Cronaca / Isola e Valle San Martino
Venerdì 19 Settembre 2025
Accuse false al centro ippico: ex ministro Brambilla testimone
MAPELLO. La nipote di Berlusconi, imputata per diffamazione e calunnia, offre 20mila euro. Ma le parti civili rifiutano.
È un processo che s’arricchisce di nomi altisonanti, quello per calunnia e diffamazione, capaci - per l’accusa - di portare alla chiusura un centro ippico di Mapello . L’imputata è Nicole Berlusconi, giovane figlia di Paolo e nipote dell’ex premier scomparso Silvio. Lei il 18 settembre era presente in aula, accompagnata dalla madre. È accusata di calunnia, diffamazione aggravata, violazione di domicilio e interferenze illecite nella vita privata perché con la sua onlus «Progetto Islander» nel 2003 avrebbe orientato negativamente il destino del maneggio, presentando una denuncia e diffondendo un post su Facebook e Instagram in cui si parlava di incuria per gli animali.
E ora, tra le persone che ieri il giudice Laura Garufi ha ammesso nelle liste testimoniali, figura Maria Vittoria Brambilla, nota animalista ed ex ministro del Turismo in orbita berlusconiana, ma chiamata a deporre dalle parti civili in qualità di titolare di alcuni cavalli tenuti a ricovero nel maneggio di Mapello e dunque segno, - vogliono dimostrare i titolari - che il centro ippico non era preda dell’incuria così come era stato fatto credere. Ieri Nicole Berlusconi, tramite l’avvocato Guido Alleva e i legali del suo studio, ha presentato un’offerta reale di risarcimento di 10mila euro a testa a Michaela e Lorenzo Antali, i fratelli titolari dell’impianto, in cambio del ritiro della querela per tre reati. Proposta che Michaela ha rifiutato (il fratello Lorenzo era assente per motivi di lavoro, la sua disponibilità verrà sondata nell’udienza del 18 dicembre). I due sono parti civili con gli avvocati Ramona Li Calzi e Stefania Russo.
«A noi interessa sia fatta giustizia»
«Non sono i soldi che ci interessano in questa fase, la questione economica, casomai, si giocherà nel civile. A noi interessa sia fatta giustizia», confida a margine del processo il padre Piermauro Antali. La famiglia, nota nel mondo dell’equitazione, nell’udienza precedente aveva chiesto un milione di euro come risarcimento. Il post incriminato, che è rimasto visibile per due anni, è stato recentemente rimosso dai social e ieri i difensori ne hanno prodotto prova. Il giudice ieri ha in pratica diviso i procedimenti, stralciando la calunnia, procedibile d’ufficio, dagli altri perseguibili a seguito di querela. Questi ultimi potrebbero essere estinti se il giudice ritenesse congrua l’offerta di risarcimento. Anche nel caso che pure Lorenzo Antali si rifiutasse di accettare la proposta della difesa Berlusconi.
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