Leggende e misteri esplorano le ombre della mente

Un’istitutrice, due gemelle di dieci anni, la splendida «casa di vetro» di una famiglia aristocratica romana, in cui si aggirano, pare, antichi fantasmi. «Loro» (Neri Pozza) di Roberto Cotroneo attinge agli elementi classici delle «ghost stories», da Edgar Allan Poe in poi, con un tono raffinato che ricorda i classici del romanzo gotico ma anche le atmosfere del film «The Others» con Nicole Kidman.

Come in quel caso, il vero oggetto del racconto sono i misteri della psiche, a partire dalla storia di Margherita, che decide di accettare l’incarico di istitutrice in un momento d’incertezza, mentre ragiona sul suo futuro. «Avrei voluto - scrive - diventare una psichiatra», ma ben presto si ritrova coinvolta in complesse dinamiche familiari, mentre si sforza di restare in equilibrio sull’orlo di un abisso.

Ambientato in una villa antica, «L’ultimo ospite» di Paola Barbato (Piemme) è una «ghost-story» non convenzionale, un inconsueto viaggio nelle ombre della mente. Letizia lavora con un notaio e si trova per lavoro nella proprietà di una novantenne morta senza eredi e senza testamento. In quelle stanze rintraccia tanti piccoli dettagli che «non tornano» e ne svelano i segreti, portando i protagonisti a confrontarsi con se stessi e con le loro paure. Benjamin Lacombe, infine, in «Storie di fantasmi giapponesi» (L’Ippocampo) traduce in immagini affascinanti le storie del folklore giapponese raccolte dallo scrittore irlandese Lafcadio Hearn alla fine dell’Ottocento. Anche in questo caso le leggende costruiscono attraverso elementi fantastici un’esplorazione suggestiva di labirinti e incanti dell’animo umano, toccandone - in modo catartico - anche gli aspetti più oscuri.

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