Festival di Sanremo Carlo Conti torna
al timone della manifestazione

IL DOPO AMADEUS. L’annuncio al Tg1: decisione unanime dei vertici Rai, che scelgono uno dei volti di punta per il doppio ruolo di conduttore e direttore artistico.

Se il buon giorno si vede dal Tg1 del mattino, ecco l’annuncio che mette in tranquillità gli italiani sul tema non proprio scottante della successione alla direzione artistica e alla conduzione del prossimo Festival della Canzone Italiana. Il «Sanremo 2025», e quello dopo, verranno condotti e diretti da Carlo Conti, il successore annunciato e più logico dopo le fortunate edizioni targate Amadeus.

A quanto comunicato, la scelta è nata per decisione unanime dei vertici aziendali della Rai: l’amministratore delegato Roberto Sergio, il direttore generale Giampaolo Rossi di concerto con il direttore Intrattenimento Prime Time Marcello Ciannamea. Per due anni consecutivi Conti sarà alla giuda del più importante evento multimediale organizzato dal servizio pubblico e dal Comune di Sanremo.

Sono cadute tutte le ipotesi avanzate sino a qualche giorno fa, compresa quella di una co-conduzione con Alessandro Cattelan. Per Conti inizia così un biennio di sfide che ha per obiettivo mantenere alte le sorti del Festival, continuando a promuovere e valorizzare le tendenze della musica italiana, le stesse che hanno permesso ad Ama di riavvicinare le case discografiche all’Ariston e le canzoni in gara alla radiofonia. Come direttore artistico Carlo Conti deve raccogliere il testimone del predecessore e al tempo riprendere il filo del discorso che aveva tenuto vivo dal 2015 al 2017. In quelle edizioni furono lanciati artisti che oggi sono protagonisti della scena musicale italiana.

Nel momento in cui la Rai accusa la sospensione decisa da Fiorello, la dipartita di Fazio prima, Amadeus poi, far tesoro delle risorse di casa è praticamente un obbligo. E Conti rappresenta senza ombra di dubbi una risorsa nazional popolare che va considerata anche alla luce dei continui successi raccolti sul campo delle sue trasmissioni: «Tale e quale Show», «I migliori anni», «Ieri e oggi». Carlo in Rai ha storia e solidità creativa, conosce la macchina del Festival, ha sempre tenuto buoni rapporti con artisti e discografici. Conosce molto bene la storia della musica italiana e gli è del tutto familiare l’ambiente radiofonico. Insomma, a tutti gli effetti sembra la persona giusta, al posto giusto, nel momento giusto.

Nel momento in cui la Rai accusa la sospensione decisa da Fiorello, la dipartita di Fazio prima, Amadeus poi, far tesoro delle risorse di casa è praticamente un obbligo. E Conti rappresenta senza ombra di dubbi una risorsa nazional popolare che va considerata anche alla luce dei continui successi raccolti sul campo delle sue trasmissioni.

Dopo le cinque edizioni consecutive dirette e condotte da Amadeus, in tandem con Fiorello, a Conti non resta che far da ponte verso un futuro che è tutto da inventare, ma certamente sarà in linea con il personaggio che il conduttore si è creato con grande misura e savoir-faire. Sul piano televisivo problemi non ce ne sono, semmai c’è da chiedersi quanto in questi anni Carlo sia rimasto al passo dei tempi musicali che non sono un granché, ma restano pur sempre quelli che il pubblico ha gettonato negli ultimi cinque anni di Festival. A fronte di Maneskin, Diodato e Pinguini, Ama ha portato all’Ariston il rap, la trap, l’urban, recentemente la dance, accanto a qualche classico. La canzone d’autore ha abitato qui per un po’, lasciando qualche segno. Ora si tratterà di vedere che succede. Il confronto con Amadeus farà da momento clou della prossima edizione del Festival numero 75.

Recentemente, in un’intervista a Repubblica Conti aveva lasciato intendere che qualche idea era già pronta, anche se ha fatto professione di umiltà dicendo: «Non so se ho ancora l’orecchio musicale giusto». Bisogna riconoscere ad Amadeus il merito di aver messo in sintonia il Festival di Sanremo con i tempi che corrono, belli o brutti che siano. Di certo Carlo Conti dovrà ripartire da quel dato.

«Torno a Sanremo dopo sette anni», spiega Conti dalla finestra del telegiornale. «Cercherò di riprendere quel lavoro fatto e portato avanti alla grande dalle due edizioni di Baglioni e alla grandissima dalle cinque di Amadeus. La musica come sempre al centro, quella attuale, che piace, speriamo di fare un bel lavoro e di continuare la meravigliosa tradizione di questo evento che mette tutti insieme, tutta la famiglia di fronte alla tv. Ho accettato grazie al grande affetto della nostra azienda, dall’amministratore delegato al direttore generale al direttore intrattenimento, fino alla signora delle pulizie, ai cameramen, ai tecnici, ho sentito questo tifo per me che mi ha fatto dire: torniamo».

Conti è consapevole del lavoro svolto da Ama nelle ultime edizioni del Festival. Proverà comunque a sottrarsi agli inevitabili paragoni. Nell’ambito dei corsi e ricorsi televisivi, Sanremo ha ripreso a respirare bene. Nei tre Festival condotti da Conti i risultati, al di là dello share, furono interessanti, Il Volo vinse nell’edizione 2015, l’anno dopo toccò agli Stadio, nel 2017 Fiorella Mannoia fu «gabbata» da «Occidentali’s Karma» di Gabbani, con la «scimmia» a cambiar tendenza alle coreografie festivaliere. Dopo Baglioni, che qualche rivoluzione d’autore mise in scena, Amadeus ha man mano cambiato le abitudini del Festival, conducendolo nel cuore di uno scenario musicale altro, confacente alle stagioni, alle mode musicali, ai giovani soprattutto. Lo standard del Festival è cresciuto in qualità omologata, sebbene non siano tante le belle canzoni che da lì sono esplose. È sempre stato così però e va detto che proprio da Sanremo son finiti alle stelle artisti come Vasco che un giorno potrebbe tornare, magari per un’ospitata di lusso. Se i Conti tornano chissà che non torni anche lui.

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