(Foto di Frau)
L’ADDIO. Aveva 91 anni, un malore a casa. L’Italia perde un’icona della musica italiana e una donna ironica che fino alla fine ha saputo raccontarsi e raccontare la vita. Amatissima a Bergamo dove si esibì in numerosi concerti.
Milano
Lutto nel mondo della musica italiana. Ornella Vanoni è morta venerdì sera 21 novembe a 91 ann. Un vero mito della canzone, rinato ultimamente anche grazie alla presenza della grande interprete in programmi tv come «Che tempo che fa».
Vanoni avrebbe avuto un malore nella sua casa di Milano. Tanti i messaggi di cordoglio sul web.«L’Italia perde una delle sue artiste più originali e raffinate», ha commentato il ministro Giuli.
Bergamo la ricorda con affetto: si esibì negli anni Settanta a Dalmine al Bobadilla di Benvenuto Maffioletti, con Albertazzi a teatro, al Donizetti, per «Commedia d’amore» di Bernard Slade: era il 1987. E poi i concerti, sempre facendo il tutto esaurito al Tetaro Nuovo nel 1999, al Donizetti come al Creberg: ospite del Gran Galà del Donizetti nel 2012 (quando fu anche premiata per la partecipazione e il loro personale sostegno alla manifestazione di spettacolo e solidarietà), cantò l’ultima volta a Bergamo al Creberg Teatro il 7 novembre 2014 con in «Un filo di trucco un filo di tacco...» ultimo tour. Nel 2005 duettò anche con Gino Paoli, al Donizetti si esibì anche nel 2002, in un recital di grande successo, momento privilegiato d’incontro tra voce, canzoni, pubblico attento e appassionato. Sempre con la stessa formula che l’ha vista fino a pochi giorni fa sulla poltrona di «Che tempo che fa» con Fabio Fazio: la voglia, la pazzia, l’incoscienza e l’allegria di andare incontro al passato con la leggerezza dei ricordi migliori.
Nata a Milano, considerata tra le maggiori interpreti della musica leggera italiana, è stata una delle artiste italiane dalla carriera più longeva. Inizia a lavorare nel 1956 (come attrice in «Sei personaggi in cerca d’autore» di Luigi Pirandello dopo avere studiato all’Accademia di arte drammatica» del Piccolo Teatro di Giorgio Strehler del quale è diventata allieva prediletta e compagna). Nel 1957 il debutto canoro con le «canzoni della mala», brani che traggono spunto da antiche ballate dialettali e raccontano storie di poliziotti e malfattori. Dopo gli esordi, il suo stile interpretativo unico e sofisticato le consente di attraversare un repertorio che comprende il pop d’autore, la bossa nova (da ricordare l’album «La voglia la pazzia l’incoscienza l’allegria» realizzato con Toquinho e Vinicius de Moraes) e il jazz che la porta a collaborare con musicisti del calibro di George Benson, Michael Brecker e Randy Brecker, solo per citarne alcuni. E a vendere oltre 55 milioni di dischi con i suoi 112 lavori pubblicati, tra album, EP e raccolte, con autori che portano il nome di Dario Fo, Paolo Conte, Fabrizio De Andrè, Ivano Fossati, Lucio Dalla, Franco Califano, Mogol, Renato Zero e Riccardo Cocciante.
Poi c’è la televisione, che vede la Vanoni impegnata negli anni come conduttrice, prima donna o ospite fissa: da «Giardino d’inverno» a «Studio Uno», da «Senza rete» a «Serata d’onore», da Fatti e fattacci» a «Risatissima». E’ anche giudice in «Star Academy» e «Amici Celebrities». Nella carriera sessantennale non manca nemmeno il cinema dal primo «Romolo e Remo» di Sergio Corbucci del 1961 all’ultimo «7 donne e un mistero» di Alessandro Genovesi del 2021. L’abbiamo vista anche nello sceneggiato «Il mulino del Po» di Sandro Bolchi e, in un cameo, nella fiction di Rai1 «La Compagnia del Cigno» di Ivan Cotroneo. Tra i premi assegnati a Ornella Vanoni ce ne sono tre del Club Tenco (due Premi e una Targa) e due volte il Premio Lunezia.
Nel 1960 Vanoni incontra Gino Paoli con il quale nasce un’intensa stria d’amore che va di pari passo con la collaborazione artistica: basti citare l’indimenticabile «Senza fine». Nonostante l’amore per Paoli, la cantante sposa l’impresario teatrale Lucio Ardenzi da cui si separa ancor prima che nasca il figlio Cristiano. Non a caso, il suo primo 45 giri di grande successo commerciali è «Cercami» dedicata proprio a Paoli. Mentre prosegue anche l’impegno teatrale (tra gli altri, è Rosetta in «Rugantino» di Garinei e Giovannini), arriva la prima (di otto) partecipazione al Festival di Sanremo: nel 1965, con «Abbracciami forte». Seguono quelle nel 1966 (”Io ti darò di più”), nel 1967 (”La musica è finita”), nel 1968 (”Casa bianca”), nel 1970 (”Eternità”), nel 1989 (”Io come farò”), nel 1999 (”Alberi», con Enzo Gragnaniello) e nel 2018 (”Imparare ad amarsi», con Bungaro e Pacifico).
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