L’Italia che vince senza aspettare i conigli dal cilindro

È talmente genuino, il sorriso di Jannik Sinner e degli altri ragazzi che hanno riportato la Coppa Davis in Italia 47 anni dopo la storica (per tanti motivi) finale di Santiago del Cile, da disinnescare qualsiasi tentativo di eccedere nella retorica.

Quella di Malaga è la vittoria della semplicità, del lavoro, della pazienza di un movimento che 22 anni fa ha avuto il coraggio di ripartire da zero e cominciare a costruire sulle macerie di un’epoca scriteriata, invece di tirare a campare aspettando il campione nato dal nulla o il trionfo occasionale che uscisse come un coniglio dal cilindro di un prestigiatore. E poco importa che la Davis di oggi, formato Sprint race, non abbia lo stesso fascino di quella tradizionale, con le sue maratone da tre set su cinque che duravano tre giorni. Il mondo cambia e va a mille allora, il tennis cambia e ha un calendario intasatissimo. E allora se si voleva calamitare l’interesse del pubblico, delle tv, degli sponsor e dei migliori – che dopo averla vinta una volta per inserirla nel palmares personale la disertavano regolarmente – non c’era alternativa. La Davis di Sinner (ma anche di Sonego, di Arnaldi , di tutti gli altri) acquista valore proprio perché conquistata battendo la Serbia di Djokovic, il più forte di tutti.

Mentre a Malaga gli azzurri del tennis cominciavano la finale di Davis con l’Australia, 600 chilometri più a Nord, a Valencia, c’era un’altra Italia che celebrava il suo trionfo in una Spagna divenuta per una felice coincidenza crocevia di una domenica memorabile. Il secondo mondiale consecutivo vinto da Pecco Bagnaia nella Moto Gp (terzo considerando quello del 2018 in Moto2) è il frutto di un altro esempio di quella programmazione vincente in cui l’Italia, quando ci si mette, sa eccellere. Anzi due: da un lato, quello dei mezzi, una Ducati capace di trasformare il Motomondiale in una sorta di monomarca con buona pace dei colossi giapponesi; dall’altro, quello dei piloti, l’Academy di Valentino Rossi, che prima ancora di scendere di sella aveva già creato le premesse per una scuola vincente.

Della quale oggi, come accade per il tennis, è tutto lo sport italiano a raccogliere i frutti.Anche se difficilmente qualcun altro ne trarrà motivo di riflessione per incamminarsi sulla stessa strada. Più comodo aspettare che i conigli escano dal cilindro.

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