«Fare il tagliando della vista per mettersi alla guida sicuri»

LA PREVENZIONE. L’oculista Ferdinando Salvetti: «Non sottovalutare i rischi. Controlli periodici per evitare di correre dei pericoli anche al volante».

Sono i paradossi della vita quotidiana: il tagliando dell’auto è un appuntamento annuale irrinunciabile, il controllo della vista invece è spesso una chimera. Eppure, vederci bene è fondamentale: tenere d’occhio la vista, al di là del gioco di parole, è una questione di benessere, ma anche di sicurezza, specie quando di mezzo c’è la guida. La cronaca racconta le tante, troppe tragedie della strada; un aspetto su cui può incidere anche il decadimento della vista, un nemico silenzioso e troppo sottovalutato.

«Ci si abitua a vedere-non vedere: è un’abitudine rischiosa, perché porta a “disimparare a vedere”. Ce ne accorgiamo nelle visite: molti pazienti arrivano in studio con una capacità visiva neppure sufficiente a guidare l’auto, ma c’è poca consapevolezza»

«Serve sensibilizzare le persone sulle capacità della propria vista – sottolinea Ferdinando Salvetti, responsabile dell’Unità di Oculistica della Casa di cura Palazzolo –. Nelle visite ci si accorge di come sia ricorrente un neuroadattamento a un visus basso, perché il deficit visivo si presenta molto lentamente». In altri termini: la «performance» dell’occhio progressivamente si riduce, ma in assenza di correttivi il nostro organismo si adatta «al ribasso» a una vista sempre più scadente, con tutte le conseguenze del caso. Ci sembra di vedere bene, in realtà si hanno dei problemi: «Ci si abitua a vedere-non vedere – spiega Salvetti –: è un’abitudine rischiosa, perché porta a “disimparare a vedere”. Ce ne accorgiamo nelle visite: molti pazienti arrivano in studio con una capacità visiva neppure sufficiente a guidare l’auto, ma c’è poca consapevolezza».

La prima «ricetta» è l’informazione. «Occorre diffondere un messaggio: bisogna far capire che la vista va valutata periodicamente – rimarca Salvetti –. Basta una visita oculistica periodica, innanzitutto per valutare la pressione dell’occhio e se le condizioni dell’apparato visivo consentono una qualità di vita adeguata». Oltre al lavoro di ambulatorio, le evidenze maturano anche sfogliando le notizie. A volte, le dinamiche degli incidenti stradali suggeriscono la presenza di deficit visivi. «Una delle situazioni più insidiose – approfondisce l’oculista – è la guida nelle gallerie, che diventa pericolosa soprattutto in presenza di alcuni tipi di cataratte: quando l’occhio presenta questa condizione e durante la guida si affronta una variazione dello stato luminoso dell’ambiente, come appunto accade in galleria, l’occhio ha bisogno di un certo adattamento, che non è immediato e che dunque può generare dei pericoli, sino al rischio di scontri frontali perché non si ha ben chiara la traiettoria di guida. Ecco perché sensibilizzazione e cura sono due facce della stessa medaglia: alla base c’è l’educazione alla corretta visione e poi la necessità di intervenire in caso di problemi».

Conta l’età

«Il decadimento della vista è soggettivo, dipende dalla singola persona, ma in generale è necessario occuparsene seriamente a partire dai 45-50 anni»

Incide anche l’invecchiamento: «È vero che la medicina e la scienza hanno fatto progressi notevoli in ogni campo, e oggi probabilmente siamo crono-biologicamente dieci anni più giovani rispetto ai nostri genitori – ragiona l’oculista –. Questo però non vuol dire che si debbano sottovalutare i problemi». A proposito di carta d’identità: a partire da quale età occorre prendersi cura della propria vista, per evitare i problemi più gravi? «Il decadimento della vista è soggettivo, dipende dalla singola persona – premette Salvetti –, ma in generale è necessario occuparsene seriamente a partire dai 45-50 anni. È in questa fascia d’età che si manifestano i primi sintomi del glaucoma, il “ladro silenzioso” della vista, che si evidenzia tramite una triade sintomatologica: pressione alta (dell’occhio, ndr), danno del campo visivo e danno del nervo ottico. All’inizio però è difficile che una persona se ne accorga, tant’è che si può perdere il 30% del tessuto del nervo ottico in modo asintomatico. Se invece si fa prevenzione, avviando dei controlli periodici a partire da quell’età, si può bloccare un’evoluzione nefasta».

© RIPRODUZIONE RISERVATA