente parte della colpa della chiusura delle nostre librerie è stata mia - ammette -: ho avuto un approccio tradizionalista e non mi sono adattato ai tempi moderni. Oggi il settore è cambiato: le librerie sono gestite da grandi catene industriali. Si è perso quel rapporto personale che per noi era fondamentale. Ora ti mandano al computer per cercare un titolo. Io, invece, preferivo la memoria, la conoscenza diretta». E i lettori? «Sì, sono cambiati - conclude –. Forse si legge meno, e senza quella passione autentica che animava i miei clienti. Una volta anche chi non sapeva leggere o scrivere era affascinato dai libri. La libreria non è più un luogo d’incontro. Hanno reso i libri più accessibili, ma hanno anche impoverito la scelta e tolto poesia».
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