Pontirolo, addio a Manuel. Guerriero atalantino e forza della vita
IL LUTTO. Scomparso a soli 30 anni: la distrofia muscolare non aveva scalfito il suo entusiasmo, che mostrava anche sui social.
Chissà quanti nelle sue condizioni fisiche si sarebbero lasciati forse andare, dandola vinta a un destino che sembrava ineluttabilmente scritto fin dall’infanzia. Invece Manuel no: lui non era così. Spesso quando qualcuno se ne va si parla impropriamente di «guerriero». Manuel Pecchenini lo era veramente. Viene infatti da chiedersi come facesse, dalla sua sedia a rotelle, ad andare oltre il suo fisico provato dalla distrofia muscolare di Duchenne e a trasformarsi in un vulcano di idee, iniziative, progetti.
«La più consistente scoperta che ho fatto è che non posso più perdere tempo a fare cose che non mi va di fare», la sua ricetta di vita.
Seguirlo sui social era anche uno spasso: le pizzate con gli amici sorridenti attorno e lui lì al centro, con l’immancabile bandiera dell’Atalanta ad avvolgerlo e a coccolarlo. E poi nei locali, davanti a un calice di spumante, seduto in fondo a una lunga tavolata. Oppure vestito in modo elegante per un matrimonio, allo stadio a vedere la partita o anche, buffo, con la faccia che spunta dal palloncino dello zero per la festa dei suoi trent’anni, il 30 dicembre di un anno fa.
Trent’anni vissuti intensamente
Già, perché Manuel aveva solo trent’anni, ma vissuti intensamente. Perché, nonostante tutto, non si è fatto mancare niente fino all’ultimo. Se n’è andato martedì notte, 16 dicembre, lasciando nel dolore mamma Monica e Sauro, papà Pietro e tutti i familiari. Otto anni fa era scomparso Mirko, suo fratello gemello, che soffriva della stessa patologia. Manuel è stato un esempio di resilienza per i suoi coetanei, ma anche per gli adulti che lo hanno conosciuto. Amava lo sport ed era anche sportivo: «Grazie soprattutto a tutti i giocatori dell’Atalanta, ma anche quelli della Roma, che hanno fatto una foto con me», scriveva dopo una partita.
Questa mattina, venerdì 19 dicembre alle 10, i funerali nella chiesa parrocchiale di Pontirolo. «La più consistente scoperta che ho fatto è che non posso più perdere tempo a fare cose che non mi va di fare – la sua ricetta di vita –. Nella vita ho capito che bisogna credere in quello che si fa senza mai perdere la forza, essere felici e contenti con il sorriso, dire la verità nel bene e nel male, nonostante le difficoltà». Grazie, Manuel.
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