«Troppi morti rispetto ai dati ufficiali»
I sindaci chiedono più trasparenza

Rispetto al report regionale, emerge un andamento dei decessi decisamente superiore. «I casi ufficiali sono solo la punta dell’iceberg».

«I casi ufficiali? La punta dell’iceberg», «Abbiamo una diversa percezione dei dati», «di giorno in giorno è sempre peggio», «I numeri che ci danno non sono molto attendibili», «purtroppo i morti sono molti di più di quelli dei report». Sono le parole dei sindaci bergamaschi, sentinelle di frontiera in un territorio falcidiato dal coronavirus.

Dalle loro testimonianze emerge una realtà diversa da quella raccontata nei numeri ufficiali comunicati ogni giorno dalla Regione. Gli uffici anagrafe dei Comuni infatti registrano un andamento di decessi anomalo rispetto al bilancio demografico di un anno fa, un numero di morti distante dai report «covid-19» comunicati ai primi cittadini. Persone, soprattutto anziani, a cui non viene fatto il tampone e che quindi sfuggono al monitoraggio. E lo stesso vale per i contagiati: molti malati non ricoverati - difficile dire quanti - a casa con sintomi evidenti riconducibili al coronavirus, non conteggiati tra i casi positivi senza la verifica del tampone.

Non ci sono solo Nembro e Alzano Lombardo, dove i sindaci Claudio Cancelli e Camillo Bertocchi da giorni raccontano l’amara realtà. Anche la città di Bergamo fa i conti con un numero di decessi che è doloroso paragonare all’anno scorso. Da 8 morti in un giorno registrati nel 2019, ora la media è di circa 50. Sono 330 dal 9 marzo a ieri. Il sindaco Giorgio Gori, che domenica ha raccontato la situazione in un accorato intervento durante la trasmissione «Che tempo che fa», non vuole fare polemica in questo momento. Ma proprio sui dati di decessi e contagiati invoca la massima trasparenza. «Intendo chiedere chiarezza alla Regione e all’assessore Gallera - spiega il sindaco -. È giusto che vengano fornite tutte le informazioni puntuali».

Le comunità stanno perdendo tanti punti di riferimento, pilastri del volontariato, anziani che hanno scritto la storia di paesi piccoli e grandi nei quattro angoli della Bergamasca, dalle valli alla Bassa. Persone a cui non si può rivolgere nemmeno l’ultimo saluto. Una perdita difficile da colmare, che fa vacillare anche i sindaci pronti a tutto. «Amministro un Comune di cinquemila abitanti dove fino a prima dell’emergenza c’era un decesso a settimana - spiega Marco Milesi, sindaco di San Giovanni Bianco - adesso siamo intorno ai quindici. La mia percezione è che i deceduti siano molti di più rispetto alle stime ufficiali. Sono numeri molto preoccupanti. Non riusciamo a dire addio a uomini e donne che hanno dato tanto al nostro paese, riferimento del mondo del volontariato».

Un rammarico condiviso da Davide Casati, sindaco di Scanzoosciate: «Noi questa settimana abbiamo registrato circa 30 morti. Tante persone care ci hanno lasciato, alcune di queste hanno scritto la storia di Scanzorosciate. Non voglio citare nessuno per non dimenticare nessuno, perché purtroppo sono tante, ma avremo modo quando tutto sarà finito di ricordare tutti, come è giusto che sia». Anche Fabrizio Sala, sindaco di Telgate, vorrebbe avere più informazioni «perché ci vengono comunicati numeri poco attendibili. Da noi sono morte 13 persone, quasi tutte anziane, e tante sono ricoverate. Noi sindaci dobbiamo tenere il polso della situazione, dare risposte alle famiglie e ai cittadini. Da tempo avevamo lanciato un grido d’allarme, che è rimasto inascoltato».

Il sindaco di Treviolo Pasquale Gandolfi ha deciso di comunicare con massima trasparenza ai suoi cittadini anche per metterli in guardia e invitarli a rimanere in casa. «Di giorno in giorno è sempre peggio. Molte delle persone che muoiono, quattro solo oggi (ieri, ndr), che erano a casa con febbre e tosse. Io parlo con i medici di base e mi dicono che ogni giorno visitano malati con chiari sintomi da coronavirus. Per questo motivo invito tutti a rispettare le disposizioni».

«È una malattia che sconvolge le nostre comunità e le sconvolgerà per tanto tempo - spiega Jonathan Lobati, sindaco di Lenna -. La morte è sempre difficile da affrontare, in questo caso l’elaborazione del lutto non esiste perché non possiamo porgere l’ultimo saluto».

A Ponteranica si è deciso di non suonare più le campane a morto. Troppa angoscia, soprattutto per le famiglie che attendono con ansia notizie dall’ospedale. «Incrociando i dati diretti che abbiamo a disposizione la sensazione è che i casi di malattia ufficiali siano solo la punta dell’iceberg - commenta il sindaco Alberto Nevola -. Stiamo mettendo in campo una rete di servizi per garantire agli anziani di poter rimanere assistiti a casa ed evitare che escano». Tanti gli appelli e post di dolore che si leggono sulle pagine ufficiali dei Comuni. «In questi giorni la nostra comunità sta piangendo tanti morti, troppi - scrive Andrea Previtali, sindaco di Cisano bergamasco -. Se ne vanno tanti cari amici e concittadini che hanno fatto la storia e il volontariato del paese. Vi ricordo tutti con tanto affetto e gratitudine».

© RIPRODUZIONE RISERVATA