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L’ANALISI. Nello sport, quando si va oltre un certo livello e si atterra sul pianeta dei fuoriclasse, ci sono situazioni in cui i successi non si contano più, ma si pesano.
Come le azioni in un consiglio di amministrazione. Come il pacchetto di voti – magari anche minimo, ma decisivo – portato in dote da ogni alleato di coalizione in un sistema elettorale maggioritario. Il successo di Sofia Goggia nel supergigante Val d’Isère è da grandi numeri: sono elencati tutti, in maniera dettagliata, nelle pagine successive. Ma soprattutto pesa tanto per due motivi: è il primo della stagione che porterà alle Olimpiadi, e arriva all’indomani di un deludente 8° posto in discesa libera, complice una buca traditrice costata una vittoria che sembrava già in tasca. Lei, Sofia, non si è persa in recriminazioni: ha sfogato la rabbia piangendo, ha analizzato la sua prova, si è ripresentata al cancelletto il giorno dopo in modalità rullo compressore e ha stravinto con una gara perfetta.
La gara perfetta era anche quella che chiedeva Raffaele Palladino alla sua Atalanta sul campo del Genoa, dove le cose si erano anche messe subito per il meglio, con gli avversari in dieci dopo 3’. Invece per tutta la partita i nerazzurri si sono scontrati (rischiando anche) con l’ordinato muro avversario, ma soprattutto con i propri limiti di approccio, con quell’atteggiamento di apparente sufficienza già costato caro nel recente passato. Finché, dopo 4’ di recupero, è arrivato lo stacco vincente di Hien. Non Lookman (in Coppa d’Africa), non De Ketelaere, non Scamacca. Quella di ieri era serata da gregari, e allora chi meglio dell’umile gigante svedese che nelle ultime partite, con Chelsea e Cagliari, aveva pure perso il posto finendo in panchina? L’Atalanta torna nella parte sinistra della classifica e risale in 9ª posizione, a -3 (pur con una gara in più rispetto al Bologna) dai primi contrafforti delle montagne da scalare per arrivare all’Europa. Vero, un anno fa era prima con 40 punti, quasi il doppio di oggi. Ma nell’abbraccio collettivo e liberatorio di ieri sera a Marassi, dopo il gol, c’è un valore che non si conta ma si pesa: un gruppo unito, uno spirito forte finalmente in grado di scuotersi e andare a prendersi l’obiettivo anche nelle giornate meno felici. Forse anche l’Atalanta, come Sofia Goggia, ha superato la sua buca.
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