Tumore al pancreas, ogni anno sono oltre 260 le nuove diagnosi

«INSIEME SI PUÒ». I dati dell’Ats: 290 decessi nel 2022. Prevenzione cruciale. In Bergamasca l’incidenza risulta più alta della media regionale e nazionale.

È uno dei tumori più subdoli e pericolosi , a lungo «silente» e poi con percentuali di letalità tra le più elevate. Ma di cancro al pancreas si deve parlare, soprattutto per promuovere la cultura della prevenzione. È il tema del convegno che si è tenuto venerdì al «Papa Giovanni», all’interno delle iniziative di «Insieme si può. Insieme funziona», l’alleanza per la prevenzione promossa da sei associazioni di volontariato e una struttura sanitaria.

Tumore al pancreas: i numeri in Bergamasca

I numeri sono peraltro rilevanti. Secondo i dati forniti dall’Ats di Bergamo e riferiti nel convegno, nel 2022 in Bergamasca si sono contati 290 decessi per tumore al pancreas; è la quarta causa di morte oncologica per gli uomini e la terza tra le donne. Quanto alle diagnosi, ogni anno sono mediamente 128 i casi tra i maschi e 137 tra le femmine, in totale 265 all’anno in media. «Mediamente il numero dei decessi corrisponde al numero delle diagnosi – rileva Lucia De Ponti, presidente di Lilt Bergamo, la Lega italiana per la lotta contro i tumori –. Questo significa che è una patologia particolarmente impegnativa, con una letalità molto elevata. I dati indicano tra l’altro che l’incidenza in provincia di Bergamo è leggermente più alta rispetto alla media lombarda e nazionale».

Quale è la situazione e cosa si può fare

Il dibattito di venerdì, stimolato dalle domande di Pasquale Intini, direttore di Politerapica, ha affiancato diverse chiavi di lettura. «È un tema pesante – riconosce Intini –, ma abbiamo un’arma potentissima: quella dell’azione sui fattori di rischio, che sono prevalentemente modificabili, perché si tratta di comportamenti». «La sintomatologia di questo tumore è molto varia, e per questo può confondersi con altre patologie – spiega Silvia Carrara, gastroenterologa di Humanitas Rozzano –. A causa di ciò, la diagnosi è spesso ritardata».

Tra i fattori di rischio, ricorda l’oncologo Roberto Labianca, già direttore del Cancer center del «Papa Giovanni», «ci sono il fumo, l’assunzione di alcolici, l’obesità, la scarsa attività fisica, la presenza di patologie croniche come il diabete, la familiarità». La letalità della patologia è legata anche alle poche armi terapeutiche: «In media – evidenzia Domenico Pinelli, chirurgo del “Papa Giovanni” – solo il 20% dei pazienti può sperare di arrivare all’operazione chirurgica, e la resezione chirurgica è la speranza per avere un cauto ottimismo. L’altro 80% non può avere una terapia chirurgica immediata, per via delle metastasi o per l’invasività locale del tumore».

Di fronte a statistiche così aspre, la diagnosi di cancro al pancreas spalanca questioni profondissime anche dal punto di vista psicologico: «La diagnosi di una malattia grave come questa – riflette Paola Savoldelli, psicologa dell’Associazione cure palliative Bergamo – è un’esperienza che delinea un prima e un dopo e va a toccare differenti dimensioni e aspetti della vita. Ci fa entrare in contatto con un profondo senso di fragilità, perché la collettività la percepisce come una diagnosi che si sovrappone a una prognosi genericamente infausta. È una frattura che impatta anche sull’autonomia e l’indipendenza».

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