Il giardino che cresce e la maturità dei bergamaschi

IL COMMENTO. Il rischio c’era. Lo percepisci quando vai in piazze oggi di levatura medio bassa che hanno vissuto momenti di gloria in epoche più o meno remote: Verona, Parma, Firenze, la Torino granata, Bologna fino a un paio d’anni fa.

Quando ti sei fatto il palato fine, è difficile tornare indietro. Finisci per vivere male un presente anche dignitoso perché sei prigioniero di un passato irripetibile. E il rischio che succedesse anche all’Atalanta c’era, dopo la fine di un ciclo d’oro senza precedenti nella storia e un’estate complicata per tanti motivi, che avrebbe potuto rompere definitivamente il bel giocattolo creato nel corso degli anni. Invece è successo che la società ha operato con serietà e senza proclami, ma anche senza esitazioni nel seguire la strada scelta. Che il nuovo allenatore si è via via guadagnato prima la neutralità, poi la fiducia, e ora che si sta «scongelando» magari anche la simpatia di un ambiente inizialmente scettico, anche se mai ostile. Che la squadra ha risposto sul campo con impegno (no dai, per una volta la maglia sudata lasciamola stare…).

L’Atalanta di Juric, alla quale un po’ tutti avevano (avevamo) dato questa sosta di inizio ottobre come scadenza alla quale trarre le prime valutazioni, si è presentata all’appuntamento puntuale: sesto posto a -3 dal terzo, zero sconfitte, soprattutto la sensazione di un progetto in evoluzione. L’Atalanta di Juric è un giardino che cresce

Ed è successo che in tutto questo Bergamo (intesa come piazza, ambiente, tifosi) ha dato una grandissima prova di maturità. Consapevoli che i terzi posti, la Champions, la vittoria in Europa League, il lottare fino a primavera per lo scudetto non sono stati una favola o un sogno, ma nemmeno un obbligo: sono una realtà vissuta che nessuno ci potrà mai portare via, ma ora la vita impone di guardare avanti per continuare a inseguire nuovi traguardi. L’Atalanta di Juric, alla quale un po’ tutti avevano (avevamo) dato questa sosta di inizio ottobre come scadenza alla quale trarre le prime valutazioni, si è presentata all’appuntamento puntuale: sesto posto a -3 dal terzo, zero sconfitte, soprattutto la sensazione di un progetto in evoluzione. L’Atalanta di Juric è un giardino che cresce. Senza far rumore, tra solide vecchie querce (Djimsiti, de Roon, Pasalic), giovani fiori colorati sbocciati all’improvviso (Ahanor, Bernasconi), rose magari con qualche spina (Lookman) ma che in un giardino sono sempre un valore aggiunto. Poi certo, la strada è ancora lunga: verranno altri momenti difficili come ce ne sono stati per arrivare fin qui: Colonia, Pisa, Parma, Parigi… Ma un giardino che cresce, si sa, per essere ben curato ha bisogno anche di un po’ di concime.

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