A Bergamo un cuore nuovo: la rinascita in un volume

La storia. Sana El Aoud salvata dal trapianto a Bergamo. Un libro che racconta il suo percorso.

Un dono che vale una vita. Sono passati vent’anni dal suo trapianto, avvenuto il 22 marzo del 2002, e Sana El Aoud ne racconta la storia in un libro, «Cuore aperto» (Etabeta). Quando è arrivata in Italia da un piccolo villaggio del Marocco aveva solo 12 anni, era spaesata e si sentiva sola. All’Ospedale Papa Giovanni XXIII ha incontrato un’équipe di medici e infermieri che le hanno salvato la vita, offrendole un cuore nuovo. E poi volontari che l’hanno aiutata a imparare l’italiano e le hanno regalato momenti di gioco e di svago, e una seconda famiglia che l’ha affiancata nella convalescenza e nella crescita sostenendola con l’amore di cui aveva bisogno, aiutandola negli anni successivi a trovare la sua strada e a esprimere i suoi talenti.

Sulla copertina c’è una foto che Sana custodisce tra i suoi ricordi più cari, e che risale ai giorni del ricovero: indossa un pigiama rosa e accanto a lei c’è il suo orso di peluche. Nel suo sorriso si possono leggere il coraggio, la tenacia e la gioia di vivere, che continuano ad essere tratti distintivi del suo carattere.

Sana oggi vive con il marito Luciano a San Paolo d’Argon, e mette la sua energia contagiosa a servizio di associazioni come l’Aido, per far capire a tutti «quanto sia importante la donazione», un argomento delicato, di cui «non si parla abbastanza».

LEGGI LA STORIA DI SANA PUBBLICATA SU LA BUONA DOMENICA

Nel suo libro, diretto e coinvolgente, ripercorre la sua storia dall’inizio, dall’infanzia in Marocco, ricostruendo le relazioni con la nonna, i genitori, i fratelli, gli amici. Ci sono i giochi, i momenti felici, ma anche le difficoltà di affrontare la malattia e di ottenere una diagnosi e cure adeguate, mentre le sue condizioni continuavano a peggiorare. Parla poi della difficile decisione di partire, del congedo doloroso dalla famiglia e dagli amici e del suo viaggio avventuroso avvenuto in auto, con il padre, entrambi pieni di speranze e di sogni ma senza la certezza di poter arrivare davvero in Italia e ottenere le cure mediche di cui Sana aveva urgente bisogno.

Dall’arrivo a Bergamo, in una struttura d’eccellenza per i trapianti in età pediatrica, la sua storia prende una svolta decisiva, in un crescendo di nuovi legami, di affetti, di solidarietà, fino all’intervento e alla rinascita. Grazie al trapianto Sana ha avuto la possibilità di diventare adulta, terminare le scuole, sposarsi, trovare lavoro, viaggiare, coltivare le sue passioni, realizzare piccoli e grandi sogni, anche quello di tornare a riabbracciare i suoi cari.

«Da allora - osserva - ho sempre trovato all’ospedale Papa Giovanni persone di grande competenza, da cui mi sono sentita sostenuta non solo dal punto di vista medico ma umano». Sana ha svolto un’indagine accurata sul suo passato, ricostruendo episodi che nella sua memoria avevano ormai assunto contorni sfumati, è tornata a intervistare i suoi familiari e gli specialisti che l’hanno seguita. Il frutto di questa attenta ricerca è una storia vivace e interessante, non solo un’autobiografia, ma un vero e proprio inno alla vita, intriso di gratitudine, una testimonianza forte che sollecita attenzione rispetto al tema dei trapianti, della donazione degli organi, ma anche dell’incontro tra culture e tradizioni diverse. «Sono viva - dice Sana - grazie alla generosità di chi ha donato gli organi». Anche il suo libro è inteso così, con un messaggio forte per chi legge e si trova in difficoltà: «È importante non arrendersi, ma continuare a credere che è possibile trovare una soluzione, curare le proprie ferite interiori, percorrere la strada per ricominciare, a partire da un gesto d’amore, come è capitato a me».

© RIPRODUZIONE RISERVATA