Quando a Martinengo si curavano i feriti dell’esercito francese. E soggiornava Garibaldi

La ricostruzione. Venerdì 25 novembre convegno sul volume dedicato all’assistenza sanitaria nella Bergamasca all’indomani della battaglia di Solferino e San Martino. Ci sarà anche un discendente dell’eroe dei due mondi.

Un libro nel quale si racconta l’importanza e la funzione degli ospedali permanenti e provvisori della nostra provincia, dopo la battaglia di Solferino e San Martino del 1859. Verrà presentato venerdì 25 novembre al Filandone di Martinengo, nell’ambito di un convegno organizzato dal locale Centro Studi. Un’occasione per ascoltare dal cavalier Luigi Valotti i contenuti più significativi del suo volume «Bergamo 1859 città ospedaliera», ma anche l’intervento storico di Francesco Garibaldi, discendente diretto dell’«eroe dei due mondi» e presidente dell’«Associazione nazionale Giuseppe Garibaldi», inoltre quello attuale di Gisella Guerrini, direttore del distretto Asst Bassa Orientale, che illustrerà il progetto di Casa e ospedale di comunità nella struttura ospedaliera di Martinengo.

Un territorio di cura

Saranno presentati anche documenti inediti relativi ad alcuni nosocomi della nostra provincia, al termine di una ricerca che ha portato l’autore a visionare circa 20mila atti. Perché gli ospedali di Bergamo ricoprirono grande importanza in quell’anno? «Bergamo intesa come provincia fu caritatevole – sottolinea Luigi Valotti – accogliendo e curando soldati feriti e malati, soprattutto di tifo e colera, in varie strutture fisse e permamenti, vittime della guerra che oppose i franco-piemontesi agli austriaci».

Lunga è la lista dei comuni della Bergamasca i cui punti ospedalieri svolsero un ruolo determinante per curare e salvare I soldati, nella quale spiccano Bergamo, Treviglio, Romano, Martinengo, Caravaggio, Ponte San Pietro, Zogno e Albino. «Dopo la battaglia di Solferino e San Martino (un’immensa carneficina in occasione della quale tra l’altro nacque l’idea della Croce rossa internazionale) vennero organizzate le vie ospedaliere, utilizzando al meglio le infrastrutture ferroviarie e stradali – spiega l’autore Valotti – che permisero di gestire il flusso ininterrotto e la distribuzione dei feriti di diverse nazionalità nei vari ricoveri ospedalieri e sanitari, attraverso l’utilizzo di piccoli carretti». Martinengo accolse 40 soldati francesi, la maggior parte dei quali curati nell’ospedale ma alcuni anche ospitati in case private.

Il futuro dell’ospedale

Un ospedale che ora guarda al futuro. Come annuncerà Gisella Guerrini, a gennaio verrà aperta la Casa di comunità con attività ambulatoriali, punto prelievi e vaccinazioni, la presa in carico del paziente cronico e la presenza delle infermiere di comunità. Durante il prossimo anno verrà inaugurato anche un reparto dell’ospedale di comunità, con 20 posti letto di degenza ordinaria. Ospite d’onore della conferenza di venerdì, in programma dalle 20,45, sarà Francesco Garibaldi, che testimonierà la presenza a Martinengo, il 12 giugno 1859, del suo avo con i «Cacciatori delle Alpi».

In città a fare memoria di quell’evento è una lapide in via Allegreni: dopo la visita di Garibaldi l’arco d’ingresso del borgo storico di Martinengo, anticamente Porta Tombino, dal 1862 fu rinominato Porta Garibaldi.

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