Immigrati, l’accoglienza cerca spazi
I numeri In aumento gli arrivi: a marzo se ne sono contati 1.700 in Lombardia, il 10% destinato a Bergamo. Appello ai Comuni per trovare nuove strutture. E Palazzo Frizzoni lancia l’affido in famiglia per i minori soli.
I numeri sono in crescita e la situazione inizia a farsi difficile. In Lombardia si parla di 1.700 nuovi arrivi di migranti a marzo, con il 10% destinato a Bergamo. Anche ad aprile si viaggia su questi ritmi. «Un dato così non si vedeva da almeno tre anni», ammettono gli addetti ai lavori, che in prima linea tutti i giorni faticano a far fronte al fenomeno.
La Prefettura, recependo l’ordinanza della presidenza del Consiglio dei ministri sullo «stato di emergenza in conseguenza dell’eccezionale incremento dei flussi di persone migranti in ingresso sul territorio nazionale attraverso le rotte migratorie del Mediterraneo», si è attivata per l’ampliamento del sistema di accoglienza sui territori. Si tratta di individuare «strutture provvisorie, assicurando vitto, alloggio, vestiario, assistenza sanitaria e mediazione linguistico-culturale», per tamponare «la situazione di grande difficoltà derivante dalla saturazione del sistema di accoglienza nazionale gestito dal ministero dell’Interno».
L’appello
L’appello della Prefettura è stato lanciato in primis ai Comuni, attraverso la convocazione dei rappresentanti d’ambito, nel tentativo di sensibilizzarli, ma al momento nessuna amministrazione locale pare aver risposto mettendo a disposizione degli spazi. «È così , non abbiamo strutture da dedicare. Sarebbero tutte da costruire in un momento d’emergenza, ma non siamo a questo punto», conferma l’assessore alle Politiche sociali di Bergamo Marcella Messina. E anche Gabriele Cortesi, presidente della Conferenza dei sindaci dell’Asst Bergamo Est, dice: «Siamo stati convocati dalla Prefettura, che ci ha illustrato una situazione che potrebbe diventare difficile. Sono partite azioni di sensibilizzazione nei confronti dei Comuni, ma al momento non mi risulta che siano state trovate strutture da dedicare all’accoglienza».
Le strutture
In campo, ancora una volta, dunque, c’è la Diocesi (tramite Caritas) che, anche se non ha risposto direttamente ai bandi prefettizi, continua a fare da tramite tra Via Tasso e le cooperative, per cercare di dare un tetto e un’accoglienza dignitosa a tutti. Le 170 persone arrivate a marzo hanno quindi trovato una sistemazione in diverse sedi, tra la casa delle Canossiane a Sudorno (che era chiusa da settembre ed è stata riaperta), il Seminario, Matris Domini e il Patronato. In provincia, sono 32 i migranti ospitati in un hotel di Gromo.
«Siamo sul pezzo, non ci tiriamo indietro – afferma don Roberto Trussardi, direttore della Caritas diocesana bergamasca, che settimana scorsa, a Salerno, ha partecipato al convegno delle Caritas italiane che aveva al centro, tra l’altro, proprio il tema dell’accoglienza dei migranti –. Senza dimenticare che le parrocchie stanno ancora accogliendo i profughi ucraini e che quotidianamente siamo impegnati anche sul fronte dei servizi ai poveri, con i dormitori e le mense piene». Il punto è che i posti per i migranti non bastano più, le strutture sono al limite, vicine alla saturazione. Sul territorio è quindi partita la ricerca di nuovi spazi per l’accoglienza. Si sta tastando il terreno per strutture a Castione della Presolana, Zandobbio, Alzano e Bolgare ma al momento, appunto, restano «piste esplorative», senza che sia ancora arrivato l’ok definitivo per l’attivazione. La gestione sarebbe a carico dei soggetti che hanno partecipato ai bandi prefettizi (attualmente tre: cooperativa Ruah e Fondazione Meet Human di Bergamo e La Fenice di Albino), alle prese però con bandi sempre più complicati dal punto di vista burocratico e della rendicontazione.
Minori e affido
Una «spia» della tendenza degli arrivi, tornata a crescere, è data anche dall’«osservatorio» di Palafrizzoni sui minori non accompagnati. «Dopo un trend di leggera flessione, il ritmo sta tornando a crescere – descrive il quadro Marcella Messina –. Attualmente abbiamo in carico 221 minori stranieri non accompagnati, più 30 nel sistema Sai (Sistema di accoglienza e integrazione nazionale). Se a febbraio erano 4 gli arrivi e a marzo 13, ad aprile siamo già a 20».
Non si è ancora tornati ai livelli emergenziali di quando si erano dovuti attivare anche gli ostelli della città per l’accoglienza, ma certo l’attenzione resta alta. Da qui il tentativo di sperimentare anche nuove strade, come l’affido in famiglia. «Cerchiamo famiglie che possano accogliere minori stranieri non accompagnati – annuncia l’assessore Messina –. L’accoglienza permetterebbe a questi ragazzi di crescere in un ambiente famigliare, di vivere la vicinanza ed essere sostenuti nel loro percorso di crescita e integrazione». Le famiglie in questo delicato compito non verranno lasciate sole, «ma sostenute e accompagnate da un’equipe di professionisti del servizio affidi del Comune di Bergamo». Se si è interessati o si vuole semplicemente avere più informazioni, si può contattare il servizio affidi al numero 035.399860 oppure via email [email protected]., coordinato da Sara Modora.
«Seguirà una più capillare promozione dell’accoglienza, in collaborazione con il garante dell’infanzia – assicura Messina –. L’idea è costruire un Albo delle famiglie affidatarie, in base alle richieste che arriveranno. Vogliamo affiancare questa nuova modalità, all’accoglienza ordinaria nelle comunità».
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