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Domenica 17 Agosto 2025
Massimo Boldi: «Io al Food Film Fest per raccontarvi i miei cinepanettoni»
L’INTERVISTA. L’attore ospite al festival che coniuga cinema e cibo il 23 agosto: «Polenta e osei il mio piatto preferito».
«Il mio piatto preferito? Polenta e osei!»: parola di Massimo Boldi. Un’ottantina di film all’attivo (di cui nove anche come produttore), più di settanta milioni di biglietti venduti, undici Telegatti, venti Biglietti d’Oro, un David di Donatello: Massimo Boldi è sicuramente uno dei protagonisti assoluti della commedia italiana.
In coppia con Christian De Sica, è stato il protagonista di una serie di film di quel filone che è stato definito il «cinepanettone». Nel 2016 ha pubblicato con la figlia Marta la biografia «Le mie tre vite» (Piemme) in cui racconta la sua storia personale e professionale.
Massimo Boldi – attore, comico, cabarettista, produttore cinematografico, musicista - sarà ospite sabato 23 agosto (ore 20) di Food Film Fest – Cinema & Cibo Film Festival, la manifestazione diretta da Luca Cavadini, organizzata dall’Associazione Culturale Art Maiora e dalla Camera di Commercio di Bergamo che si svolge dal 20 al 23 agosto in piazza Mascheroni in Città Alta (ingresso libero e gratuito a tutte le proiezione e le iniziative. Info: www.foodfilmfestbergamo.it) che dedica una serata evento a Massimo Boldi che ha per tema proprio il Cinepanettone del quale l’attore parlerà in dialogo con Luca Tiraboschi, già direttore di Rete a Mediaset.
Massimo Boldi sabato 23 agosto sarà ospite del Food Film Fest in una serata evento per celebrare il Cinepanettone. Ecco, se le diciamo «Cinepanettone» qual è la prima cosa che le viene in mente?
«Un’epoca straordinaria creata per caso dal sottoscritto, dal mio ex socio Christian De Sica e dal produttore Aurelio De Laurentiis».
Lei dice ex socio ma adesso siete tornati soci.
«No, no, noi non siamo mai stati una coppia fissa. Ho fatto coppia con tanti altri artisti: con Teo Teocoli con cui ho iniziato, Biagio Izzo, Vincenzo Salemme».
Tornando al Cinepanettone, ci ricordi un po’ gli inizi di questa avventura.
«Inizia alla fine degli anni Settanta quando frequentavo i locali della Roma by night, il Piper per esempio dove si suonava e si ballava. Lì incontrammo, io e Christian De Sica che nel frattempo avevo conosciuto qualche tempo prima, il regista Sergio Corbucci che ci fa: “aho, ma voi siete du’ str… perché tu sei milanese, tu sei romano, ma, scusate, se ve mettete insieme voi state a sbrogoglià tutto il cinema”. Da quella che sembrava una battuta è saltata fuori l’idea».
«Mi sono inventato mezzo film mentre percorrevo l’autostrada Roma Civitavecchia, tutto al momento»
Si ricorda di qualche episodio particolarmente divertente?
«Ne ho fatti talmente tanti… quello che mi viene spontaneo ricordare è “Fratelli d’Italia”, che non è il partito politico, ma il titolo del film a episodi diretto da Neri Parenti: tre episodi interpretati da me, Christian De Sica e Jerry Calà che si univano poi alla fine. Lì mi sono inventato mezzo film mentre percorrevo l’autostrada Roma Civitavecchia, tutto al momento».
La serata a cui parteciperà è inserita, come dicevamo, nel programma di Food Film Fest, un Festival dedicato al rapporto tra cinema e cibo. Qual è il suo rapporto col cibo: è una buona forchetta?
«Una buona forchetta, ma purtroppo non sono più un giovanotto».
Qual è il suo piatto preferito?
«Polenta e osei».
«Mario Vigorone che prepara il minestrone» diceva un suo celebre personaggio televisivo. E poi aggiungeva «so’ contrario alla pentola a pressione». Il minestrone le piace?
«Certo, il minestrone mi piace, freddo però».
Ed è sempre contrario alla pentola a pressione?
«Sempre contrario ».
Come nascevano questi tormentoni?
«Per pura improvvisazione, nascono così, magari le sento dai bambini e io le becco subito: te capì?».
Invece il personaggio forse più famoso della sua galleria, Max Cipollino, come è nato?
«Cipollino è un personaggio, come è stato anche per i grandi comici, che ci si mette accanto e che ce lo si tiene stretto per non perderlo ».
Torna a Bergamo, è contento?
«Sì, sono molto contento ma ne approfitto perché vorrei lanciare una petizione per fare un monumento all’ex batterista dei Pooh, che è un bergamasco anche se non è bergamasco».
Lei stesso ha suonato la batteria per molti anni.
«Ma la suono ancora…».
Quando suonava, con il suo complesso vi esibivate al Derby, il celebre club milanese dove è praticamente nato il cabaret. Si racconta che lei durante le pause faceva ridere tutti e una sera qualcuno le ha detto «perché non fai il cretino sul palco?». E da lì sarebbe nata la sua carriera di cabarettista. È vero?
«Sì, sì, ma perché la maggior parte dei comici o tali sono quelli che fanno le imitazioni. Quando cominci a imitare un personaggio lo esageri e poi piace ».
Che anni erano quelli del Derby?
«Fine anni Settanta, tanto è vero che poi insieme a Teo Teocoli, su richiesta di Renzo Villa e Beppe Recchia, abbiamo fatto “Non lo sapessi ma lo so ».
Erano gli albori delle televisioni private, che differenza c’è tra la televisione di allora e quella di oggi? Cos’è cambiato? Forse tutto.
«È cambiato tanto. La televisione era, dico era, un mezzo di svago, di divertimento e di informazione che aveva un suo peso importante. Piano piano è diventata un business».
E del cinema italiano di oggi cosa ne pensa?
«Il cinema è la mia vera disperazione».
Ma sta lavorando? Ha in mente qualche progetto?
«Certo che ho in mente qualche cosa, sì, sì, ho in mente e farò qualche cosa di straordinario».
Dobbiamo solo aspettare allora.
«Sì perché ci vuole pazienza».
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