Storie di dolore, 8 pietre d’inciampo ad Ambivere per ricordare

L’iniziativa. Saranno collocate domenica 15 gennaio in memoria di Vittorio Leoni e delle donne della famiglia Levi. Sarà presente l’ideatore del progetto. Liliana Segre al sindaco: i ragazzi siano i protagonisti di questo messaggio.

Le «Stolpersteine – Pietre d’inciampo» riportano i loro nomi, l’anno di nascita, il giorno e il luogo di deportazione e la data di morte. Ma dietro questi cubetti di cemento con superficie d’ottone che vengono posizionati davanti alla porta della casa nella quale hanno avuto l’ultima residenza persone arrestate, deportate e uccise dal nazifascismo si nascondono storie di grande sofferenza. Ad Ambivere domenica ne verranno posizionati 8: uno in memoria di Vittorio Leoni, immatricolato come deportato politico e morto nel 1945 nel sottocampo di Schlier; gli altri a ricordo delle donne della famiglia Levi, deportate perché di legge «ebree». Si tratta di Emma Bianca, Elda, Lia Marta, Clara, Nora, Ada e Laura.

Le loro sono tutte storie di un dolore così grande che si fatica anche a raccontare: «Mia mamma – spiega Clotilde Leoni, figlia di Vittorio – non ne voleva parlare. La sola cosa che ci ha sempre ripetuto era che io e i miei fratelli Giuseppe e Battista dovevamo camminare a testa alta ed essere orgogliosi di papà». Che insieme ad altri era stato il capro espiatorio del disperato assalto all’ammasso di cereali nella chiesa vecchia di Ambivere, di cui era custode, nel settembre del 1943. Sposato con Carmen Alborghetti, Vittorio fu arrestato insieme ai colleghi Alessandro Gandolfi e Luigi Perico nel giugno 1944 e trasferito, prima al riformatorio governativo a Parma in attesa del processo, poi al campo di Fossoli e infine al campo di concentramento di Mauthausen, dove è stato immatricolato come deportato politico. Non è più tornato. I documenti registrano la sua morte il 13 gennaio 1945, nel sottocampo di Schlier, a Redl-Zipf. Le Levi sono invece state deportate perché dichiarate per legge «ebree». Guido Levi, farmacista, era arrivato ad Ambivere nel 1931 perché aveva rilevato la farmacia del paese. Insieme a lui la moglie Emma Bianca e le figlie Nora, Laura e Clara e poi, dopo lo scoppio della guerra, anche le sorelle Lia Marta ed Elda, e anche la sorella della moglie, Ada.

Nonostante le preoccupazioni di Guido, tutte decidono di restare in paese anche dopo la sua morte, trascinate dalla forza e il coraggio di Emma Bianca. Ma il loro destino era segnato e il primo dicembre del 1943 vengono arrestate e portate al carcere di Sant’Agata, poi a Fossoli e infine ad Auschwitz, dove verranno uccise. Solo Laura, malata, sottopeso e stremata, tornerà ancora casa, dove poi morirà nel 1984.

Il Comune di Ambivere vuole che di queste storie non si perda traccia e sulla soglia di quelle che erano state le abitazioni di Leoni e delle Levi domenica verranno posizionate le pietre d’inciampo, con cui l’artista Gunter Demnig sta costruendo il più grande monumento diffuso d’Europa dedicato alle vittime del nazifascismo. La posa è prevista domenica 15 gennaio, alle 14,30, alla presenza dell’artista tedesco ideatore del progetto.

Il ritrovo è fissato in piazza don Sturzo e le pietre verranno poi posate nelle vie Beata Vergine del Castello, Marconi e De Gasperi. In seguito l’arista terrà una conferenza a «Il Cortile», la chiesa vecchia di Ambivere, in via Papa Giovanni XXIII, che durante la guerra era stata sede dell’ammasso, voluto per raccogliere il grano dalla politica autarchica del fascismo e quindi luogo simbolo. L’evento sarà moderato dal giornalista Roberto Alborghetti e saranno presenti anche il sindaco Donadoni e la direttrice dell’istituto bergamasco per la Storia della resistenza e dell’età contemporanea, Elisabetta Ruffini.

Nel frattempo, anche la senatrice a vita Liliana Segre ha già applaudito all’iniziativa: «Ancora oggi – ha scritto la senatrice a vita al sindaco Silvano Donadoni – colpisce quanto la popolazione di una piccola località possa aver patito durante il periodo peggiore della Seconda guerra mondiale. Auguro il miglior successo all’iniziativa che ricorda le vittime della famiglia Levi di Ambivere, di cui una soltanto sopravvisse alla deportazione, ma riguarda altresì Vittorio Leoni morto a Mauthausen e poi anche le vittime militari e civili rinchiuse nei vari campi di prigionia, oltre alle eroiche vittime della Resistenza. Un saluto particolare – si legge ancora nella lettera di Segre – alle ragazze e ai ragazzi del territorio che debbono essere i protagonisti del messaggio che a noi tutti viene dall’inaugurazione delle pietre d’inciampo». 

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