Donare il sangue
conviene a tutti e salva la vita

Le trasfusioni di sangue rappresentano una terapia salvavita in numerose circostanze. L’importante, anche per tutelare la salute di chi riceve la donazione, è essere in buona salute e non avere abitudini di vita a rischio.

Ne parliamo con il dott. Giovanni Inghilleri, direttore dell’Unità operativa di Immunoematologia e Medicina trasfusionale dell’Asst Bergamo Est, autore e coautore di più di 200 pubblicazioni in campo immunoematologico, membro del «Scientific Commitee» della società internazionale «Nata» (Network for the advancement of transfusion alternatives) da più di dieci anni, vicepresidente dell’associazione scientifica «Anemo» (associazione per lo studio e la promozione dell’utilizzo delle tecniche alternative alla trasfusione di sangue allogenico) dal 2013.

Il suo servizio garantisce la costante disponibilità del sangue e dei suoi prodotti promuovendo e gestendo le donazioni: vale sempre la pena donare il sangue?

«Assolutamente si. Donare sangue è importantissimo perché la trasfusione di sangue e dei suoi componenti rappresenta tutt’oggi una terapia salvavita, insostituibile in numerose situazioni cliniche come nei politraumi, in svariati interventi chirugici, nei pazienti affetti da malattie oncoematologiche come la leucemia per non citare quelle situazioni drammatiche che rappresentano l’emorragia post-partum, un evento tutt’altro che raro anche nei Paesi sviluppati come il nostro. Dalle donazioni di sangue si ottiene inoltre il plasma dal quale vengono ricavati farmaci, anch’essi salvavita o fondamentali per il trattamento di svariate situazioni, pensiamo per esempio all’emofilia. Ricordiamo peraltro che il plasma da soggetti guariti ha rappresentato una delle terapie sperimentate per il trattamento del Covid è stato utilizzato anche nei presidi della nostra Asst. Va sempre tenuto presente che l’unica fonte possibile per queste terapie è il sangue umano, non si può produrre artificialmente se non per pochi e rari contesti».

Insomma, donare un po’ del proprio sangue è un dovere morale per chi è in buona salute.

«Donare sangue volontariamente e con consapevolezza permette di concretizzare la propria disponibilità verso gli altri, ma anche verso se stessi, poiché così facendo si alimenta un patrimonio collettivo di cui ciascuno può usufruire al momento del bisogno. Spesso la molla primaria per donare è il senso di soddisfazione ed autostima. In realtà questo semplice atto può avere ricadute importanti, in termini di prevenzione, anche sulla salute di chi lo effettua. Per essere accettati tra i donatori (e “passare” l’esame rappresentato dai controlli periodici prima di stendersi sulla poltrona dei prelievi) si è invogliati a mantenere uno stile di vita sano: la donazione, così, induce una disciplina nell’alimentazione, nei consumi. Riassumendo, donare sangue è un bel gesto, importantissimo per il nostro prossimo, che accresce l’autostima e anche questo “fa stare meglio”».

A quali altre attività si dedica il suo servizio?

«La nostra Unità operativa, come tutti I SIMT, oltre all’attività di raccolta sangue assolve il compito istituzionale di fornire ai reparti dei Presidi aziendali le unità di sangue per i pazienti che vi afferiscono, garantendo loro una terapia che deve essere opportunamente compatibile. Inoltre la nostra UOC garantisce sul territorio diverse attività ambulatoriali quali quella per la gestione dei pazienti che assumo terapie anticoagulanti orali dove seguiamo complessivamente circa 4000 pazienti con oltre 38.000 visite all’anno, l’ambulatorio di terapia trasfusionale, dove prendiamo in carico quasi 100 pazienti all’anno per quasi 500 prestazioni all’anno ha diversi, un ambulatorio di salasso terapia per patologie particolari e relativamente rare come l’emocromatosi e le poliglobulie ed infine un ambulatorio, il nostro nuovo nato, per il trattamento delle anemie carenziali che possono essere trattate con farmaci opportuni e non necessitano di trasfusione di sangue. In conclusione vorrei però ringraziare tutti i donatori di sangue che giornalmente vengono nei nostri centri e che, cosa straordinaria, non sono mai venuti a mancare neanche nelle fasi più dure dell’epidemia e le Associazioni del Volontariato ed in particolare le AVIS che operano sul territorio, che svolgono un lavoro imprescindibile di promozione della donazione, di coordinamento dei donatori loro iscritti e, in alcune sedi, di raccolta. Il loro lavoro, come quello dei colleghi del Centro di Lavorazione e Validazione del Papa Giovanni XXIII, diretti dalla Prof.ssa Falanga, è fondamentale per garantire la disponibilità e qualità della preziosa risorsa sanitaria che è il sangue ed i suoi componenti. Quello che funziona di più è l’esempio, soprattutto per i giovani, cioè la fetta di popolazione che più manca all’appello della donazione. Conoscere un donatore conta più di mille parole. E’ il modo migliore per capire che donare sangue è un vero affare, che conviene a tutti».

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