
(Foto di Ansa)
IL RICORDO. La vacanza a Moio de’ Calvi nel 1967. Roby Facchinetti: «Quando lo invitai per Nepios disse subito di sì». Giorgio Gori: affettuoso e serio sul lavoro.
La notizia è arrivata nella serata di sabato 16 agosto da Roma: Pippo Baudo non c’è più. Se n’è andato a 89 anni quello che tutti hanno sempre chiamato, con affetto e un pizzico di riverenza, «Super Pippo». Il volto che ha segnato la storia della televisione italiana, l’uomo che più di ogni altro ha saputo tenere insieme spettacolo, musica, ironia, cultura popolare e rigore. Baudo è stato tante cose: il conduttore dei record con i suoi tredici Festival di Sanremo, l’inventore di format indimenticabili, il talent scout che ha lanciato carriere. Ma è stato anche, semplicemente, una presenza costante nelle case degli italiani. La sua voce e il suo sorriso sono state la colonna sonora di tante domeniche italiane, dei grandi sabati sera davanti al televisore, delle canzoni che hanno fatto la storia.
Sarà il Teatro delle Vittorie, uno dei luoghi che lo hanno visto tante volte protagonista, ad accogliere il feretro di Pippo Baudo per un ultimo saluto da parte del pubblico che lo ha tanto amato nel corso della sua sessantennale ed eccezionale carriera. Con questo tributo, voluto dai vertici Rai in accordo con i suoi famigliari, sono anche stati stabiliti gli orari di apertura della camera ardente: dalle 10 di lunedì 18 agosto fino alle 20 (salvo prolungarsi per permettere alle persone ancora in fila di accedere); dalle 9 fino alle 12 di martedì 19 agosto. I funerali si terranno nella sua amata Militello Val di Catania, il 20 agosto alle ore 16 nella Chiesa di Santa Maria della Stella
Eppure, dietro al gigante della tv, c’era anche un uomo che amava tante cose, persone e città nel suo vissuto personale. Tra queste, c’era anche Bergamo, con cui aveva intrecciato un rapporto sincero e di grande affetto.
Nel 2017 non resistette alla curiosità di assistere dal vivo a una partita dell’Atalanta, immergendosi nel calore del tifo nerazzurro. Ma soprattutto, negli anni fu presentatore delle edizioni di una delle serate più speciali organizzate in città: il Gran Galà della Solidarietà di Nepios, con la direzione artistica di Roby Facchinetti, per sostenere iniziative benefiche nella città di Bergamo. In particolare, condusse la serata del 2013 al Teatro Donizetti, al fianco di Serena Autieri, prestando la sua voce, la sua eleganza e il suo carisma a una causa benefica, confermando che dietro al grande presentatore c’era anche un uomo di cuore. «Quando lo invitai al Donizetti – ricorda con commozione Roby Facchinetti – disse subito di sì. Era un uomo dalla grande generosità. Amava molto Bergamo, aveva un particolare affetto. Con i Pooh ha avuto sempre un rapporto fantastico: ci invitava in tutte le sue trasmissioni. Ci dispiace solo non aver vinto Sanremo l’anno che presentava lui. Sarebbe stata la ciliegina sulla torta. Con lui se ne va la televisione italiana. Credo che tutto il suo pubblico oggi sia profondamente commosso. È stato l’uomo più amato della televisione».
A ricordarlo con affetto c’è anche Tullia Vecchi, presidente di Nepios, che lo descrive così: «Era un bravissimo pianista, presentatore, cantava canzoni in napoletano, suonava tutte le musiche. Era il numero uno. Persona eccezionale. Sapeva di tutto. Conosceva tutte le canzoni di Dalla, dei Pooh... Mi dispiace molto della sua morte».
E poi c’è la voce dell’ex sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, che con Pippo ha condiviso un tratto di strada nella televisione: «L’ho conosciuto negli anni di Mediaset, quando arrivò nel 1987. Abbiamo fatto tanti programmi insieme e siamo diventati amici. È venuto anche a cena a casa mia a Bergamo. Era affettuoso, ma serissimo sul lavoro, come tutta quella generazione (Mike, Corrado, Sandra e Raimondo) che sapeva fare le cose bene. Oggi la televisione è cambiata, il pubblico ama l’improvvisazione e la diretta. Ai suoi tempi i programmi erano costruiti, studiati nei dettagli. Era un maestro. L’ho sentito non molto tempo fa e purtroppo l’ho trovato affaticato. Mancherà a tutti».
Ricordare Baudo significa raccontare un pezzo dell’Italia stessa. Dalla Sicilia alle luci di Sanremo, dai palcoscenici di «Fantastico» alle mille canzoni presentate con garbo e competenza, fino agli applausi calorosi del Teatro Donizetti. Una curiosità: nel 1967 era in vacanza a Moio de’ Calvi, pronto a posare per una foto ricordo con i giovani di allora all’albergo «Panoramico». Bergamo lo ha conosciuto come artista e come uomo, e ora lo piange con affetto. Se ne va un simbolo, resta l’eredità di un modo di fare televisione che oggi sembra lontano, fatto di studio, passione e professionalità. Ma resta soprattutto la memoria di un uomo che amava la vita, la musica, le persone. E che sapeva arrivare al cuore di tutti.
© RIPRODUZIONE RISERVATA