«Non chiamatela fatalità». I sindacati dopo l’incidente mortale di Pontida: sciopero

LA TRAGEDIA. Giordano Alborghetti abitava a San Gregorio di Cisano con la moglie e un figlio di 12 anni. Venerdì 20 ottobre poco prima di mezzogiorno l’infortunio in una piccola azienda di Pontida: colpito alla testa dal braccio di un macchinario, morto poco dopo.

«Nooo, è proprio lui, Giordano. Me lo sentivo», si dispera Emilio Castelli, segretario provinciale di Fim-Cisl, quando al telefono gli riveliamo il nome dell’operaio morto a Pontida. Qualche attimo dopo sul cellulare di Castelli giunge un messaggio della moglie della vittima, che lui legge in diretta: «Ciao, mio marito Giordano è morto sul lavoro».

Giordano Alborghetti è la ventunesima vittima del lavoro di questo maledetto 2023, anno nero per la sicurezza sui luoghi di lavoro. Il conto, agghiacciante, arriva dai sindacati, che lo hanno calcolato in base ai dati Inail sui decessi nella Bergamasca o di bergamaschi fuori provincia, da gennaio al 20 ottobre.

Secondo la relazione di Ats, la vittima stava operando su un macchinario per la pallettizzazione di nastri in alluminio, quando, per cause che sono al vaglio dell’inchiesta, è stato colpito alla testa dal movimento del braccio del macchinario, riportando gravissime lesioni.È morto poco dopo l’arrivo dei soccorsi.

Il dolore dei familiari e degli amici

Tutti gli abitanti della frazione di San Gregorio, ma anche del capoluogo Cisano Bergamasco dove Giordano ha vissuto per tanti anni prima di trasferirsi alla frazione, si sono stretti intorno al dolore degli Alborghetti. Il sindaco Antonella Sesana con il suo vice Carlo Frigerio e l’agente di polizia locale Chiara Donghi ieri pomeriggio hanno raggiunto l’abitazione della famiglia Alborghetti per porgere le condoglianze a nome di tutta la comunità cisanese. «Non potevo non andare, troppo grossa la tragedia. Giordano era un grande lavoratore, ottimo padre e marito. Una famiglia stimata e ben voluta dalla comunità di San Gregorio», ha detto il sindaco Sesana.

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I sindacati

Poche ore dopo la morte di Giordano Alborghetti i sindacati hanno proclamato uno sciopero di due ore (alla fine di ogni turno) in tutte le aziende metalmeccaniche della Bergamasca per giovedì 26 ottobre. Fim-Cisl, Fiom-Cgil e Uilm-Uil in un comunicato congiunto si dicono anche pronte a «organizzare, nelle prossime settimane, un’iniziativa unitaria di approfondimento e sensibilizzazione sul tema della sicurezza».

«Dall’inizio dell’anno, aggiornando i dati pubblicati dall’Inail, a Bergamo contiamo almeno 21 decessi avvenuti sul lavoro (di residenti della provincia, anche in infortuni avvenuti al di fuori dei confini provinciali) o in itinere verso il luogo di lavoro», scrivono Luca Nieri di Fim, Andrea Agazzi di Fiom ed Emilio Lollio di Uilm. «Siamo stanchi di sentire pronunciare parole di cordoglio che suonano sempre più vuote – proseguono –. Fermo restando che non spetta a noi accertare le responsabilità di quanto è accaduto, resta il fatto che non si può più considerare solo una tragica fatalità il numero impressionante di infortuni gravi e mortali a cui stiamo assistendo. Crediamo, invece, che si tratti della diretta conseguenza di una mancanza di investimenti organizzativi e tecnici, volti alla sicurezza dei lavoratori, oltre che di una carenza degli organici ispettivi che dovrebbero controllare il rispetto delle norme».

«Le macchine non ammazzano»

«È una vera sconfitta quando un uomo va al lavoro e alla sera non torna dalla propria famiglia – chiosa Emilio Castelli, segretario di Fim –. Se nel 2023 si perde ancora la vita sul posto di lavoro, vuol dire che dobbiamo tutti farci delle domande. Il decreto 81 (il Testo unico sulla sicurezza, ndr) è costruito sulla prevenzione degli infortuni. Arrivare dopo vuol dire solo far partire il tam-tam delle colpe». «Non spetta a noi attribuire responsabilità, per questo ci sono gli organi competenti – afferma Fabio Mangiafico, della segreteria Fiom –. Parlando in linea generale posso però dire che le macchine sottoposte a manutenzione e correttamente utilizzate non ammazzano le persone».«È chiaro che per noi il tema della sicurezza sul lavoro è scottante – dichiara Emilio Lollio di Uilm –, e che la società non riesce a dare risposte adeguate per una situazione molto difficile e complicata. Penso che bisogna fare molto per stimolare le aziende a investire sulla sicurezza sul lavoro. Bisogna far capire che i soldi spesi per la sicurezza non sono costi, bensì investimenti».

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