
Cultura e Spettacoli / Valle Seriana
Lunedì 06 Ottobre 2025
Gamec, una seconda casa sulle Orobie
«PENSARE COME UNA MONTAGNA». Inaugurato il nuovo bivacco Frattini a 2.250 metri, nel territorio di Valbondione nato in collaborazione con il Cai. «Non ospiterà mostre, ma ci ricorderà quello che abbiamo imparato dalle vette».
A conclusione del biennale delle Orobie, «Pensare come una montagna», la Gamec ha inaugurato ufficialmente la sua nuova sede in quota. Il nuovissimo bivacco Frattini, che ha sostituito la datata struttura di ricovero situata a quota 2.250 metri, sul territorio di Valbondione, è nato da una collaborazione tra la Galleria di arte moderna e contemporanea di Bergamo e la sezione del Cai di Bergamo. «Sarà il vero lascito, fisico, di questi due anni», ha fatto notare Lorenzo Giusti, direttore di Gamec, presente insieme alla presidente Simona Bonaldi, alla cerimonia di inaugurazione, che si è tenuta al vicino rifugio Longo.
Il nuovissimo bivacco Frattini, che ha sostituito la datata struttura di ricovero situata a quota 2.250 metri, sul territorio di Valbondione, è nato da una collaborazione tra la Galleria di arte moderna e contemporanea di Bergamo e la sezione del Cai di Bergamo
«Il primo bivacco Frattini era stato collocato qui nel 1970 - ha fatto notare Dario Nisoli, presidente del Cai Bergamo -. Dopo due anni era stato distrutto da una valanga, dunque nel 1975 era stato ricostruito, in un luogo leggermente distante. Le condizioni della vecchia struttura non erano più adeguate, era da cambiare».
La posizione della nuova struttura, che arriva dunque a cinquant’anni esatti dall’inaugurazione della precedente, rimane la medesima, sulla cresta che dal pizzo del Diavolo va al pizzo Tendina, sul lago seriano, collocato di fronte allo straordinario anfiteatro che si rivolge verso i giganti delle Orobie, Redorta, Scais e Coca. «Si tratta di una zona impervia, soprattutto in condizioni meteo avverse - ha aggiunto Nisoli -. Si trova sul sentiero delle Orobie orientali, a metà tra il rifugio Calvi e il rifugio Brunone».
L’esigenza del Cai di sostituire il vecchio bivacco in lamiera arancione ha trovato un interlocutore perfetto in Gamec, che desiderava portare sulle Orobie una nuova struttura, che potesse diventare, simbolicamente, una seconda casa della Galleria. «Non faremo qui mostre d’arte, il bivacco continuerà ad avere la funzione di presidio di emergenza - ha messo in evidenza Giusti -. Ma ci aiuterà a non dimenticare l’esperienza di questi due anni e tutto quello che noi abbiamo imparato dalla montagna, grazie all’incontro tra comunità, arte e territorio».
Tutti gli attori presenti hanno sottolineato l’efficacia della collaborazione tra i due enti, anche nella fase progettuale della struttura, che si caratterizza per «la leggerezza - ha detto Giusti -, con un intervento poco impattante a livello paesaggistico, ma anche nella scelta dei materiali». Tra le peculiarità del nuovo bivacco, il rivestimento interno a vista in sughero («che garantisce la coibentazione di tutta la struttura») e l’utilizzo di una tenda, griffata Ferrino, per il rivestimento esterno («che richiama la forma iconica delle tende canadesi e rende omaggio alla storia di questo luogo, grazie al colore simile all’arancione del vecchio Frattini»).
Otto posti letto
Grazie alla presenza di un tavolo mobile, il bivacco mantiene la disponibilità di otto posti letto. «Rimane un luogo essenziale di ricovero di emergenza», ha sottolineato anche il past president del Cai Bergamo, Paolo Valoti, che ha ricordato come «la realizzazione della struttura, frutto di una cordata multidisciplinare - partita dall’intuizione creativa di Gamec, che si è coniugata al volontariato qualificato del Cai -, potrà portare un rinforzo alla frequentazione consapevole dell’alta via delle Orobie».
Un concetto ribadito anche da Giusti: «Da parte nostra - ha sottolineato - sentiamo l’esigenza di promuovere la cultura in montagna, ma anche di non trasferire un messaggio sbagliato: la frequentazione delle terre alte deve essere sempre responsabile e consapevole. Proprio per questo abbiamo lavorato sempre con il Cai, che si occupa da tempo di promuovere una cultura corretta della montagna».
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