La salute / Bergamo Città
Martedì 16 Dicembre 2025
«Valve-in-ring», la nuova valvola inserita con successo
ALL’OSPEDALE DI BERGAMO. È l’ennesima frontiera esplorata al Papa Giovanni XXIII di Bergamo per rendere meno invasivi gli interventi – in questo caso per le patologie cardiache – e garantire un miglior decorso al paziente.
Nelle scorse settimane, per la prima volta nella storia del «Papa Giovanni» è stata utilizzata la tecnica «valve-in-ring»: anziché inserire una nuova valvola cardiaca tramite la «classica» operazione a cuore aperto, il posizionamento è avvenuto tramite un catetere passato dalla vena femorale e giunto sino alla prossimità dell’organo. Sono ancora pochissimi i precedenti documentati in Italia, tanto che la procedura è autorizzabile solo in casi eccezionali ed è avvenuto dopo un iter con il via libera del ministero della Salute.
L’intervento
L’esito è stato più che positivo, e il paziente – un bergamasco che compirà 75 anni il prossimo 19 dicembre – ha avuto una rapida ripresa. A gestire l’intervento sono stati Luigi Fiocca, responsabile della Cardiologia 3-Diagnostica interventistica, e i cardiologi Edoardo Sciatti e Paolo Canova, con il supporto di Federico De Marco, responsabile del programma di interventistica valvolare transcatetere del Centro cardiologico Monzino.
L’uomo operato aveva alle spalle una lunga storia di malattia cardiaca, dovuta a una cardiomiopatia dilatatica (un cuore che si dilata, sfianca e pompa poco). Nel 2003 ebbe una prima sostituzione della valvola aortica, nel 2012 subì una seconda sostituzione e una «riparazione» della valvola mitrale. Dopo tredici anni di discreto benessere, si è ripresentata la mancanza di respiro e l’affaticamento: la valvola mitrale era tornata insufficiente. «Una situazione molto debilitante che portava dispnea per sforzi lievi, anche solo per camminare – spiega Sciatti -. Una terza operazione cardiochirurgica era però impossibile, perché il rischio sarebbe stato troppo elevato». Ci si è trovati così quasi senza soluzioni; «quasi», appunto, perché uno spiraglio c’era: provare una tecnica nuova, almeno per l’ospedale di Bergamo. «L’unica soluzione possibile era quella di inserire una valvola espandibile con un palloncino come quelle usate abitualmente nella stenosi aortica - Luigi Fiocca -. Questa procedura è conosciuta con il nome di “valve-in-ring”, cioè valvola nell’anello, e consiste nell’impiantare la protesi espandibile fissandola nell’anello mitralico inserito dai chirurghi un po’ di anni prima».
Dopo ulteriori approfondimenti e con il consenso del paziente, si è scelta questa strada: «Per poter eseguire l’intervento abbiamo presentato al ministero della Salute – puntualizza Fiocca -, grazie al contributo della dottoressa Monia Lorini, responsabile del nostro Comitato di bioetica e farmacovigilanza, una dettagliata domanda, ottenendo il nulla osta all’esecuzione della procedura. Nel frattempo ci siamo rivolti a uno dei maggiori esperti a livello internazionale, il dottor Federico De Marco, responsabile presso il Centro Cardiologico Monzino del programma di interventistica valvolare transcatetere». L’intervento è durato complessivamente poco più di un’ora, senza problemi.
«Comprensibilmente, il paziente aveva molti quesiti – aggiunge Sciatti -. Non avendo una casistica numerosa nemmeno a livello mondiale, era difficile illustrare rischi e benefici, ma è stata la decisione giusta. La convalescenza è stata rapida e positiva, dal mese successivo si è sentito nettamente meglio». C’è una pennellata di dolcezza in questa storia: il giorno prima dell’operazione, proprio al «Papa Giovanni» è nata la nipotina del paziente. «Era la sua preoccupazione più grande – sorridono i cardiologi -, ma ora può godersi la sua nipotina». Emozioni da far battere il cuore, un cuore tornato a funzionare regolarmente.
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