Ordine del prefetto ignorato: il bar ribelle rimane aperto

La sanzione per il mancato rispetto delle norme anti Covid. Il titolare del locale di Treviglio: non possono mettere i sigilli al locale

Rimane aperto a Treviglio il bar «Al solito posto», per scelta dei titolari, nonostante l’altro ieri sia giunto l’ordine del Prefetto di Bergamo di chiudere il locale, per il mancato rispetto delle norme in materia di prevenzione contro il Covid 19. Mercoledì 14 aprile il controllo delle forze dell’ordine c’è stato con continui passaggi davanti al locale, così come la conseguente segnalazione agli organi preposti della prosecuzione lavorativa dell’esercizio pubblico. L’ipotizzato sequestro preventivo del locale è in fase di valutazione da parte dell’autorità giudiziaria.

Il bar di via Terni, che aderisce al movimento social «Io apro», non effettua il servizio d’asporto ma continua ad accogliere e servire i clienti, dalle 6 alle 20,30. Una presa di posizione costata multe a gestori e avventori e anche una denuncia, già martedì, per mancato rispetto dell’ordinanza prefettizia. «Non possono porre i sigilli – ha detto Marco Novaria, marito della titolare Rachele Carioni – perché sarebbe illegittimo, come stabilito da alcune sentenze emesse recentemente in diverse regioni italiane, con le quali si evidenzia che l’esercitare è un diritto».

Affissi sulle due porte d’ingresso del bar, ma anche su una parete interna, ci sono dei volantini che citano alcuni articoli della Costituzione: «Come sempre noi rispettiamo il Dpcm dove dispone i presidi sanitari nell’ambito del nostro lavoro, ma anche la Costituzione – ha ribadito Novaria –, che garantisce il diritto a lavorare. Ecco perché andiamo avanti, per tutelare la mia famiglia, la mia attività e il mio dipendente, marito e padre di due figli». Se martedì la consegna del provvedimento prefettizio ai baristi è stata accompagnata da un’operazione che ha coinvolto carabinieri, commissariato e polizia locale, ieri, lo scenario non si è ripetuto.

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