
Cronaca / Bergamo Città
Venerdì 08 Agosto 2025
Trasporto pubblico: cinque macro-zone e tre livelli tariffari
PIANO DI BACINO. Ipotesi quota unica per gli spostamenti nella stessa area e introduzione di cinque poli secondari.
Un nuovo Sistema tariffario integrato di bacino (Stibm), semplificato a cinque macro-zone e tre livelli tariffari, con un’unica tariffa a prescindere dalla lunghezza e dalla durata dello spostamento effettuato all’interno della zona. Ma anche l’introduzione di cinque poli secondari, accanto all’Ambito urbano e a quello interurbano (che comprende a sua volta l’Ambito «a domanda debole»): quelli di Dalmine, Albino, Ponte San Pietro, Treviglio e Seriate, per intercettare la domanda di una mobilità che non sia solo Bergamo-centrica.
Sono i punti cardine del Programma di bacino licenziato dall’Agenzia del Trasporto pubblico locale di Bergamo. Con una precisazione importante da parte del direttore, Marcello Marino: «Quello che abbiamo inserito nel Programma di bacino è un progetto strategico, non quello che facciamo domani. Un modello che dovrà essere valutato dall’Assemblea e da Regione Lombardia: in questo momento siamo in una fase di discussione e stiamo predisponendo delle ipotesi da sottoporre all’Assemblea». Precisazione che arriva dopo la scadenza del termine previsto per la presentazione delle osservazioni formali, che sono già state pubblicate sul sito dell’Agenzia. Ne sono arrivate in tutto 43: ora l’Agenzia provvederà ad acquisire questi rilievi per poi provare a portare in approvazione il nuovo Piano a settembre e partire con i bandi di gara tra la fine dell’anno e l’inizio del 2026.
Il sistema tariffario proposto
Il modello avanzato dall’Agenzia è senza dubbio «rivoluzionario», per dirla con il direttore. Soprattutto per quanto riguarda il nuovo sistema tariffario integrato, che comunque è «un’ipotesi, quella che in questo momento corrisponderebbe agli indirizzi di Regione Lombardia». Il Bacino di Bergamo verrebbe suddiviso in cinque macro zone: l’Ambito di Servizio urbano, la zona Ovest, la zona Seriana-Scalve, la zona Est e la zona Pianura Ovest. Tre, invece, i livelli tariffari: la tariffa di Ambito urbano, quella di zona e quella di Bacino. La novità più rilevante riguarda gli spostamenti all’interno della stessa zona: che siano di una manciata di minuti o di diversi chilometri, utilizzando uno o più mezzi di trasporto, il costo sarebbe lo stesso. Un esempio: per raggiungere Ponte San Pietro partendo da Mapello o da Piazza Brembana si pagherebbe la stessa tariffa.
«Può sembrare strano perché va contro a quello che si percepisce abitualmente: più viaggi e più paghi. Ma la tendenza è quella di cercare di avvantaggiare chi utilizza il servizio pubblico per più chilometri, perché produce sostenibilità rispetto a chi usa l’automobile. Una tariffa che non sia proporzionata alla lunghezza del viaggio ma che premi addirittura i viaggi lunghi può essere un’idea». Le osservazioni pervenute all’Agenzia mostrano però preoccupazione da parte di alcuni soggetti del territorio. Atb, Teb e i consorzi del trasporto extraurbano criticano il sistema tariffario proposto, sostenendo che porterebbe a un aggravio dei costi nell’area urbana e a un peggioramento dell’elasticità della domanda. «Stiamo facendo le simulazioni e francamente non sappiamo da dove vengano i loro numeri. Secondo me, oggi si può discutere del modello, ma rigettarlo sulla base di ipotesi di tariffe che oggi non esistono mi sembra quantomeno avventato», osserva Marino.
I poli secondari
L’altra novità importante è l’introduzione dei poli secondari. «La nostra rete di trasporti oggi è tutta centrata sul capoluogo. Ci sono però poli più piccoli che intrattengono relazioni e scambi con i Comuni vicini oltre che con Bergamo, come Dalmine, Albino, Ponte San Pietro, Treviglio e Seriate. Ma la mobilità che si esprime attorno a loro è prevalentemente privata, oppure scolastica. Intensificare queste relazioni, trasformarle da extra a suburbane, potrebbe creare delle micro-reti attorno a questi poli» e intercettare più utenti.
Il nodo resta quello delle risorse: per poter attuare gli obiettivi di qualità del servizio serve passare dallo scenario «minimo», che vede un’offerta complessiva di 21,6 milioni vett-km annui (la somma delle distanze percorse da tutti i veicoli impegnati dal servizio pubblico), allo scenario «a tendere», che dovrebbe garantire 26,7 milioni di vett-km annui. Per eliminare la forbice servono tra i 13 e i 15 milioni di euro in più: «L’Agenzia sta lavorando anche per capire come attivare risorse alternative a quelle pubbliche, però il Programma di bacino aveva l’obiettivo non definire che cosa facciamo domani ma verso quale obiettivo si può andare».
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