Pensare come una montagna, Gamec spiega le vele della creatività

ARTE. Nella sede in città e nei paesi sono state inaugurate le opere realizzate da artisti internazionali in relazione con le comunità locali. Da «Ten» dell’Atelier dell’Errore alle «carriole» di Cruzvillegas alla Fondazione Dalmine lampi di colore e prospettive sorprendenti.

Bergamo

Si è aperto il 4 ottobre il quinto e ultimo ciclo di Pensare come una montagna - Il Biennale delle Orobie, il programma della Gamec - che, sotto la direzione artistica di Lorenzo Giusti, coinvolge le comunità del territorio e vede la partecipazione di artisti internazionali. In Gamec è stata presentata «Ten», la mostra antologica del collettivo Atelier dell’Errore che raccoglie alcune tra le opere più significative dei loro primi dieci anni, quando, nel 2015, il laboratorio di arti visive dedicato ai bambini neuro-divergenti fondato dall’artista bergamasco Luca Santiago Mora nel 2002 si è costituito come collettivo dedito alla pratica artistica e performativa.

Il quinto ciclo

«Questo quinto ciclo - afferma Lorenzo Giusti, direttore di Gamec - vede opere di grandi artisti in Val Taleggio, in Val Brembilla, ad Almenno San Bartolomeo, ad Astino e in Gamec con la mostra antologica di Atelier dell’Errore, collettivo straordinario di artisti visionari e creativi coordinati da Luca Santiago Mora. Questo è tutto dentro il quadro di Pensare come una Montagna, percorso iniziato due anni fa e che si concluderà all’inizio del 2026».

Nello Spazio Zero

La mostra di Atelier dell’Errore si articola tra lo Spazio Zero di Gamec— dove è esposta una nuova importante serie dedicata al tema della sessualità — e le sale della Collezione del museo, seguendo un percorso non cronologico che ripercorre i momenti chiave della loro ricerca artistica. «L’immensa opera che si trova nello Spazio Zero - afferma Luca Santiago Mora - è una vela all’interno della quale è stata inserita l’opera, disegnata e creata con coperte da soccorso, che ha veleggiato per due stagioni». Nella galleria anche l’opera pittorica di Pedro Vaz, ispirata al paesaggio montano dell’Alta Via delle Orobie Bergamasche e sviluppata dopo un’esperienza di trekking in cui è raffigurata una veduta della Presolana. Alla presentazione sono intervenuti il vicesindaco Sergio Gandi e la presidente di Gamec, Simona Bonaldi.

Un mosaico diffuso di opere

Il mosaico di opere di «Pensare come una montagna» è diffuso nel territorio con diversi significati: in Val Brembilla, l’installazione «Graces for Gerosa» ideata dall’artista sudafricana Bianca Bondi per la chiesa di Santa Maria in Montanis a Gerosa ora sconsacrata è un progetto che coinvolge la comunità della valle e combina metodi alchemici e sperimentazione su materiali che favoriscono mutazioni tra gli elementi. È in Val Taleggio la scultura di Gaia Fugazza, in collaborazione con NAHR – Nature, Art & Habitat Residency: una figura femminile sulle cui braccia crescono piccoli esseri umani che la donna-madre trasporta facendosi carico del loro peso. Ad Almenno San Bartolomeo, Agnese Galiotto, in collaborazione con il comune del paese, ha realizzato un affresco dipinto sul muro di un’abitazione che raffigura uno stormo di uccelli riprendendo, così, il tema della relazione tra esseri umani e uccelli. Nella Valle della Biodiversità di Astino, in collaborazione con l’Orto Botanico «Lorenzo Rota» di Bergamo, l’artista spagnola Asunción Molinos Gordo sviluppa il workshop artistico-partecipativo «Crops are not Orphans» che, a partire dall’archivio dei semi custodito dall’Orto propone una riflessione collettiva sulla capacità dei semi di generare legami affettivi e alimentare un senso di appartenenza.

Comunità e ambiente

In Fondazione Dalmine svetta l’installazione dell’artista messicano Abraham Cruzvillegas, legata a «Pensare come una montagna – Il Biennale delle Orobie», il programma della Gamec che mette in relazione le comunità locali e artisti internazionali. «Avviamo le nostre attività autunnali - ha dichiarato Manuel Tonolini, direttore di Fondazione Dalmine - con l’opera di Cruzvillegas che in sé racchiude tante riflessioni che ci piacciono: il riuso dei materiali, il lavoro, la relazione fra industria, comunità e ambiente».

L’immaginario industriale

Quella di Cruzvillegas è un’installazione site-specific, un progetto partecipativo che coinvolge la comunità dalminese e diverse associazioni del territorio. L’opera infatti è composta da tre tubi in acciaio e da oggetti di lavoro donati da tre cooperative locali: Sogno, Solidarietà e Oasi Picchio Verde. Un dialogo tra ambiente naturale, attività agricola e industriale che vuole proporre, con ironia, una riflessione sui temi del lavoro e le idee di progresso legate all’immaginario industriale. L’opera è un assemblaggio di oggetti agricoli e materiali di scarto provenienti dal contesto industriale di TenarisDalmine: tre carriole svettano su altrettanti tubi d’acciaio come bandiere improvvisate dipinte con i tradizionali colori dell’artista: smalti rosa e vernici verdi. A dare vita all’opera, il talento del musicista e performer Dudù Kouate che con percussioni e oggetti comuni ha unito la sfera industriale a quella naturale dimostrando come ci si possa relazionare in tanti modi diversi con l’installazione. L’opera è visitabile fino a gennaio 2026, data di chiusura del quinto ciclo del progetto Pensare Come una Montagna, nelle date pubblicate sul sito www.fondazionedalmine.org.

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