Tre dosi di vaccino proteggono anche contro i sintomi del Long Covid

Lo studio Fondazione Humanitas per la Ricerca: una volta immunizzati con ciclo completo, il rischio di strascichi si riduce di quasi due terzi.

Stanchezza cronica, dolori, cefalea, difficoltà respiratoria o problemi neurologici, in una costellazione di sintomi spesso non acuti ma costanti. È il Long Covid, cioè gli strascichi prolungati dell’infezione pure dopo la guarigione, e può rappresentare un problema serio. Il vaccino però, soprattutto con la terza dose, protegge anche da questo, abbattendone la prevalenza.

Questionari per 2.560 operatori sanitari

È quanto emerge da uno studio sostenuto da Fondazione Humanitas per la Ricerca, che ha coinvolto 2.560 operatori sanitari di otto ospedali Humanitas tra Lombardia e Piemonte e di Humanitas University negli ultimi due anni. In sintesi: i non vaccinati (fino alla fine del 2020 non erano disponibili i vaccini) sono i più esposti al Long Covid (41,8%), contro il 16% di chi è stato vaccinato con tre dosi. Se si è vaccinati, il rischio si riduce quasi di due terzi.

La ricerca pubblicata sul prestigioso «Jama»

La ricerca, condotta dalla professoressa Maria Rescigno, a capo del Laboratorio di Immunologia delle mucose e microbiota di Humanitas e docente di Patologia Generale di Humanitas University, dalla dottoressa Elena Azzolini, vicedirettore sanitario di Humanitas, e in collaborazione con il professor Alberto Mantovani, direttore scientifico di Humanitas, è stata recentemente pubblicata su «The Journal of the American Medical Association» («Jama»).

Rescigno: «L’efficacia di tre dosi di vaccino contro il Long Covid è indipendente dalla variante»

«La ricerca ha seguito la pandemia, da prima dell’arrivo dei vaccini alle varie fasi della campagna vaccinale – spiega Rescigno -. Abbiamo così potuto vedere che la prevalenza del Long Covid passava dal 41,8% quando i vaccini non erano ancora disponibili, al 16% con tre dosi. Questo conferma l’efficacia di tre dosi di vaccino contro il Long Covid, indipendentemente dalla variante».

Azzolini: «Il rischio di sviluppare Long Covid è statisticamente più significativo all’aumentare del numero di comorbilità, ma soprattutto di allergie»

La popolazione ospedaliera indagata ha un’età media intorno ai 40 anni ed è composta al 70% da donne: il Long Covid riguarda soprattutto loro. «Abbiamo indagato oltre 40 sintomi con un questionario di oltre 200 domande – riassume Elena Azzolini -. I sintomi maggiormente riscontrati sono stati fatigue, debolezza e mal di testa. Lo studio inoltre ha rilevato che, all’aumentare del numero di comorbilità, ma soprattutto di allergie, il rischio di sviluppare Long Covid è statisticamente più significativo, a prescindere dalle vaccinazioni».

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