Giornata della Memoria: internati militari, una tragedia oscurata

In vendita con «L’Eco». Il libro di Silvia Pascale e Orlando Materassi racconta dei 650mila italiani che si rifiutarono di passare nella Rsi. Il racconto dal lager di un soldato: «Chi sono gli amici e i nemici? Ora sono il numero 137.260».

Giornata della Memoria: internati militari, una tragedia oscurata
Bari, 6 aprile 1941: Giacinto Tonellotto, in partenza per l’Albania, è il primo in alto a sinistra

«La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio […] “Giorno della Memoria”, al fine di ricordare la Shoah, le leggi razziali, […], gli italiani che hanno subito la deportazione, la prigionia, la morte». Dunque, non «solo» la Shoah, come, de facto, nelle scuole, in tv, sui giornali, è sempre, praticamente, avvenuto: «È passata una generale idea da parte delle istituzioni che il 27 gennaio si dovesse celebrare soltanto il ricordo della Shoah». Per certi versi anche comprensibilmente, lo sterminio del popolo ebraico ha oscurato la deportazione, la prigionia, le sofferenze, la morte di tanti Internati militari italiani (Imi). Circa 650 mila effettivi del Regio Esercito, cioè, tra ufficiali, sottufficiali, soldati, che, dopo la tragedia dell’8 settembre, si rifiutarono di arruolarsi nei ranghi della Rsi o dell’esercito tedesco.

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