Viale Papa Giovanni XXIII a Bergamo, il tratto dimenticato. E i negozi chiudono - Foto

IL FENOMENO. Il lato destro della strada verso il centro perde attività e crescono gli episodi di degrado. I commercianti: «Situazione sempre più drammatica».

Oltre le vetrine, locali spogli e intonaci scrostati. Una dopo l’altra tutte (o quasi) le storiche insegne del viale si sono spente. Dove va bene ci sono i lavori in corso, grandi pubblicità che annunciano l’apertura di un centro acustico e un altro di medicina estetica. Altrove resistono i cartelli di vendesi o di affittasi, spazi commerciali che cercano una nuova vita, dopo che quella precedente si è chiusa mesi, se non addirittura anni fa.

Un caso particolare

In attesa di conoscere quale sarà il futuro di viale Papa Giovanni XXIII, la strada principale che dalla stazione punta dritto verso Città Alta sembra correre a diverse velocità. Così diverse che tra le vie Angelo Mai e San Francesco d’Assisi, sul lato destro verso Porta Nuova, sembra di trovarsi da un’altra parte. A resistere sono le insegne della storica cartoleria Ubiali e quella del Gran Bar, mentre le altre sono cambiate più volte negli ultimi dieci anni. Con la chiusura, nella primavera del 2022, anche degli uffici dell’Inps (che sono stati accorpati nella sede ristrutturata di viale Vittorio Emanuele), quelle saracinesche vuote sotto una targa sulla quale non si riesce più a leggere nemmeno il nome della via, sono un po’ l’emblema di un luogo che fa fatica a ritrovare una sua identità.

Sul marciapiede di fronte

Quella che oggi si offre alla vista dei tanti passanti è una strada che - particolarmente in quel tratto - pare aver perso il fascino di un tempo. Di fronte le attività commerciali cambiano pelle velocemente e seppure un paio di locali siano da qualche tempo in attesa di un nuovo affittuario (di recente hanno chiuso una gelateria e il negozio della Mandarina Duck, che si è trasferito un po’ più in centro), il turnover continuo e una certa vitalità che non sono mai mancati lungo la strada, fanno di quel marciapiede un luogo in cui molta più gente preferisce passeggiare.

«La mattina ci capita di trovare a terra siringhe e vetri rotti. L’altro giorno un signore ubriaco ha minacciato i passanti con una bottiglia di vetro in mano»

E qui c’è anche una questione di decoro e di sicurezza: le vetrine spente, qualche panchina diventata meta di sbandati e di senzatetto, e la vicinanza con la galleria Fanzago, altro punto critico, soprattutto nelle ore serali e notturne, hanno trasformato questo tratto di viale in un posto dove si preferisce affrettare il passo, piuttosto che godersi la passeggiata.

Un divario «storico»

Una differenza, quella tra i due lati del viale, che si sta facendo più evidente in questi ultimi tempi, ma che ha sempre caratterizzato quel tratto di strada. «Storicamente, il lato a sinistra è sempre stato più frequentato, anche per via della presenza degli alberghi – spiega Oscar Fusini, direttore di Confcommercio –. La maggiore pedonalizzazione ha inciso da una parte sull’attrattività commerciale, con valori immobiliari diversi, e dall’altra sulla sensazione di degrado. Sul lato destro, poi, «si è innescata anche la dinamica della Galleria Fanzago – prosegue Fusini –, che un tempo era una zona commercialmente molto pregiata». Ragionamento condiviso da Filippo Caselli, direttore di Confesercenti: «Da passerella per le grandi vetrine commerciali, il viale ha iniziato a cambiare volto fin dai primi anni Duemila – dice –. Ciò si può ricondurre anche alla concorrenza dei centri commerciali, al cambiamento delle abitudini dei consumatori e all’esplosione del turismo. Quel tratto, poi, è influenzato da costi di locazione elevati. È un po’ il riflesso che stanno vivendo anche altre vie della città. In questo momento è bene capire anche quali sono le dinamiche legate anche alla sicurezza in stazione, che hanno un riflesso anche su viale Papa Giovanni. La sfida vera è di rafforzare il viale come luogo di connessione tra la stazione e il centro, approfittando dell’intervento di rigenerazione urbana in corso nella zona».

«Situazione drammatica»

«La situazione si è fatta addirittura drammatica negli ultimi due, tre mesi», raccontano Renzo Locatelli e Alessandro Perego, titolari da 13 anni del Gran Bar. «Ci sono persone che bivaccano sulle panchine tutta la giornata – spiegano –. La mattina ci capita di trovare a terra siringhe e vetri rotti. L’altro giorno un signore ubriaco ha minacciato i passanti con una bottiglia di vetro in mano. Non è la prima volta che capita, ma fino a qualche tempo fa, la situazione non era così». Il rafforzamento dei controlli, anche a piedi, degli agenti della Locale e dei Carabinieri si percepisce, ma non basta: «Non è cambiato niente – spiegano i commercianti –. Quando passano, queste persone si calmano, non fanno nulla e le forze dell’ordine non possono fare altro che andarsene».

«Affitti ancora troppo alti»

A scoraggiare l’insediamento di nuove attività di vicinato c’è, come si è visto, anche il tema degli affitti: «Gli spazi sono ampi e i costi molto alti – racconta un altro commerciante –. Resiste solo chi, tempo fa, ha acquistato i muri, oppure alcune grandi catene. Gli altri scappano perché non ce la fanno a fare fronte alle spese, in un contesto che è diventato sempre più problematico». Va un po’ meglio nel tratto verso Porta Nuova, dove accanto alla Deutsche Bank (la prima sede del ristorante Da Vittorio), ha aperto di recente l’Antica pizzeria Da Michele, dove i non più giovanissimi ricordano la «Pastifrulligeleria». Un po’ più in su, dopo il teatro Alle Grazie, c’è il negozio di Laura Guerinoni, Dolci Pensieri, che da qualche anno a questa parte si è data tanto anche ai souvenir: «In questo tratto di viale non si vive male, anzi – dice –. Lavoriamo molto bene, soprattutto grazie ai turisti. Il motivo? Ci sono attività aperte ormai da qualche anno e, almeno in questo tratto, non ci sono panchine che incentivano i bivacchi».

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