Distopie climatiche tra inverni perenni e alluvioni

TENDENZE. Le distopie diventano specchio delle nostre paure: negli scenari post-apocalittici generati dall’immaginazione dei narratori irrompono quindi sempre più spesso i cambiamenti climatici.

In «Snowglobe» (Mondadori) la scrittrice sudcoreana Park Soyoung immagina una Terra sprofondata in un inverno perenne. La giovane Jeon Chobam vive con la madre, il fratello gemello e la nonna malata in uno dei «villaggi esterni», dove gli abitanti sono costretti a lavorare nelle centrali elettriche. Il destino le offre un’occasione inattesa: prendere il posto di Ko Aeri, celebrità del programma tv più famoso di Snowglobe, a cui somiglia in modo sorprendente. A quel punto, però, dietro la facciata dorata scopre inganni, manipolazioni e violenza. Un romanzo che riflette su disuguaglianze sociali e libertà individuale.

Il danese Søren Jessen, con la graphic novel «La ragazza pesce» (Camelozampa), propone un racconto delicato, visivamente potente. In un mondo sommerso dall’acqua, una ragazza e il fratellino autistico restano isolati in una casa in cima a una collina. Lei cerca di proteggere il bambino mantenendo un’illusione di normalità. Ad aiutarli sono l’affetto che li lega, la resilienza e la forza dell’immaginazione.

Un’opera spiazzante e poetica, illuminata dalla speranza. Inquietante, infine, lo scenario di «Um» (Nottetempo) dell’americana Helen Phillips, che intreccia la questione climatica con quella tecnologica. In un futuro dove robot intelligenti rimpiazzano gli esseri umani, la protagonista May combatte per garantire un futuro alla propria famiglia. Una storia che mette in tensione due urgenze: crisi ambientale e l’impatto dell’innovazione tecnologica.

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