Prove di scossa, dopo quella sismica ora serve sul campo

LA DOMENICA DEL VILLAGGIO. Italia-Spagna doveva essere, con Sinner e Alcaraz. Italia-Spagna è stata, anche senza i due giocatori più forti del mondo.

La finale di Coppa Davis, che ha visto gli azzurri vincere per la terza volta consecutiva il più prestigioso torneo a squadre del tennis mondiale (e mancava anche Musetti, che al mondo è numero 8) ha lanciato per l’ennesima volta un messaggio chiaro: il tennis sarà anche la sublimazione dello sport individuale, ma come in ogni campo della vita il raggiungimento dei risultati di vertice passa inevitabilmente dalle idee, dai progetti, dal lavoro a livello di base.

Nel 2006, quando l’Italia del calcio celebrava il trionfo mondiale di Berlino, quella del tennis perdeva lo spareggio (guarda un po’) proprio con la Spagna per tornare nella Serie A di Coppa Davis. Ci sarebbero voluti altri cinque anni, eppure era già cominciata la risalita dal fondo del baratro raggiunto nel 2003, con la retrocessione in Serie C dopo le sconfitte con Marocco e Zimbabwe. Roba che a raccontarla oggi sembra cronaca da un altro pianeta. Assurdo. Quasi come se nel calcio l’Italia perdesse in casa con la Macedonia del Nord...

L’Atalanta a Napoli

Su piani diversi (qui fortunatamente non si parla di baratri né di macerie) anche l’Atalanta sabato sera a Napoli ha cominciato un proprio faticoso cammino di risalita. Che ci si era illusi un po’ tutti potesse essere più semplice dopo la scossa di ottimismo trasmessa dalle prime parole del nuovo allenatore Palladino abbinata a un’altra scossa, quella che normalmente provoca in una squadra il cambio della guida tecnica. Non è andata così. Anzi, il primo tempo al Maradona è stato la naturale prosecuzione della partita di due settimane prima con il Sassuolo. E la sola scossa della serata è rimasta quella sismica che per qualche istante ha fatto tremare la zona dei Campi Flegrei, dove è costruito lo stadio napoletano. Poi però, nella ripresa, ecco se non altro un’Atalanta che fa sperare. Con quell’atteggiamento «da Atalanta» la cui mancanza ha indotto i vertici nerazzurri a esonerare Juric chiedendo scusa ai tifosi. A Napoli, quelle scuse, le hanno raccolte in 9. Agli altri ci sarà tempo e modo per farle mercoledì a Francoforte, in Champions.

Dove i bergamaschi saranno migliaia, e ci terranno maledettamente a fare bella figura dopo la grande festa con i gemellati dell’Eintracht.

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