
Il piacere di leggere / Bergamo Città
Sabato 02 Agosto 2025
Il libro di Avagliano: «Lotta allo spreco alimentare: impegno che riguarda tutti»
IL LIBRO. Il giornalista Raffaele Avagliano, coordinatore dal 2020 della «Dispensa Sociale» a Bergamo: «Una questione culturale collettiva»
Nasce dall’esperienza diretta dell’autore il volumetto «Nostra eccedenza. La lotta allo spreco alimentare: un impegno per tutti» (edizioni Paoline). Raffaele Avagliano – giornalista nell’ambito della comunicazione per il settore non profit, nonché coordinatore dal 2020 della «Dispensa Sociale» a Bergamo, progetto di lotta allo spreco, educazione ambientale e inclusione, promosso dalla cooperativa sociale Namasté – vi ha riversato tutta la sua conoscenza del fenomeno, scandagliando al contempo i non pochi significati che può assumere e le opportunità collegate. Perché, se è vero che l’obiettivo immediato è quello di contrastare la povertà alimentare aiutando i più bisognosi con cibo salvato dallo spreco, il lavoro di raccolta di queste «eccedenze» – da supermercati, aziende agricole, piattaforme logistiche, mercati ortofrutticoli, negozi – presenta diversi aspetti meritevoli di riflessione.
Uno sta nel valore espresso dalla gratuità che connota la partecipazione dei volontari, decine a Bergamo (specie pensionati, ma non mancano giovani) e migliaia in tutta Italia. Un altro, talvolta, nella possibilità di offrire opportunità di inserimento occupazionale per categorie svantaggiate grazie a bandi regionali o donazioni da parte di fondazioni o forme di crowdfunding. Un altro ancora riflette la diffusione di una maggior consapevolezza dell’impatto economico, sociale, ambientale di soluzioni che riguardano la filiera alimentare, i cambiamenti climatici causati dall’iperproduzione, la perdita di biodiversità, l’inquinamento… Un altro ancora, forse il più importante benché meno evidente, riguarda la valenza educativa e culturale che sta dentro tante buone prassi e orienta chi le esercita verso cambi di paradigmi, persino dentro il perimetro del non profit in larga parte oggi in transito verso il Terzo Settore. E qui l’approfondimento nel libro indica un mutamento di prospettiva: da un non profit «di servizio» al sistema economico, a un non profit generativo, di trasformazione in chiave ecologica e sociale dell’economia. Ne abbiamo parlato con Avagliano.
Nel libro si parla di lotta contro la povertà e lotta contro lo spreco: due questioni da affrontare insieme o separatamente?
«Partirei da una premessa. L’azione meritevole di tante organizzazioni che, attraverso il contrasto allo spreco, supportano le famiglie in difficoltà, va comunque sostenuta. Ma credo che, per risolvere i problemi, occorra dividere i concetti. Le eccedenze alimentari non risolvono la povertà, che richiede invece politiche di welfare e redistribuzione economica. La lotta allo spreco è invece una responsabilità economica, da affrontare con leggi e strategie aziendali tali da ridurre la sovrapproduzione. Lo spreco inevitabile può essere usato per fini sociali, ma senza diventarne dipendenti. È essenziale vedere le eccedenze prima come un problema ambientale e solo dopo come possibile risorsa».
Lei ricorda che alla «Dispensa Re-Store» non ci sono criteri di accesso come accade perlopiù negli empori della solidarietà…
«Con i prodotti salvati dallo spreco non si garantisce una spesa completa a chi ne ha bisogno, tuttavia si svolge un’azione educativa fondamentale: si sperimenta la riduzione degli sprechi nella sua quotidianità. Ciò si traduce in una maggiore attenzione al proprio consumo: siamo convinti che la lotta allo spreco sia una questione culturale collettiva, non solo di chi è in difficoltà. Inoltre, pragmaticamente, alla “Dispensa Re-Store” si permette l’accesso anche a coloro che mai si rivolgerebbero ai servizi sociali, ma affrontano una fase di fatica economica».
Anche a Bergamo – è la sua tesi – a godere dei benefici del recupero alimentare è la cittadinanza tutta. Non è solo una questione etica, ma porta vantaggi. Ce lo spiega?
«Ridurre lo spreco significa meno rifiuti, meno emissioni, più cibo a disposizione per chi è in difficoltà e più benessere per tutti. Il maggior beneficiario della riduzione degli sprechi è quindi la collettività. Sotto qualsiasi punto di vista la si guardi – sociale, ambientale, economico – la lotta allo spreco conviene. Non c’è un singolo che si “arricchisce” sprecando meno, tuttavia è stato calcolato che per ogni euro investito contro lo spreco, ben tre ne ricadono in benefici sulla collettività».
Il libro si sofferma pure sull’educazione alimentare e sulla necessità di investire in consumatori consapevoli a partire dalla scuola. Come opera la «Dispensa Sociale» in città?
«La “Dispensa Sociale” è innanzitutto un progetto educativo. Con le nostre educatrici portiamo nelle scuole, nei centri estivi, nelle biblioteche, nelle agenzie educative del territorio diversi laboratori ludici e divertenti che provano a far ragionare i partecipanti di ogni età, a partire dallo spreco alimentare, su temi complessi quali clima, disuguaglianze, cooperazione e cittadinanza».
Citando Fabio Ciconte, presidente del Consiglio del Cibo, nato sulla spinta delle organizzazioni «Terra!» e «Lands Onlus», il suo libro indica come terreno di svolta la politica. Cita infatti la «food policy»: ce ne parla?
«Partiamo da una consapevolezza: da soli come cittadini o come organizzazioni anti-spreco non andiamo da nessuna parte, non abbiamo un impatto tangibile. Occorre organizzarsi, confrontarsi con l’altro, mettersi insieme per affrontare la transizione ecologica dei sistemi alimentari, a cominciare dallo spreco. Per questo credo che la food policy, con uno sguardo sistemico, partecipato e non specialistico, sia lo strumento che possa trasformare e rendere sostenibile la filiera alimentare. Il non profit non può limitarsi a costruire buone pratiche, ma deve anche proporre soluzioni».
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