«Suono Schumann e Brahms, melodia e armonia all’organo»- La diretta su Youtube

DAVID BRIGGS. Venerdì sera al Festival Organistico in Santa Maria Maggiore il concerto del musicista angloamericano.

Ultima serata, sinfonico-pirotecnica, per il Festival Organistico Internazionale «Città di Bergamo». Stasera (alle 21, ingresso libero) nella Basilica di Santa Maria Maggiore è atteso l’organista anglo statunitense David Briggs per un concerto «sinfonico» a tutti gli effetti. Inglese ma da vent’anni Artist-in-Residence a New York nella Cattedrale di St. John the Divine, Briggs è noto per la sua capacità comunicativa, come interprete e come divulgatore. Sul monumentale organo Vegezzi-Bossi 1915 presenterà le proprie trascrizioni di due grandi Sinfonie orchestrali romantiche: la Sinfonia n.1 di Johannes Brahms e la «Renana» di Robert Schumann. «Una sfida inedita, unica - specifica il direttore artistico Fabio Galessi - progettata appositamente per celebrare l’anno di Bergamo-Brescia Capitale Italiana della Cultura». Come nei cinque concerti precedenti è prevista la diretta del concerto in streaming sul canale Youtube.

Il concerto, parte del progetto «Bergamo-Brescia, Città degli Organi», verrà replicato con programma diverso a Brescia domenica presso la Chiesa di Santa Maria della Pace, sull’organo Amati-Tamburini 1854-1972).

Come nato il suo incontro con l’organo?

«Nella mia famiglia mio nonno era un famoso organista e il mio ricordo personale era quando stavo al fianco del nonno, a sei anni. Poi sono diventato un giovane corista della Cattedrale e anche lì avevo a che fare con lo strumento. Da lì è nato il mio innamoramento. Poi ho studiato al Kings College di Londra. Dopo Cambridge sono andato a studiare a Parigi, con Jean Langlais. Da giovane facevo anche il pilota di piccoli aerei, ma poi ho lasciato quando, 22 anni fa, mi sono trasferito in America».

C’è un altro strumento che le piacerebbe studiare?

«Studierei viola se avessi un’altra vita. In realtà ho studiato la viola e sono stato violista per 15 anni nell’orchestra giovanile inglese. Dico la viola perché mi piace la musica sinfonica, da Brahms a Ravel, da Sostakovich a Mahler. Per me è il miglior strumento ad arco: sta nel mezzo dell’armonia. Non devi affaticarti in alto, all’acuto o scendere negli scantinati».

Cosa ricorda come davvero significativo, incisivo, tra gli insegnamenti che ha ricevuto?

«Le lezioni di Langlais per due motivi. Il primo è perché mi ha insegnato la fluidità, l’espressività. Prima ero molto quadrato nell’approccio. E la seconda cosa, Langlais era un genio nell’insegnare l’improvvisazione: nell’istante in cui lui insegnava, imparavi composizione, la forma, il contrappunto, la fuga, l’armonia... e tutto questo durante le lezioni di improvvisazione».

Cosa pensa della composizione? Anche guardando alla realtà, così frammentata tra tanti generi e sottogeneri della musica oggi…

«Io ho cominciato a comporre a trent’anni, prima improvvisavo soltanto. Adesso sono molto impegnato nella composizione. Oggi, ad esempio, ho lavorato all’organo in basilica 5 ore, poi ho composto 3 ore in albergo. Io credo che la miglior cosa della musica sia ancora l’armonia. Molti compositori lavorano più sull’effetto, sull’impressione che la musica può suscitare. Ma oggi come ieri è importante scrivere dei bei temi: occorre una bella melodia e una bella armonia. Ho cominciato a scrivere la mia musica 16 anni fa. Alcuni dicevano che era musica francese, ma non sa saprei dire altro se non che mi piace Debussy, Ravel, Poulenc, Messiaen. Mi considero vicino agli impressionisti francesi».

Trascrizione e improvvisazione. Quali differenze ci sono?

«Quando trascrivi per l’organo devi immaginare un nuovo linguaggio, devi cambiare idioma se vuoi che abba successo la trascrizione. Anche Bach, il primo che ha trascritto inaugurando una lunga tradizione ha seguito questa strada. È stata una pratica diffusa nel XIX secolo, soprattutto nei paesi anglosassoni. Molti hanno trascritto musica orchestrale all’organo. Per me l’improvvisazione è il modo più naturale per fare musica. È un regalo, un esercizio, come nella composizione. Devi allenarti. Una buona improvvisazione deve sembrare una composizione con una forma ben precisa. La differenza è che sei ispirato dal publico, sei calato nel contesto del momento, sei stimolato dall’attimo presente. Diverso è il comporre, che ti permette di rivedere la scrittura… anche se io non torno molto indietro procedo continuamente. Mozart Handel, Bach, Beethoven, Rachmaninov, Mendelssohn erano formidabili improvvisatori. Io credo che Bach quando scriveva fosse molto rapido, perché aveva una visione immediata e già completa della composizione che andava scrivendo. Mi piacerebbe tornare indietro con la macchina del tempo e vedere Bach che scrive al cembalo o all’organo».

Perché lei trascrive?

«Mi piacciono le opere che trascrivo. È un modo di avvicinare un pubblico più vasto alla musica per organo. È come entrare in una galleria di quadri con luci differenti. Così non è il soggetto che cambia ma l’atmosfera. L’organo Vegezzi-Bossi della basilica non è come l’orchestra, ma ha molti più colori, molte più possibilità cromatiche».

Come spiega il programma di stasera, con la prima sinfonia di Brahms e la «Renana» di Schumann?

«Entrambe le sinfonie vengono dopo Beethoven, anche se con forme diverse. Quella di Schumann è in cinque movimenti con bellissime melodie, piena di luce, con forma ciclica (le melodie ritornano nei vari movimenti, ndr). Brahms è molto profondo ed è un’opera su vasta scala, 50 minuti di sinfonia. In effetti entrambe sono in relazione grazie a Clara Wieck - Schumann, che alla fine potrà dire chi è il migliore…. In ogni caso è una serata “dedicata a Clara”», conclude Briggs scherzando.

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