Trasporti, persi 10 milioni
La Regione batte cassa

Grassi (Tpl): «Le risorse stanziate dal governo non bastano». L’assessore Terzi: «Settembre critico con i mezzi a capacità limitata».

L’effetto è doppio e combinato. Ha le sue radici nei primi sei mesi dell’anno, quelli più segnati dalla pandemia, e si riflette pure sulla seconda parte dell’anno, logisticamente ancora più complicata. In Bergamasca il Covid pesa parecchio sui conti del trasporto pubblico locale, a partire dai mancati ricavi – leggasi i biglietti non incassati – e per finire con tutti gli accorgimenti necessari per la rivoluzione che si apre soprattutto da settembre. A quanto ammonta il conto?

«Abbiamo fatto alcune valutazioni: nei primi sei mesi dell’anno, si sono persi almeno 5 milioni di introiti. Nel secondo semestre si vedrà, ma la stima di una perdita complessiva di 10 milioni è realistica», spiega Emilio Grassi, direttore dell’Agenzia per il trasporto pubblico locale (Tpl) di Bergamo, l’ufficio che si occupa di programmazione e controllo del settore, in dialogo con aziende e istituzioni. «A queste cifre», prosegue Grassi, «vanno poi aggiunti i costi maggiorati per le varie disposizioni e la riorganizzazione del servizio, oltre alla questione dei rimborsi di biglietti e abbonamenti. Il governo ha già stanziato delle risorse, che però al momento non bastano».

Il vertice Regioni-ministri

Non è un caso che la questione economica sia stata una delle più roventi maneggiate ieri nel confronto tra la Conferenza delle Regioni e il governo (presenti i ministri Speranza, Boccia e De Micheli). «All’esecutivo nazionale avevamo chiesto un miliardo di euro per attuare il distanziamento sui mezzi di trasporto – è il commento di Claudia Terzi, assessore ai Trasporti di Regione Lombardia -. La risposta dei ministri della Salute e degli Affari regionali è arrivata oggi: 400 milioni di euro resi disponibili dal decreto di agosto. Risorse per acquistare mezzi e compensare le minori entrate del periodo di chiusura, ma insufficienti». Peraltro, sul riparto di questi 400 milioni non c’è ancora una quadra: una delle ipotesi, quella verso cui sarebbe orientato il governo, è di riprendere i criteri con cui si distribuisce il Fondo nazionale per il trasporto pubblico locale, mentre le aziende – specie quelle del Nord – preferirebbero che ci si basasse sul quadro dei ricavi storici. «Se devi compensare i ricavi – sottolinea Terzi -, è opportuno che si guardi appunto a quando storicamente si guadagna e a quanto si è perso quest’anno, invece che utilizzare criteri più generici».

Sul tavolo, ieri, però non c’era solo il discorso economico. C’era tutta la rivoluzione che il mondo del trasporto pubblico s’appresta a vivere da settembre, col ritorno degli studenti in aula e la verosimile (o potenziale) progressiva riduzione dello smartworking, dunque con più pendolari. Un nuovo incontro si terrà la prossima settimana, intanto si lavora a un documento da sottoporre al Comitato tecnico scientifico. Con diverse proposte: dai parafiati laterali nelle sedute su treni e bus sino alla possibilità che sugli scuolabus (i servizi comunali dedicati agli studenti di scuole elementari e medie) si possa viaggiare alla piena capienza «nel caso in cui la permanenza degli alunni nel mezzo non sia superiore ai 15 minuti».

«È stata una riunione che comunque non consideriamo decisiva, ma interlocutoria – aggiunge Terzi -. Con le Regioni e l’Anci abbiamo evidenziato le forti criticità che ci troveremo ad affrontare a settembre, se la capacità dei mezzi sarà ancora limitata». Intanto è certo che «in Lombardia resta in vigore l’ordinanza che prevede la piena occupazione dei posti – specifica l’assessore -. Regole applicate anche da Trenord, che consente di sedersi sul 100% dei posti». Insomma, sono giorni di attesa e lavoro. «Ci stiamo preparando a un doppio ingresso alle 8 e alle 10 per le scuole superiori, così da diluire i carichi – conferma Grassi -. A oggi, l’organizzazione è già stata sostanzialmente definita. Naturalmente bisognerà capire quali saranno le eventuali novità».

La prudenza di Atb e Sab

Se appunto l’ordinanza della Regione consente una piena occupazione dei posti a sedere anche sui bus, la scelta in Bergamasca è al momento più cauta: «Prudentemente ci attestiamo al di sotto del 60%, in linea con le altre aziende lombarde – commenta Gianni Scarfone, direttore generale di Atb -: operiamo per garantire un servizio sicuro e confortevole allo stesso tempo. Con l’Agenzia e con le scuole si sta facendo un lavoro importante per il doppio orario in ingresso e in uscita. Occorrerà capire anche se, soprattutto nel periodo iniziale, saranno incentivate ancora le lezioni da remoto». Sulla questione dei conti economici, Scarfone, che è anche presidente regionale di Asstra (l’associazione che rappresenta le aziende dei trasporti), porta una stima: «A livello nazionale, la proiezione è che il settore a fine anno avrà minori introiti da tariffa per oltre 1,5 miliardi di euro; per la Lombardia, il fabbisogno stimato è di circa 450 milioni: a oggi il governo ha stanziato 500 milioni con un primo decreto e altri 400 col decreto di agosto. Siamo ancora molto al di sotto. Se non ci saranno provvedimenti, a fine anno la situazione sarà critica. Atb però resta un’azienda solida». «Non ci sono sostanziali novità, lavoriamo sulla base delle norme vigenti cercando di soddisfare il maggior numero di esigenze – spiega Roberto Salerno, direttore d’esercizio di Sab -. Tutto dipenderà dalla capacità consentita: attualmente ci atteniamo al 50% dei posti, ma confidiamo che la capacità possa aumentare. Le esigenze, in primis quelle legate alle scuole, sono complesse».

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