Il Teatro Donizetti «chiama» la città: «Uniamo le forze per la cultura»

LA CAMPAGNA DI MECENATISMO. Si rinnova il progetto «Ambasciatori» del compositore. L’invito a sostenere le attività della Fondazione. Il sindaco: insieme si sono fatte grandi cose.

«Teatro Donizetti, l’industria culturale al centro di Bergamo». La Fondazione Teatro Donizetti chiama a raccolta gli «ambasciatori di Donizetti» per rinnovare la membership annuale a sostegno alla Fondazione Teatro Donizetti. Sono previsti 74 posti, uno in più delle 73 opere fin qui assegnate a Gaetano Donizetti. Membri con caratura e peso diversi a seconda del sostegno. Settantatre erano anche i palloncini giallo-rossi con altrettante etichette, che ogni imprenditore ha scelto. Cristina Parodi ha scelto «Chiara e Serafina», Giorgio Gori ha preso «Devereux».

Un solo ambasciatore è «Maestro», la figura ideale a cui si ispirano gli altri mecenati, disposto a versare 100mila euro. A scendere ci sono tre ambasciatori – «Capolavori», disposti a versare per la crescita oltre 50mila euro: hanno una funzione di «advisory» per migliorare costantemente i rapporti tra Fondazione e altri donatori, consigliando strategie di comunicazione. Fino a 20 ambasciatori saranno «Pietre miliari» (che verseranno tra 21mila e 50mila), cui spetta di suggerire azioni da intraprendere. E infine gli ambasciatori «Rarità», (fino a 50 ambasciatori, disposti a dare da 10 a 20mila euro), «fondamenta del progetto». Un progetto illustrato da Riccardo Tovalieri e Andrea Compagnucci, responsabili fundraising e marketing della fondazione.

Ieri sera questa comunità ideale è stata chiamata sul palcoscenico del Donizetti, seduti per un gioco di parti rovesciato: sotto i riflettori c’erano gli imprenditori, i mecenati e i rappresentanti delle realtà che hanno sostenuto in questi anni le attività della cultura teatrale. Per dire che i protagonisti di questi anni di vita sempre più ricca e riconosciuta (con numerosi premi internazionali e nazionali) della Fondazione Teatro Donizetti, sia pur dietro le quinte, sono loro. I numeri di Bergamo e dei suoi teatri - freschi di nomina ministeriale come monumento nazionale (il Donizetti, il Sociale e i Filodrammatici di Treviglio) - sono da record. Per la cultura a Bergamo si investe in Art Bonus (lo strumento governativo per favorire il sostegno dei privati al finanziamento della cultura, con agevolazioni fiscali del 65% in tre anni) dieci volte di più della media nazionale.

Nell’ultimo decennio a Bergamo sono stati raccolti oltre 15 milioni (soprattutto in Art Bonus) con un costante aumento annuale. Di questi, 9,6 milioni sono stati destinati al restauro del teatro stesso, mentre circa 5,5 milioni sono andati all’attività artistica, alla didattica e ricerca: 17.850 studenti seguono gli spettacoli dei vari cartelloni, oltre 3.500 sono impegnati nei percorsi formativi ed educativi. Un risultato raggiunto dalla Fondazione Teatro Donizetti con una struttura dedicata, che ha pochissimi uguali in Italia. La richiesta di prosa, con serate sempre a teatro completo – il direttore generale Massimo Boffelli ha annunciato che saranno aumentate le serate il prossimo anno - del jazz, e i numeri complessivi sono eloquenti: oltre 60.000 spettatori annuali e 6.000 abbonati della Stagione dei Teatri, oltre 13.000 spettatori annuali (di cui il 40% da 26 paesi esteri) del Donizetti Opera, oltre 11.000 spettatori annuali (di cui il 15% da 18 paesi esteri) del Bergamo Jazz e anche dagli oltre 5.000 spettatori annuali della Donizetti Opera Tube (la web tv del festival donizettiano creata nel 2020).

Il sindaco Giorgio Gori ha ricordato come i dieci anni di Fondazione Teatro Donizetti hanno costruito le loro fortune sull’equilibrato contributo di pubblico e privato: «Mettere insieme le forze ha permesso di fare grandi cose, non solo la ristrutturazione, ma restituire a Gaetano Donizetti il ruolo identitario», dapprima più riconosciuto «all’estero che tra i bergamaschi». Operazione realizzata pienamente con la direzione artistica di Francesco Micheli. Il primo cittadino ha ringraziato in particolare «il grande capitano» Giorgio Berta, presidente della Fondazione fin dai primi passi. Berta ha ricordato le fatiche e i successi ottenuti passo dopo passo per «fare del teatro un centro di aggregazione culturale, con ampliamento di spazi e tempi di apertura, da 5 mesi prima del restauro a 12 mesi». Da ultimo Alberto Mattioli, drammaturgo della Fondazione ha spiegato perché l’opera lirica merita sostegno: «È l’Italia nel mondo, è la nostra identità di italiani: il primo spettacolo globale e multimediale, che l’Italia ha inventato, il più complicato che esista al mondo, una macchina molto costosa. Ma parla della nostra lingua nel mondo più di Dante o Leopardi. Donizetti vanta 350 rappresentazioni al mondo ogni anno: non c’è nessuno più bergamasco di Gaetano».

© RIPRODUZIONE RISERVATA