Cristian, vita da soccorritore da 30 anni: «Io e Hakkin, in simbiosi nelle ricerche»

Ogni anno 45-50 interventi dei Vigili del fuoco negli ambienti più disparati: «L’esempio di nonno e papà in casa».

«La simbiosi con Hakkin va oltre il lavoro. In servizio siamo sempre assieme: arriviamo al turno e smontiamo assieme». Cristian Franzoni ha 46 anni, è nato a Treviglio dove vive con la compagna Barbara Egi. Ha due figli e da trent’anni opera nel soccorso: dal 2008 è vigile del fuoco coordinatore al comando di Bergamo, dove dal 2012 fa parte del nucleo cinofilo. Ma dal 1992 è anche volontario sui mezzi della Croce rossa, dove ha lavorato come autista soccorritore dal 2003 al 2008, quando ha vinto il concorso per diventare vigile del fuoco. Corpo con il quale aveva già dimestichezza, essendo diventato volontario al distaccamento di Treviglio fin dal 1995, dopo l’anno di militare trascorso al comando provinciale dei pompieri. Dove lavora ancora oggi, da professionista.

Franzoni, lei praticamente opera nel soccorso da sempre: com’è nata questa passione?

«Da bambino diventavo matto per i mezzi di soccorso: ambulanze e camion dei pompieri».

Ma c’era qualcuno dell’ambiente in famiglia?

«Mio nonno materno, Angelo Gusmini, era vigile del fuoco volontario, mentre mio papà Renato Franzoni volontario nella Croce rossa. Ma devo dire che, nonostante vedessi queste due figure in casa, non mi hanno in realtà mai spinto perché anch’io entrassi nel volontariato».

Invece?

«Invece ci sono entrato perché mi piaceva davvero l’ambiente. Prima come volontario e oggi è il mio lavoro».

E lo splendido pastore tedesco che scondinzola al suo fianco?

«È Hakkim, il mio alter ego in servizio. Mi sono sempre piaciuti gli animali, in particolare i cani, che ho sempre avuto, e ho mescolato le due passioni. Anche quella degli animali è una passione di famiglia: mio papà andava a caccia con i cani».

Com’era la sua vita prima della divisa?

«Credo di averla sempre indossata, alternando Croce rossa e vigile del fuoco. A 19 anni ho finito gli studi, diplomandomi elettricista all’Ipsia di Bergamo. Ma in quel momento ero già volontario sulle ambulanze: da 21 anni, invece, sono autista dei mezzi di soccorso».

E poi?

«Dal 1992 al 2003 sono stato volontario sulle ambulanze, dal 2003 al 2008 dipendente della Croce rossa e volontario nei vigili del fuoco. Nel 2008 ho vinto il concorso e sono diventato permanente nei vigili del fuoco. Ma non ho certo abbandonato il volontariato, ovviamente nella Croce rossa».

E la preparazione?

«Nel 2008, dopo il concorso, ho trascorso sei mesi a Roma Capannelle, alla scuola dei vigili del fuoco per la selezione e le visite di rito. All’inizio non pensavo di farcela: eravamo qualcosa come settecento. Invece mi sono piazzato bene. Poi sono stato inviato a Bergamo».

E quando ha deciso di farsi affiancare dal fidato soccorritore a quattro zampe?

«L’ho sempre avuto in mente. Nel 2012 ho partecipato alle selezioni e ai corsi alla scuola cinofila dei pompieri, a Volpiano, in Piemonte, assieme al mio Billy, labrador che è stato al mio fianco fino al 2017 e con me fino alla sua scomparsa, nel 2020, a soli dieci anni, per un tumore».

E Hakkin?

«Nel frattempo, nel 2015 avevo adottato anche lui in un allevamento di Valsecca e dal 2017 è al mio fianco sul lavoro, dopo aver superato i vari corsi di addestramento, che durano dieci settimane».

Come fate a capirvi?

«È una simbiosi naturale: serve raggiungere il giusto binomio tra conduttore e cane. Non ci sono segreti: per loro è un gioco. Il cane deve però avere due doti caratteriali precise: la tempra e il temperamento».

Di cosa vi occupate di preciso?

«Hakkin è un cane per la ricerca di persone sotto le macerie e in superficie, a seguito di crolli, calamità e terremoti, ma anche di persone che si perdono in luogo impervio boschi e montagne e qualche volta anche sotto le valanghe, anche se questa è più una specialità del Soccorso alpino».

Quanti cinofili siete a Bergamo?

«Il nucleo cinofilo è in realtà regionale e ha 12 unità, di cui tre nella Bergamasca. Hakkin è sempre in comando con me, nel suo recinto, e quando serve interveniamo assieme, nella Bergamasca, in Lombardia e anche fuori regione».

Come sono i rapporti con i colleghi «umani»?

«Ottimi, anche perché come vigili del fuoco abbiamo da sempre questa nomea di essere una grande famiglia. Ed è vero. E siamo anche molto amati dalla popolazione».

Quanti interventi fate lei e Hakkin all’anno?

«Circa 45-50 ricerche, molte purtroppo con esito negativo».

Quali sono stati gli interventi più emozionanti?

«Senza dubbio i crolli di edifici, quando senti che c’è ancora qualcuno vivo sotto le macerie e riesci a recuperarlo. In dieci anni sarà capitato due o tre volte. Come tutti i cani del nostro nucleo, anche Hakkin è addestrato a sentire l’odore delle persone ancora vive e, in alcuni casi, anche se già morte».

E come fa?

«È una dote naturale. Anche nelle ricerche nei boschi il cane, che viene liberato, inizia a seguire la traccia con il suo fiuto in quella che noi chiamiamo zona di bonifica e, quando trova la persona, gli si siede davanti e, in qualsiasi postura sia, comincia ad abbaiare».

E non sbagliano mai?

«Di fatto no, perché seguono un addestramento veramente tosto e costante. Ogni mese, accanto agli interventi effettivi, partecipiamo a quattro esercitazioni obbligatorie, due in superficie e due sotto le macerie, in diverse provincie e scenari».

Quali sono invece gli interventi peggiori?

«In generale come vigile del fuoco, senza dunque il cane, sicuramente gli incidenti stradali, trovare magari delle persone coinvolte che conosci, oppure bambini. Sono interventi toccanti».

Tornando indietro rifarebbe le stesse cose?

«Al volo. Ho seguito tantissimi corsi, ma li rifarei tutti, anche i più complessi».

Tipo?

«All’interno dei vigili del fuoco sono, per esempio, istruttore tecnico di pronto soccorso sanitario, poi operatore Saf, ovvero speleo-alpino-fluviale, e con il cane in particolare nell’unità “Usar Medium”, quella che si occupa delle ricerche e dei soccorsi nelle aree urbane. Il tutto grazie ai nostri istruttori, che ci spingono ad addestrarci in vari scenari, dall’acqua alla montagna. I nostri cani sono abilitati a tutto e,nel caso il luogo dell’interveno dovesse essere lontano, veniamo trasportati nella zona con l’elicottero dei vigili del fuoco in modo da intervenire più tempestivamente».

L’aspetto più bello del suo lavoro?

«Riuscire a soccorrere chi è in difficoltà».

I suoi figli l’hanno seguita?

«Fanno altro, ma amano anche loro i cani. Tommaso ha 21 anni e, terminato l’aeronautico, frequenta una scuola a Miami dov’è copilota e, terminati gli esami, sarà pilota. Olivia ha 18 anni, frequenta il liceo sportivo a Treviglio e fa parte della squadra agonistica della piscina di Treviglio».

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