Cronaca / Bergamo Città
Venerdì 21 Novembre 2025
Violenze in casa, già più di mille le richieste d’aiuto nella Bergamasca
IL BILANCIO. Crescono i contatti da anziane e giovanissime. I dati del 2025: nell’85% dei casi l’aggressore è il partner.
La più anziana è una signora di 84 anni che, rimasta vedova, è finita nel mirino delle violenze domestiche del figlio. Il suo è un caso un po’ estremo, vista l’età, ma emblematico di quanto sta accadendo, con un’impennata nell’ultimo anno, sul fronte della violenza alle donne a Bergamo e provincia: sono infatti cresciute le donne in età avanzata e, nel contempo, le giovanissime. Dati che non vanno però a incidere sulla fascia più colpita, che si è assottigliata ma non di molto, e che resta sempre quella tra i 38 e i 57 anni. Sono le donne in età matura – diciamo così – le più numerose ad aver contattato, nell’ultimo anno, i centri antiviolenza della Bergamasca, chiedendo un consiglio o un aiuto.
I numeri nella Bergamasca
Negli ultimi dodici mesi i dati dei «primi contatti», come si chiamano in gergo, alle cinque reti antiviolenza della Bergamasca (bilancio che viene fatto in vista della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne del 25 novembre) sono in linea con i dodici mesi precedenti: 1.099 quest’anno, a fronte dei 1.097 casi del 2024. Anno in cui si era registrato un lieve aumento rispetto al 2023, quando i primi contatti erano stati 1.067, mentre nel 2022 e nel 2021 il totale delle cinque reti bergamasche era al di sotto dei mille contatti (983 nel 2022 e 927 nel 2021).
Tre ogni giorno
Al di là del dato statistico – significativo di tre nuovi contatti ogni giorno e di un totale di quasi cinquemila potenziali vittime che hanno lanciato un primo grido d’aiuto in cinque anni – quello che emerge è il profilo delle utenti: italiane nel 60% dei casi, con un lavoro stabile nel 40% e che subiva violenza da almeno cinque anni nel 70% delle situazioni. A intraperndere poi un percorso di denuncia sono state il 35% delle donne. Ma dai dati emerge anche «l’identikit» dell’aggressore: nell’85% dei casi si tratta del partner o dell’ex partner, nel 70% è anch’esso italiano e nell’80% ha un lavoro stabile. Dato, quest’ultimo, che tra tutti è forse quello con una differenza di percentuale tra vittime e carnefice: il 40% contro l’80%. Aspetto che lascia emergere come le donne vittime si trovino, anche perché senza un’autonomia lavorativa, in condizione di sudditanza anche economica rispetto al partner.
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