«Troppo turismo? Diffondere i flussi nei territori rurali»

SOSTENIBILITA’. Il turismo nella Bergamasca è passato dalla villeggiatura d’un tempo ai cambiamenti degli anni del boom economico alla situazione odierna, definita della «Grande Trasformazione». Se ne parla su eco.bergamo, il supplemento di ambiente, ecologia, green economy in edicola domenica 6 luglio gratis con L’Eco (resta poi disponibile nella sezione edizione digitale di questo sito)

Il turismo nella Bergamasca è passato dalla villeggiatura d’un tempo ai cambiamenti degli anni del boom economico alla situazione odierna, definita della «Grande Trasformazione». Se ne parla su eco.bergamo, il supplemento di ambiente, ecologia, green economy in edicola domenica 6 luglio gratis con L’Eco (resta poi disponibile nell’edizione digitale di questo sito).

Federica Burini, professore ordinario di Geografia presso l’Università degli Studi di Bergamo, spiega: «Con l’avvento della mondializzazione, il nostro modo di abitare segue nuove logiche globali. Uno dei “driver” di queste dinamiche è la mobilità internazionale, gli spostamenti dovuti agli aeroporti, ai treni ad alta velocità, alle grandi vie di collegamento di merci e persone, con l’infrastruttura web che permette la connessione globale. Anche Bergamo negli ultimi 25 anni ha vissuto questa trasformazione con l’aeroporto».

«Il cambiamento del turismo è uno dei fenomeni che racconta di più come la società sta evolvendo»

«Il cambiamento del turismo – continua Federica Burini – è uno dei fenomeni che racconta di più come la società sta evolvendo. Il turismo è andato oltre la stagionalità a cui eravamo abituati un tempo. Diventa più generalizzato durante tutto l’anno. Nei contesti storico-artistici, come Città Alta, si diffondono forme di turismo incentivate da nuove economie come gli affitti brevi, locali per nuove esperienze enogastronomiche. Dobbiamo saper leggere queste dinamiche per immaginare come impostare lo sviluppo del territorio, evitando impatti sull’ambiente».

«Valorizzare il paesaggio, le grandi risorse culturali e ambientali, le produzioni agro-silvo-pastorali e industriali»

«Oggi, per guidare la nuova industria turistica nella giusta direzione, dobbiamo orientarla sulle nostre risorse, così da valorizzarle e avviare uno sviluppo locale preservandole. Il territorio bergamasco ha una grandissima opportunità per rivedere il modello di turismo per il futuro, legandolo al paesaggio, alle grandi risorse culturali e ambientali, alle produzioni agro-silvo-pastorali e industriali di eccellenza a livello internazionale».

«Nuovi percorsi per rivitalizzare le botteghe di prossimità e i piccoli presidi nelle valli»

«Se mettessimo al centro queste nostre risorse e bellezze, potremmo creare nuovi percorsi, diramando il sovraffollamento di Città Alta. Il turismo è da pianificare in modo articolato e sistemico tra la città e le aree rurali, sia vallive e montane sia di pianura, così da creare un volano di rigenerazione territoriale». Il cicloturismo, per esempio, aiuta la rivitalizzazione delle botteghe di prossimità e dei piccoli presidi che nelle nostre valli si stanno perdendo.

«Le destinazioni rischiano di trasformarsi in parchi giochi per turisti, escludendo gli abitanti del luogo»

Paolo Corvo, bergamasco, docente di sociologia del turismo presso l’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, si sofferma sul sovraffollamento turistico: «Può creare difficoltà alla popolazione locale e nel medio periodo deteriora l’esperienza turistica. Da qualche tempo i centri delle città turistiche sono stati ulteriormente turisticizzati, con un susseguirsi di locali, ristoranti, bar, senza soluzione di continuità. Questo fenomeno di “foodizzazione” (espansione dei locali dedicati al cibo, ndr) rischia di trasformare le destinazioni in parchi giochi per turisti, escludendo gli abitanti del luogo. Sul piano delle strutture ricettive la diffusione degli affitti brevi ha ridotto al minimo le possibilità di trovare un alloggio per i giovani del posto, anche per la crescita esponenziale dei prezzi».

«Effetti positivi possono avere la dislocazione delle attrazioni turistiche e la destagionalizzazione dei flussi»

«Il superamento della capacità di carico di una località turistica comporta grossi danni all’ambiente naturale e al paesaggio. Basti pensare all’inquinamento dell’aria per il traffico, ai rifiuti, ai danni subiti dai monumenti per la cattiva educazione di alcuni turisti. Le città rischiano di perdere identità e luoghi tradizionali di socializzazione». Effetti positivi – conclude Paolo Corvo – possono avere la dislocazione delle attrazioni turistiche e la destagionalizzazione dei flussi turistici.

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