Medley e cover, interpretazioni di spessore per una serata di emozioni

IL COMMENTO. La canzone italiana venerdì sera a Sanremo è stata sontuosamente celebrata: 30 interpretazioni di spessore, autori entrati nella storia della musica dello Stivale (e oltre), arrangiamenti orchestrati a puntino e soprattutto una pioggia di emozioni.

Sinceramente… per usare un avverbio che non va inteso come un’indicazione di televoto, il Festival della canzone potrebbe chiudere qui. La canzone italiana ieri sera a Sanremo è stata sontuosamente celebrata: 30 interpretazioni di spessore, autori entrati nella storia della musica dello Stivale (e oltre), arrangiamenti orchestrati a puntino per valorizzare al massimo le voci nuove e quelle rodate e soprattutto una pioggia di emozioni. Per motivi diversi.

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La serata è partita con la tenerezza di Sangiovanni e Aitana ed è terminata in una fragorosa «fiesta» con i medley di Fred De Palma (da rivedere il suo freestyle con dedica) insieme gli Eiffel 65 e dei due incontenibili Renga e Nek, che hanno scatenato la platea dell’Ariston all’1,30 di notte suonata.

Una lunga carrellata di canzoni, ad un ritmo serratissimo che soltanto il macchinista Amadeus è riuscito a tenere sui binari con le dovute fermate. Naturalmente con l’ausilio di una spumeggiante Lorella Cuccarini, che sembra aver beneficiato di una forma personale della teoria della relatività sullo scorrere del tempo.

Il tempo, il confronto tra passato e presente, è stata una delle chiavi della serata dedicata alle reinterpretazioni di brani divenuti classici: si sono ascoltati Dalla, De André, Venditti, i Queen e gli Eurythmics. Tante esibizioni arricchite da coreografie spettacolari e abbinamenti dagli esiti sorprendenti. Tra questi il «duo» Roberto Vecchioni e Alfa: il professore e l’allievo, un dialogo generazionale sulle note di «Sogna ragazzo sogna». Due personalità distanti per esperienze e saperi, distinte per linguaggi e gusti, che si ritrovano sull’onda di un sogno musicale.

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Abbinamenti simili hanno prodotto versioni di grande intensità, come il duetto di Cocciante e Irama per «Quando finisce un amore», artisti sulla stessa lunghezza d’onda nell’esprimere le profondità di un sentimento. Oppure performance di pura godibilità, come quella dei Bnkr44 e Pino d’Angiò, dei Ricchi e Poveri con Paola e Chiara, dei La Sad con la Rettore e di Big Mama con Gaia, La Nina e Sissi.

Una menzione speciale va alla «Rondine» cantata da Angelina Mango, una canzone scritta da suo padre scomparso nel 2014: una vibrante poesia sul timore per un addio inevitabile che ha tolto il fiato agli spettatori dell’Ariston.

Molti applausi anche per «L’italiano vero» messo in scena da Ghali, un percorso di identità che rimbalzano attaverso il Mediterraneo per raggiungere il cuore dell’italianità celebrata dal brano di Toto Cutugno.

La maratona si è conclusa con i risultati del voto: primo Geolier con Guè, Luché e Gigi D’Alessio, seconda Angelina Mango, terza Annalisa (accompagnata da una possente Rappresentante di lista), quarto Ghali e infine Alfa con Vecchioni.

Il pubblico dell’Ariston non ha gradito e lo ha sottolineato rumorosamente. Il bis di Geolier è partito in salita, ma parso più convincente, migliore della «prima». Facile cantare quando sei sollevato dagli applausi e i cori ti sostengono la voce. Geolier qui ha dato prova di una bella prova di carattere e orgoglio per la propria identità, cantando senza timori reverenziali per la platea sanremese.

Stasera il Festival arriva al capolinea: si aprono le urne per decretare il vincitore dell’edizione numero 74. È il caso di dire vinca chi vi pare - dati di ascolto alla mano - la canzone italiana ha già ritirato il suo trofeo.

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