Università, da settembre le lezioni tornano in presenza. Il rettore: «Luogo di socialità»

La novità Il Senato accademico ha deciso, dopo due anni e mezzo di emergenza Covid, il rientro in aula per tutti i 23mila iscritti. Il rettore Sergio Cavalieri rilancia l’idea di «Campus aperto»: «Non solo cultura, qui si instaurano anche relazioni».

Si torna in presenza, tutti quanti e con un’unica deroga: la possibilità di sostenere da remoto gli esami di settembre per gli studenti contagiati. L’Università di Bergamo prova a mettersi alle spalle l’esperienza del Covid e dopo due anni e mezzo torna al passato: basta lezioni ed esami a distanza. Così ha deciso il Senato accademico, che lunedì ha approvato anche le linee guida per riportare al centro l’identità stessa dell’università, intesa come luogo di crescita personale e di socializzazione, oltre che di apprendimento. Il motto per l’anno accademico 2022-2023 è «impara, cresci, vivi», attorno una serie di iniziative per accompagnare gli studenti nel loro percorso di studi.

Il calendario

Si partirà il 19 settembre con le lauree triennali; tra il 29 settembre e il 3 ottobre inizieranno invece i corsi delle magistrali. Si spezza dunque il cordone col recente passato anche se, puntualizza il rettore Sergio Cavalieri, «non rinnegheremo le potenzialità del digitale. Sarà un ritorno in presenza, ma non un semplice addio alla didattica a distanza – dice –: l’università va vissuta fino in fondo, perché non è solo l’acquisizione di un titolo di studio, ma un’esperienza di vita in cui si conoscono persone, si scoprono passioni e interessi e si fanno amicizie». Da qui l’idea dell’Open Campus, un progetto «attento a salute e benessere, socialità e cultura per coinvolgere i ragazzi», ha sottolineato Gabriele Cocco, delegato del rettore ai Rapporti con gli studenti. Il ritorno in presenza per i 23mila iscritti di Unibg è una scelta condivisa con gli altri atenei lombardi: da settembre non sarà più possibile seguire le lezioni da remoto, neppure attraverso le registrazioni, che non saranno più effettuate. Una scelta che ha deluso una parte di studenti che, tramite un sondaggio della Consulta, avevano chiesto il mantenimento anche del «canale digitale», per chi fosse stato in difficoltà a frequentare i corsi.

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