Il piacere di leggere / Bergamo Città
Giovedì 27 Novembre 2025
Dalle pietre ai sentimenti, la città medievale rivive nel libro di Chiara Frugoni
LA RIEDIZIONE. «Una lontana città»: venerdì 28 novembre la presentazione.
Venerdì 28 alle 17.45, nella Sala civica «Rina Sara Virgillito», in via alla Rocca 5, in Città Alta, nell’ambito delle attività promosse da Lettura&Cultura, in collaborazione con Ubik Bergamo, è in programma la presentazione del volume di Chiara Frugoni (1940 -2022) «Una lontana città. Sentimenti e immagini del Medioevo» (il Mulino 2025), a cura di Manuela Barani, con le letture di Lara Zanchi. Si tratta di una recentissima riedizione curata dal Mulino per la Collana «Grandi illustrati», con aggiornamento bibliografico di Marco M. Mascolo.
«Chiara Frugoni – spiega Barani – ci guida, come d’abitudine, nella lettura e decodifica di una “catena di immagini” che rappresentano nel tempo la città medievale: inizialmente un semplice cerchio vuoto che definisce già, come simbolo di una struttura difensiva, uno spazio delimitato, un “dentro” protetto che si oppone a un fuori indistinto, potenzialmente ostile, esposto a insidie e rischi. Quel segno andrà via via riempiendosi di elementi strutturali, costruzioni, edifici ma soprattutto popolandosi di presenze umane, e in questo processo evolutivo accompagnerà la progressiva consapevolezza di un senso di appartenenza, la percezione di un’identità urbana che è fatta di una materia incorporea: i sentimenti umani. Gli abitanti di un insediamento che diventa “città” gradualmente si riconosceranno in “cittadini”».
La prima edizione di «Una lontana città» risale al 1983 (Laterza), seguita nel 1991 da una versione ampliata in inglese destinata agli Usa. Nella sconfinata bibliografia dell’autrice il saggio si configura come la prima trattazione organica di un tema monografico in cui viene applicato il metodo di ricerca che diventerà tratto distintivo e fulcro degli studi di Chiara Frugoni.
«Alla storia ricostruita grazie alle testimonianze iconografiche – sottolinea Barani – e in tutti quegli aspetti che fonti storiografiche e documentarie non possono restituire, alla analisi minuziosa del dettaglio visivo, all’entusiasmo della scoperta – abbiamo avuto la fortuna di coglierlo dal vivo talora -, non può non accompagnarsi un’altra esigenza insopprimibile per Chiara Frugoni: quella dello scandaglio nel pensiero e nelle emozioni di chi trascorse l’esistenza nelle città medievali, il porsi, da studiosa, non al di sopra ma al fianco e in ascolto di singole comunità e realtà cittadine per definirne tratti caratteristici, comportamenti, visuali, scelte, modi di concepire la vita, e non solo, all’interno di una cinta difensiva. Accade così che la verticalità delle torri di San Gimignano veicoli un messaggio di potere e il paesaggio cittadino testimoni implicitamente una competizione tra famiglie rivali, che a Perugia il Palazzo dei Priori e la Cattedrale, nel loro continuo interfacciarsi, testimonino il raggiungimento di un equilibrio dialogante tra il potere civile e quello religioso e che il ciclo del Buon Governo a Siena proponga un paradigma della città ideale. E altro ancora dicono Firenze, Milano, Napoli, Ravenna. La Bergamo più remota sorse in posizione naturalmente forte, nel tempo, estendendosi, si diede numerose cinte murarie fino a identificarsi con le Mura cinquecentesche che la Serenissima impose all’estremo lembo occidentale del suo dominio». Le Mura Venete – prosegue Barani – connotano il nostro rapporto duale con la città, in termini di alto e basso, di antico e moderno, pur nella consapevolezza che la fortificazione non incluse tutto il nucleo cinquecentesco e che erigere nuove mura significò anche distruzione. Sono questi oggi i «sentimenti» di chi vive una città «murata»: chi più di noi potrebbe voler comprendere le antiche dinamiche sottese al consolidarsi di una identità cittadina?
Conclude Barani: «Mi piace ricordare un momento a cui sono riapprodata grazie a “Una lontana città”. Era l’autunno 2015, stavo selezionando i temi su cui avrei voluto soffermarmi in un mio libro su Bergamo, dedicato a scorci poco noti della città, o talora oggetto di letture stereotipate e frettolose (“La città ulteriore. Bergamo a ben vedere”, con acquerelli di Felice Feltracco, Lubrina 2017), Chiara era in città per una delle sue abituali “girandole” di impegni. Le propongo di salire a quello che allora era il “Caffé Funicolare” per mostrarle affreschi riapparsi nel corso di una ristrutturazione. Uno si trova al piano superiore del locale, sorprendentemente conservato ed è una lunetta con la Trinità e un Trono di Grazia, l’altro, ora – se non ricordo male - celato da un pannello di cartongesso, si trovava alle spalle del bancone: soggetto indecifrabile, apparentemente, eccetto il tratto che riproduce delle arcate. Nel tempo breve dell’attesa di un caffè scorgo Chiara panoramicare da un estremo all’altro della parete labilmente affrescata e uscirsene con un’unica emissione vocale, come nel suo stile: ”Sono 12 archi: potrebbero essere le porte della Gerusalemme celeste”. Il cerchio vuoto cui si è fatto riferimento sopra e dal quale prende l’avvio l’intera ricerca, viene da Chiara messo in relazione appunto per la sua forma “conclusa” con la rappresentazione della Gerusalemme celeste».
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