Bonatti, Manzù, Gimondi, Olmi: il nostro ’900 - Ecco il percorso del nuovo museo in Città Alta

Ecco il percorso diviso in sezioni: i Fatti sono dei video, nei Luoghi si naviga, le Voci si ascoltano. E nel finale si possono sfogliare le prime pagine de L’Eco.

Oltre un centinaio i presenti, nella mattinata di sabato 6 novembre, all’inaugurazione di «Bergamo 900», il nuovo spazio espositivo progettato dal Museo delle storie di Bergamo, promosso dal Comune, sponsor unico la Fondazione Banca Popolare di Bergamo, ora ufficialmente aperto al pubblico. Complice la bella giornata di sole, la cittadinanza è accorsa numerosa a vedere il “cantiere di storie” che ha preso vita nella splendida cornice dell’ex Convento di San Francesco in Città Alta.

Un luogo nel cuore della città antica ma aperto alle nuove generazioni che ormai può essere definito – per usare le parole di Emilio Moreschi, amministratore delegato della Fondazione Bergamo nella Storia – «un museo in cui vanno di pari passo, aiutandosi a vicenda, la ricerca e la valorizzazione del patrimonio di fonti e di storie del XX secolo».

«Finché non abbraccia il pubblico, il museo non esiste» ha detto Roberta Frigeni, direttore scientifico del Museo delle storie. «Il museo nasce oggi e nasce con tutta la città. Da oggi si apre un vero e proprio polo culturale” ha continuato. Sì, un centro di cultura, custode delle tradizioni e della memoria, in cui si offrono i tratti dell’identità bergamasca a vecchie e nuove generazioni di concittadini, e non solo».

A cura di Roberta Frigeni e Lia Corna, con Nicholas Fiorina e Giulia Todeschini, Bergamo 900 racconta vicende e figure del territorio nel loro incontro con la Grande Storia, quella di un secolo difficile e dibattuto, il cosiddetto «secolo breve», almeno secondo Eric Hobsbawm.

L’assessore alla Cultura Nadia Ghisalberti ha precisato: “Le discussioni su come musealizzare il Novecento sono molte: non è facile descrivere un secolo così complesso in un museo. La scelta è stata quella di partire dalle storie delle persone che si ricollegano alla storia del Paese. Entrando nel museo ci si sente parte di quella storia e si capisce quanto Bergamo sia stata all’altezza e anzi protagonista di certi cambiamenti in Italia».

La parola è poi passata ad Alfredo Gusmini, vicepresidente della Fondazione Banca Popolare di Bergamo che ha sostenuto la realizzazione del «cantiere» a partire dal 2017: «Emilio Moreschi e Roberta Frigeni sono venuti a illustrarci i programmi di lavoro e ci hanno trascinato in questa iniziativa con entusiasmo travolgente».

La Fondazione, nei suoi 30 anni di vita, ha partecipato a molteplici iniziative in collaborazione con il Comune di Bergamo, e Gusmini ne ha rievocato l’impronta culturale e il servizio alla storia di Bergamo e dei bergamaschi, portato avanti sempre con passione. I presenti all’inaugurazione, dopo il taglio del nastro, hanno partecipato all’apertura speciale e gratuita delle quattro sezioni del museo, seguendo il percorso che è stato spiegato in tutte le sue parti da Frigeni.

Si comincia da “I fatti”, dove il visitatore si immerge in un’installazione video che, tramite otto clip, illustra grandi snodi del Novecento, mostrando dinamiche e processi del secolo nel loro precipitato locale. Si continua con la sezione “I luoghi”, particolarmente apprezzata dal pubblico, in cui la storia parla attraverso la geografia: i visitatori, in 7 postazioni, possono servirsi di piccoli joystick per navigare nel territorio di ieri e oggi, esplorando 87 punti di interesse su una grande mappa interattiva di Bergamo (un vero divertimento anche per i più piccoli). La sezione più originale è forse “Le voci”: una stanza allestita grazie alla collaborazione di 98 enti presenta oggetti iconici, storicamente rilevanti, non senza sorprese. Tutti i box, inoltre, sono corredati da cornette.

Ad accompagnare i pezzi esposti, infatti, testimonianze orali d’eccezione: il visitatore ha la possibilità di “alzare il telefono” per ascoltare spot quali “L’aranciata esagerata”, ma anche le voci di protagonisti del Novecento in interviste di repertorio. Tra i più ricercati Walter Bonatti, Felice Gimondi, Giacomo Manzù, Ermanno Olmi.

Completa Bergamo 900 una linea del tempo lunga 22 metri che si snoda tra statistiche e immagini, attraverso cui scoprire i cambiamenti della “Vita” in città e provincia. A chiudere il percorso una postazione multimediale in cui gli anni tra il 1900 e il 1999 sono richiamati nelle prime pagine del nostro quotidiano: moltissimi i presenti che, mossi dalla curiosità, hanno scelto una data – significativa a livello personale o collettivo – per indagare i fatti riportati sul giornale in quel giorno. Bergamo 900? Un’esperienza che merita più di una visita.

Per informazioni e visite: www.museodellestorie.bergamo.it.

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