Un’estate a Wimbledon, il tennis metafora della vita

LA RECENSIONE. A dieci anni di distanza dalla sua prima uscita in libreria torna «La grammatica del bianco.

Un’estate a Wimbledon» (Sellerio, pagine 256, euro 15) di Angelo Carotenuto, un romanzo di formazione, già vincitore del premio Selezione Bancarella Sport e che, come raramente accade in Italia, sa raccontare l’esistenza con le sue contraddizioni - quella di un giovane raccattapalle - senza rendere meramente strumentale lo sport e l’atto sportivo, ma anzi sciogliendolo e valorizzandolo all’interno di una dinamica narrativa da cui non appare come un semplice orpello, ma come elemento sostanziale del racconto.

«Diffidare di chi dice di non occuparsi di sport»

Come già al tempo avvertiva Walter Chiari in una bellissima intervista «diffidare di chi dice di non occuparsi di sport», perché lo sport fa parte pienamente della vita, anzi tutti i giorni e tutte le volte che ci si innamora si fa sport, si fa battere il cuore, si cresce, si cambia e spesso ci si scontra anche dolorosamente. Lo sport non è e anzi non è quasi mai conflitto o scontro, ma relazione e una forma alta d’incontro e di messa in campo di se stessi e dei propri limiti. Angelo Carotenuto dà così vita a un personaggio bellissimo e indimenticabile, un ragazzino, di nome Warren che si ritrova su un campo da tennis, anzi il campo da tennis, ovvero Wimbledon. Warren sta tentando di raddrizzare la propria stessa vita che fino ad allora sembra costellata solo da sbagli, imbarazzi e da una nomea di strano della classe che lo accompagna ogni giorno come una tara sociale da cui pare impossibile uscire e liberarsi. Warren è un lettore con una spiccata intuizione per gli anagrammi, ma è soprattutto un ragazzino che si trova a fare da raccattapalle durante forse la più grande finale di Wimbledon di tutti i tempi.

Siamo nel 1980 e il confronto è tra Björn Borg e John McEnroe. Da quei due grandi campioni Warren coglierà e comprenderà il valore dello sbaglio e l’importanza di una caduta. Tutti elementi strutturali di un gioco, il tennis, che come pochi altri sport li sa comprendere come elementi di un gioco e di un ritmo che ha il sapore, come sempre invece nello sport, della vita, fatta di momenti di gloria come di dolorosi fallimenti. Brucianti sconfitte che però non scalfiscono mai il valore dei campioni in campo, ma che anzi offrono il fianco a una conoscenza di sé nuova e spesso più aderente alla verità. Carotenuto ha scritto un romanzo commovente e delicato capace di mostrare lo sport prima di tutte le sue insegne ubriacanti, quando ancora sono il sudore, la fatica e il talento a mettere in scena lo spettacolo della vita.

© RIPRODUZIONE RISERVATA