«I miei sei mesi al Mit di Boston per studiare i lanci nello spazio del futuro»

Calvenzano Davide Gusmini, studente del Politecnico non ancora 24enne, partecipa a un progetto di ricerca spaziale nella celebre università Usa. «Qui servizi incredibili».

Residui di strutture create dall’uomo non più utili: sono i detriti spaziali che a milioni (se si considerano anche quelli di piccole o piccolissime dimensioni) orbitano attorno alla Terra. Gli scienziati, attraverso dei modelli matematici, studiano come evitare collisioni fra questi stessi detriti e i satelliti che verranno lanciati in futuro nello spazio. Al miglioramento e al perfezionamento di uno di questi modelli matematici ha iniziato a lavorare da alcuni giorni anche un giovane studente calvenzanese, Davide Gusmini, che da fine luglio si trova al Mit, il Massachusetts Institute of Technologies di Boston, una delle più importanti università di ricerca al mondo. Vi rimarrà per sei mesi, nei quali elaborerà la sua tesi di ricerca sul cosiddetto «Space Awarness».

«È una materia – prosegue – che mi ha sempre affascinato, ma è stato durante gli anni del liceo, quando ho iniziato a prendere informazioni sulla varie facoltà universitarie alle quali avrei potuto iscrivermi, che la facoltà di Ingegneria Aerospaziale del Politecnico di Milano mi ha attratto per le sue caratteristiche»

Ventiquattro anni fra un mese, laureando in Space Engineering al Politecnico di Milano, dove si è iscritto dopo aver frequentato il liceo scientifico (così come le scuole elementari e medie) all’istituto salesiano Don Bosco di Treviglio e dove ha conseguito la laurea breve, è lui stesso, dall’America, a raccontare su che cosa si sta concentrando. «Ci sono modelli matematici – spiega – basati su sistemi di equazioni differenziali che hanno lo scopo di studiare la condizione dello spazio. Quello a cui lavorerò io qui al Mit ci aiuta a capire quanti satelliti potremo ancora lanciare nei prossimi anni senza che il numero di detriti spaziali, che possono essere ad esempio frammenti generati da collisioni fra satelliti stessi o da esplosioni del loro sistema propulsorio, cresca esponenzialmente».

Un interesse, quello per lo spazio, che Davide ha maturato negli anni del liceo. «È una materia – prosegue – che mi ha sempre affascinato, ma è stato durante gli anni del liceo, quando ho iniziato a prendere informazioni sulla varie facoltà universitarie alle quali avrei potuto iscrivermi, che la facoltà di Ingegneria Aerospaziale del Politecnico di Milano mi ha attratto per le sue caratteristiche». Dopo aver conseguito la laurea triennale Davide ha proseguito il suo percorso di studi fino a completare tutti gli esami richiesti per la laurea magistrale (con una media-voto del 29,25). Rimaneva la tesi. «Ho chiesto ad un mio professore, Pierluigi Di Lizia –sottolinea Davide – se per l’elaborazione della tesi di laurea fosse possibile recarmi all’estero, sia per migliorare la mia conoscenza della lingua inglese sia come momenti di crescita personale. Lui mi ha proposto il Mit al quale ho inviato curriculum e media voti a dicembre 2021. Mi è stato risposto che nonostante un’alta media-voto mi mancavano dei crediti che sono riuscito a conseguire nella sessione d’esame di gennaio e febbraio, ho ripresentato domanda e sono stato giudicato idoneo. Sarei potuto partire. Tralascio di riferire la trafila burocratica che ho dovuto fare».

Salutati mamma Carolina, papà Andrea e la sorella Emanuela, Davide è partito in aereo per gli Stati Uniti il 26 luglio, ma la sua avventura al Mit è iniziata ufficialmente il 1° agosto, come «Visiting student». Farà ritorno a casa il 5 febbraio 2023. «Ho un ufficio nel dipartimento nel quale lavoro al mio progetto di tesi. Quando esco mi dedico allo sport, corsa o palestra. Alloggio nel campus del Mit. L’impatto peggiore, da buon italiano, è stato con il cibo ma adesso va già meglio rispetto ai primi giorni anche perché in un supermercato ho trovato dei prodotti italiani. A parte l’aspetto del cibo, per quanto riguarda l’università, non solo il Mit è il meglio che ci sia al mondo sotto l’aspetto della ricerca, ma offre anche spazi e servizi incredibili per noi studenti, che siamo aiutati in tutto».

Sul suo futuro in ambito lavorativo Davide non chiude le porte né ad una permanenza in Italia né ad un’esperienza all’estero. «Ci penserò –conclude–. Intanto faccio questa esperienza oltreoceano con la consapevolezza di voler imparare il più possibile in questi sei mesi negli Usa».

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