Madre uccisa, raptus senza un perché
«Mai una lite, parlava sempre bene di lui»

Non si sa cosa abbia scatenato il raptus di violenza che ha portato Francesco Villa, 39 anni, a uccidere martedì sera la mamma Gian Paola Previtali, 66, nella sua casa di Bonate Sopra. L’uomo ha agito con furia: sono almeno 18 le coltellate sul torace della donna e una decina quelle da difesa che aveva sulle braccia.

L’autopsia, in programma lunedì mattina all’ospedale «Papa Giovanni», ne accerterà con precisione il numero, anche se la dinamica sembra piuttosto chiara. Gian Paola ha urlato: «Aiuto, mi sta ammazzando!» e ha cercato probabilmente di fuggire dalla portafinestra che si affaccia sul cortile, perchè è lì che è stata ritrovata, a terra in un lago di sangue, nella cucina-soggiorno della sua abitazione in via Lesina.

A sentire le urla della donna è stata la cognata, che abita accanto nella villetta bifamiliare. La porta era chiusa a chiave così ha chiamato il marito Alessandro, che stava lavorando poco distante, che a sua volta ha telefonato al fratello Marcello. I due si sono precipitati a casa della mamma nel momento in cui Francesco si era appena sferrato una coltellata all’addome e lo hanno faticosamente disarmato. Ma per la mamma c’era ormai poco da fare: hanno subito chiamato il 112 ma quando i soccorritori sono arrivati era già morta. Francesco era in stato confusionale, con una ferita in pancia e altre lievi alle gambe. È stato sedato e portato all’ospedale «Papa Giovanni», dove è stato operato ed è ricoverato nel reparto di Chirurgia. Le sue condizioni sono stabili e oggi sarà ascoltato dal sostituto procuratore Emanuele Marchisio che coordina le indagini dei carabinieri. Se vorrà, potrà spiegare cosa è scattato nella sua mente per indurlo a scagliarsi sulla mamma.

Nei prossimi giorni sarà fissato l’interrogatorio di convalida davanti al gip: assistito dall’avvocato Miriam Asperti, è accusato di omicidio volontario aggravato. La salma di Gian Paola è stata composta nella camera mortuaria dello stesso ospedale dove lunedì il dottor Matteo Marchesi eseguirà l’autopsia. Stando a un primo esame esterno, la donna era in piedi nella cucina-soggiorno quando è stata colpita con un coltello da cucina con lama liscia lunga circa 20 centimetri, che è stata sequestrata dai carabinieri. Dopo i primi colpi al torace ha cercato di difendersi, alzando le braccia, per poi accasciarsi sul pavimento.

Madre e figlio avevano cenato insieme, come facevano sempre. Lui, magazziniere in una ditta di Segrate, quando tornava dal lavoro si fermava dalla mamma. «Avevano un rapporto simbiotico, Francesco era il suo figlio prediletto» hanno raccontato i familiari ai militari della stazione di Ponte San Pietro. «Mai una lite, lei parlava sempre bene del suo Franci» hanno confermato anche le sorelle della vittima.

Francesco Villa è in cura da uno psicologo da una decina d’anni. Dopo il matrimonio si è trasferito a Lucca per seguire la moglie, ma ha cominciato a manifestare problemi e temeva di perdere il posto di lavoro. Dopo qualche anno la moglie ha deciso di separarsi e lui, 5-6 anni fa, lui è tornato a Bonate Sopra in un appartamento via Piave. Due anni fa la morte del padre per un malore improvviso ha aggravato i suoi problemi di depressione, ma il suo psicologo ha confermato che stava proseguendo le cure (le medicine sono state trovate in casa) tanto che, durante il lockdown, hanno proseguito i colloqui in videochiamata.

I parenti e il datore di lavoro lo descrivono come una persona riservata, precisa, religiosa, senza vizi: non beve, non fuma, non gioca. Le sue passioni sono la bicicletta, la lettura e la sua squadra del cuore, l’Atalanta. È anche allenatore di calcetto. Una vita molto tranquilla insomma, tutta casa e lavoro, e un grande affetto per la mamma e per i nipoti. Resta il grande mistero su cosa abbia scatenato il dramma: la cognata martedì sera non ha sentito i due litigare, ma solo la donna che chiedeva disperatamente aiuto.

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