
Cronaca / Val Calepio e Sebino
Mercoledì 08 Ottobre 2025
Abisso Bueno Fonteno: ora tocca i 42 chilometri, trovato il terzo ingresso
LA SCOPERTA. Gli speleologi del gruppo Progetto Sebino vi sono arrivati seguendo gli «Universi Paralleli» già esplorati e mappati da Ottavia Piana, la speleo rimasta bloccata per due volte nelle grotte tra l’alto lago d’Iseo e la Valle Cavallina.
Lago d’Iseo
Una maratona tutta sottoterra: gli speleologi impegnati da quasi vent’anni nell’esplorazione dell’Abisso Bueno Fonteno sono arrivati a un’estensione complessiva di grotte, cunicoli, sifoni e cavità pari a 42 chilometri.
Il traguardo è stato tagliato grazie a una scoperta risalente a un mese fa, ma diffusa soltanto da pochi giorni: è stato individuato il terzo ingresso della grotta. Si trova sempre a Fonteno, nella valle di questo paese, ed è stato battezzato «Ingresso dei Pischelli».
Il nome in onore delle nuove leve
«Diversi giovani speleologi si sono aggregati di recente al nucleo storico della nostra associazione portando energie ed entusiasmo»
«Lo abbiamo chiamato così – spiega Maurizio Greppi di Progetto Sebino, l’associazione che dal maggio 2006 si occupa di scoprire e mappare il sistema carsico fra il Sebino e la Val Cavallina – perché diversi giovani speleologi si sono aggregati di recente al nucleo storico della nostra associazione portando energie ed entusiasmo».

Al terzo ingresso, che si aggiunge al primo, individuato nel 2006, e al secondo, battezzato Nueva Vida, scoperto nel 2012, Progetto Sebino è arrivato seguendo quegli «Universi Paralleli» che anche Ottavia Piana, a dicembre dell’anno scorso, stava esplorando quando rimase bloccata dentro la grotta per la seconda volta e ne uscì grazie a un’imponente operazione di recupero e soccorso .
Aria e radici hanno guidato gli speleologi
«Risalendo uno dei tanti cunicoli di Universi Paralleli, esplorando l’ennesima diramazione laterale – raccontano gli speleologi di Progetto Sebino - ci siamo accorti che arrivava un bel flusso d’aria: seguendolo siamo arrivati a un ambiente di buone dimensioni dove, tra massi franati, in corrispondenza di un collasso del soffitto, si vedevano chiaramente alcune radici».
«Nel terreno c’era un buchetto di tre centimetri e il valore restituito dagli Artva diceva che la distanza era più o meno di 3,8 metri»
Un confronto topografico ha confermato che quel punto era collocato pochi metri sotto la superficie; la verifica successiva è stata compiuta con l’Artva, lo strumento utilizzato normalmente dagli scialpinisti per trovare qualcuno sotto una valanga: tre speleologi sono entrati in grotta e due li hanno aspettati all’esterno, nel presunto punto di congiunzione. Quando i cinque esploratori erano ormai vicini, gli Artva hanno iniziato a suonare: «Era la conferma che cercavamo: nel terreno c’era un buchetto di tre centimetri e il valore restituito dagli Artva diceva che la distanza era più o meno di 3,8 metri». Dopo aver ottenuto l’autorizzazione dei proprietari del terreno, il 30 agosto gli speleologi hanno iniziato a scavare e lo scorso 6 settembre il terzo ingresso era stato ufficialmente aperto.
Nella top ten delle grotte italiane
«Tutti i weekend una nostra squadra si cala nel sottoterra e porta avanti il lavoro, sostenuto dal comune di Fonteno, da Uniacque e dal Lions Val Calepio Valcavallina»
«Per tutti noi – aggiunge Greppi – è stato un altro momento di gioia indimenticabile, che si aggiunge alle emozioni già provate in questi 19 anni. Il terzo ingresso, oltre ad averci consentito di raggiungere i 42 chilometri di estensione, misura che ci mantiene nella top ten delle grotte italiane, rappresenta un elemento di sicurezza: adesso i limiti esplorativi si potranno raggiungere in un’ora o meno. Meno fatica, meno tempo, meno rischi quindi più esplorazione, anche perché “Universi Paralleli” ha potenzialmente ancora molto da dire. Tutti i weekend una nostra squadra si cala nel sottoterra e porta avanti il lavoro, sostenuto dal comune di Fonteno, da Uniacque e dal Lions Val Calepio Valcavallina. Grazie a loro le nostre ricerche vanno avanti e le sorprese, sono certo, non sono finite. Qualche altra generazione di speleologi, sono convinto, arriverà a mappare cento chilometri». Saranno altri «pischelli» a raccogliere il testimone, ma anche questo è il bello della speleologia.
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